Oltre 41 miliardi di contenitori di bevande tra bottiglie in plastica, vetro e lattine sfuggono al riciclo ogni anno nei 24 paesi dell’UE per finire sprecati in inceneritori e discariche. Dispersi nei centri abitati o in natura possono arrivare attraverso i corsi d’acqua sino ai mari. Il contributo dell’Italia è pari ad oltre 7 miliardi di unità.
Si tratta di dati e stime contenute in What We Waste, un rapporto pubblicato ieri dall’ente di ricerca senza scopo di lucro, Reloop Platform e supportato dalla coalizione Break Free From Plastic e Changing Markets Foundation.
Le stime contenute nel rapporto sono state elaborate su una base di dati provenienti da 93 Paesi, relativi ad un periodo di 20 anni che ha permesso di esaminare le tendenze nelle vendite, nella raccolta e nello spreco di contenitori per bevande, dove per spreco si intende quando i contenitori finiscono smaltiti in discariche, inceneritori o nell’ambiente. I Paesi inclusi comprendono l’81% della popolazione mondiale nell’arco di tempo che arriva sino al 2019. Insieme al rapporto i promotori dell’iniziativa mettono a disposizione dei decisori politici, attivisti e media un dashboard (in italiano “cruscotto”) consultabile online. Uno strumento che permette di ricavare informazioni altrimenti difficilmente accessibili e di effettuare simulazioni sullo stato
Sono tre i messaggi chiave di cui si fa portatore What we Waste, uno studio, unico nel suo genere :
• 31 miliardi di contenitori tra bottiglie e lattine dei 41 che vengono sprecati (che includono 22 miliardi di bottiglie di plastica) potrebbero invece essere intercettati e riciclati nell’UE se tutti i paesi adottassero sistemi di deposito. Consentendo così a tutti i paesi di raggiungere gli obiettivi della direttiva sulla plastica monouso SUP;
• La quota di mercato del vuoto a rendere è precipitata negli ultimi 20 anni, a livello globale , ma i paesi che hanno sistemi di deposito con quote elevate di vuoto a rendere hanno le migliori prestazioni al mondo in termini di contenitori sprecati;
• I responsabili politici dell’UE hanno un’opportunità unica per ridurre drasticamente l’impatto ambientale dei contenitori per bevande che dovrebbero sfruttare senza indugi.
I dati che emergono indicano chiaramente ai decisori politici e aziendali la strada da percorrere e li invitano a prendere in seria considerazione gli impatti positivi dei Sistemi di Deposito Cauzionali finalizzati al riciclo e al riuso (vuoto a rendere con bottiglie ricaricabili). Questi sistemi, infatti, permettono di ridurre drasticamente lo spreco di risorse che impatta negativamente sulla crisi climatica e l’inquinamento da plastica. La riduzione degli sprechi riduce anche le emissioni, e anche quelle indirette di scopo 3 che le aziende tendono a non considerare quando si tratta di ridurre la propria quota di emissioni climalteranti. Un fattore chiave con cui fare i conti per tutti i governi che devono impegnarsi anche a rispettare gli impegni sul clima dell’accordo di Parigi. Riempire una bottiglia di vetro una seconda volta riduce l’impatto sul clima del 40% e produrre lattine con alluminio riciclato invece che con materiale vergine significa usare il 95% di energia in meno.
Le politiche di riduzione dei rifiuti e di gestione efficace delle risorse possono e debbono essere implementate immediatamente, e a livello globale, se si vuole trarne in cambio benefici ambientali ed economici già sul breve e medio termine.
L’Italia come meta turistica con i suoi settemila chilometri di coste ha bisogno di affrontare urgentemente il problema della dispersione dei rifiuti plastici nei mari. Secondo l’ultimo rapporto dell’Iucn (International Union for Conservation of Nature, ndr) “The Mediterranean: Mare plasticum” i tre paesi maggiormente responsabili dello sversamento di rifiuti plastici nel mare sono l’Egitto l’Italia e la Turchia. Lo studio dell’IUCN ha stimato che ogni anno nel Mar Mediterraneo vengono scaricate circa 229.000 tonnellate di rifiuti di plastica, (equivalente ad oltre 500 container al giorno) e che senza interventi di grande portata questa situazione continuerà a peggiorare sino a raggiungere le 500.000 tonnellate entro il 2040.
Tassi di intercettazione dei sistemi di deposito
L’incentivo economico abbinato alla restituzione del contenitore da parte del consumatore – che recupera così l’importo della cauzione inclusa nel costo della bevanda – permette di intercettare oltre il 90% dei contenitori immessi al consumo. Se tutti i paesi dell’UE adottassero un sistema di deposito come quelli già operativi in otto Stati membri – tra cui Germania, Finlandia e Lituania – questa mossa ridurrebbe del 75% gli sprechi totali per questo flusso di rifiuto.
Per i 315 milioni di persone che vivono in paesi europei senza sistemi di deposito, lo spreco pro capite di contenitori per bevande è di 126 all’anno, ma per chi ha accesso a un sistema di deposito è di solo 16 unità.
Considerando i 24 paesi europei esaminati sono 39,5 miliardi i contenitori che vengono sprecati nei paesi che non hanno un Deposit Return System (abbreviato DRS) e solamente 2 miliardi in quelli che invece hanno un tale sistema in vigore. Lo spreco relativo all’Italia si attesta su oltre 7 miliardi di contenitori e ne abbiamo parlato in questo articolo.
Gli Stati membri hanno tempo fino al 2029 per arrivare a raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica immesse sul mercato in recepimento della direttiva europea sulle plastiche monouso SUP. I dati mostrano che se tutti i 24 paesi dell’UE considerati nel rapporto (1) adottassero un Sistema di Deposito Cauzionale, si eviterebbe lo spreco di 22 miliardi di bottiglie in PET, riducendo significativamente la quantità di plastica dispersa nell’ambiente oppure smaltita in discariche e inceneritori. La creazione di flussi di materiale pulito e di qualità che i solamente i Sistemi di Deposito permettono, consentirà agli Stati membri di raggiungere più facilmente anche l’ulteriore obiettivo della direttiva SUP : produrre entro il 2030 bottiglie di plastica con almeno il 30% di contenuto riciclato.