FAQ

TUTTO QUELLO CHE VORRESTE SAPERE IN BREVE SUI SISTEMI DI DEPOSITO CAUZIONALI

I Sistemi di Deposito Cauzionale (deposit return system – DRS) sono utilizzati in tutto il mondo per incentivare i cittadini alla raccolta ed al riciclo degli imballaggi per bevande monouso, quali bottiglie in plastica, vetro e lattine.

Nei sistemi di deposito il consumatore è incentivato a partecipare al processo di raccolta selettiva dei contenitori per bevande attraverso il pagamento di una cauzione che viene aggiunta al prezzo di vendita della bevanda. La cauzione, che in Europa si aggira solitamente tra i 0,10 – 0,25€viene restituita nella sua totalità al consumatore nel momento in cui riporta l’imballaggio in un punto di raccolta, in genere presso un rivenditore.  In sostanza, il consumatore compra il contenuto e prende in prestito l’imballaggio.

In Italia si riscontra la tendenza a confondere il Sistema Cauzionale DRS finalizzato al riciclo dei contenitori monouso, con il sistema di vuoto a rendere finalizzato al riuso di contenitori che in genere sono bottiglie. Anche se possono entrambi coesistere in un Sistema Cauzionale, senza che per il cittadino nulla cambi rispetto ai punti di raccolta e l’aggiunta del deposito al prezzo della bevande, la differenza è sostanziale. La spiegazione la trovi alla Faq nr. 10 appositamente dedicata al quesito.

Al fine di aumentare la raccolta selettiva degli imballaggi, ridurne la dispersione nell’ambiente (c.d. littering) e favorire un processo di riciclo di alta qualità, è consigliabile introdurre un Sistema di Deposito che sia il più inclusivo possibile e che prenda in esame la tipologia di imballaggio (plastica, metalli e vetro) da assoggettare al sistema, anziché il contenuto (ovvero la tipologia di bevande).Le tipologie di bevande solitamente parte del sistema sono: acque minerali, bibite analcoliche, succhi, birre, sidri, energy drinks e bevande alcoliche. I sistemi DRS attivi in Finlandia e Lituania sono considerati degli esempi lodevoli ed efficaci in quanto tutte le tipologie di bevande, che siano confezionate in PET, lattine o vetro, sono tutte coperte dal deposito. Al fine di favorire al meglio la comprensione del sistema da parte dei consumatori, rispetto a quali imballaggi sono inclusi o meno , è consigliabile limitare sensibilmente le eccezioni allo schema. In molti paesi, ad esempio, il latte e le bevande affini sono escluse dal DRS.

Il valore del deposito rappresenta un elemento fondamentale per il successo del sistema DRS. Un importo ben calibrato incentiva la partecipazione dei consumatori e garantisce tassi di raccolta elevati. In Germania il valore del deposito di 0,25€ permette infatti di raggiungere un’intercettazione vicina al 98% dei contenitori per bevande immessi sul mercato. Al contrario, un valore del deposito troppo basso fa venire meno l’interesse da parte del consumatore nel riportare l’imballaggio vuoto per riscattare il deposito.

 

Nel Connecticut, infatti, un deposito di 0,05$, si traduce in un tasso di raccolta dei contenitori del 50% contro il 91% della media europea dei paesi che hanno un sistema paesi in vigore. È consigliabile un valore del deposito fisso per tutte le tipologie di imballaggi coperte dal sistema. Inoltre, il deposito non deve essere soggetto all’IVA

È fondamentale sottolineare che il deposito non è una tassa in quanto questo viene riconosciuto nella sua totalità al consumatore al momento del conferimento dell’imballaggio vuoto.

I sistemi DRS sono attivi in 50 giuridisdizioni nel mondo, inclusi diversi stati europei, USA, Canada, Australia, Oceania ed in Medio Oriente. Nel 2020 all’incirca 291 milioni di cittadini avevano accesso ad un sistema DRS ed è previsto che entro la fine del 2023 altri 207 milioni dovrebbero aggiungersi (fonte: Global Deposit Book 2022, Reloop platform). 

In Europa vi sono attualmente 16 sistemi di deposito attivi: Svezia ( dal 1984), Islanda (1989), Finlandia (1996) Norvegia (1999), Danimarca (2002), Germania (2003), Paesi Bassi (2005), Estonia (2005) Croazia (2006), Lituania (2016), Slovacchia e Lettonia (2022), Malta (Aprile 2022), Romania (2023), Irlanda (2024).

In altri 12 paesi è stata già presa una decisione politica riguardo l’introduzione di un sistema DRS. La Turchia ha annunciato una partenza graduale del sistema a partire dal 2024. Il DRS della Polonia prenderà avvio il 1° gennaio 2025, mentre quelli di Austria, Scozia, Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord dovrebbero prendere inizio entro la fine dello stesso anno. Anche Cipro e Repubblica Ceca hanno indicato il 2025 come data di partenza, ma non è stata ancora pubblicata la legge. Il Portogallo avvierà il sistema nel 2026, mentre per quanto riguarda la Serbia il sistema dovrebbe essere avviato nel 2027. Per Lussemburgo e Bielorussia la data è ancora da destinarsi.

Le bottiglie di plastica per bevande rientrano nella classifica dei dieci oggetti maggiormente dispersi nell’ambiente e più presenti sulle spiagge e nelle aree marine europee. Al fine di ridurre l’inquinamento da plastiche, nel 2019 l’Unione europea ha adottato la direttiva sulle plastiche monouso (direttiva 904/2019) SUP, che impone, tra le altre misure, un obiettivo di raccolta selettiva delle bottiglie in plastica del 90% entro il 2029, con un target intermedio del 77% entro il 2025 ed una percentuale di materiale riciclato nella fabbricazione di nuove bottiglie del 30% entro il 2030, con un target intermedio del 25% entro il 2025. 

Tali obiettivi ambiziosi di raccolta e di contenuto riciclato sono raggiungibili esclusivamente attraverso l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale ed è per questo motivo che la quasi totalità dei paesi membri dell’Unione europea ne sta considerando l’introduzione. 

Il 30 novembre 2022 la Commissione Europea ha presentato la sua proposta di “Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio” (Packaging and Packaging Waste Regulation, PPWR).

La previsione di un sistema cauzionale è contenuta nell’articolo 44 della proposta, che ne stabilisce l’introduzione obbligatoria entro il 2029 per bottiglie in plastica e contenitori in metallo per liquidi alimentari fino a 3 litri (con l’esclusione di contenitori per latte e derivati, vino ed alcolici).

Il 4 marzo 2024, il Parlamento europeo e il Consiglio dei Ministri hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla proposta di regolamento. L’accordo è stato approvato dal Coreper il 15 marzo e dalla Commissione Ambiente del Parlamento europeo (ENVI) il 19 marzo, con 63 voti a favore, 9 contrari e 3 astensioni. L’accordo provvisorio è stato poi adottato dal Parlamento europeo, nell’ultima seduta plenaria prima delle elezioni, il 24 aprile 2024.

La versione finale dell’accordo dovrebbe essere sottoposta al voto del nuovo Parlamento dell’UE tra settembre e ottobre 2024.

Il Regolamento imballaggi e rifiuti da imballaggio dovrebbe dunque entrare in vigore nel Dicembre 2024.

I sistemi DRS apportano svariati vantaggi di natura ambientale, economica e sociale:

  • Raggiungono tassi di raccolta selettiva degli imballaggi per bevande superiori al 90%, contro una media del 47% tipica dei paesi senza un sistema cauzionale. Tali tassi di raccolta possono essere raggiunti in brevissimo tempo come dimostrano il caso della Lituania che in due anni è passata dal 32% al 92% e della Slovacchia che in due anni ha raggiunto lo stesso risultato di intercettazione del 92%.

  • Permettono il raggiungimento degli obiettivi di raccolta e di contenuto riciclato minimi per gli imballaggi per bevande in plastica previsti dalla direttiva SUP.  (Vedasi Faq nr. 5) Favoriscono inoltre il raggiungimento di ulteriori obiettivi legati al riciclo degli imballaggi (plastica, alluminio e vetro) ed alla riduzione del conferimento degli imballaggi in discarica.

  • Stimolano il consumatore a partecipare al processo di raccolta attraverso un incentivo monetario, trasformando il rifiuto in risorsa e rappresentano una chiara applicazione del principio “chi inquina paga”.

  • Riducono sensibilmente l’inquinamento e la dispersione degli imballaggi per bevande nell’ambiente ed in mare. 

  • Riducono i costi per le autorità locali, responsabili di dover rimuovere gli imballaggi dispersi nell’ambiente creando vantaggi per le comunità, l’industria del turismo e dello sport, nonché riducendo i rischi per la sicurezza ed il benessere degli animali.

  • Favoriscono il design sostenibile degli imballaggi per bevande, incentivando l’utilizzo di materiali più facilmente riciclabili e riusabili.

  • Supportano la creazione di sistemi di vuoto a rendere volti al riutilizzo degli imballaggi, offrendo un’infrastruttura di raccolta e altre condizioni propedeutiche ad una maggiore immissione al consumo di contenitori ricaricabili e riutilizzabili .

  • Forniscono l’approvvigionamento di materie prime seconde di alta qualità per l’industria del riciclo, anche grazie ad una stabilizzazione dei flussi disponibili per gli operatori del riciclo e dei prezzi.

  • Riducono il consumo di materie prime con conseguente riduzione delle emissioni climalteranti.

 

Con i suoi quasi ottomila chilometri di coste l’Italia è uno dei maggiori responsabili di sversamento di rifiuti plastici nel Mediterraneo. Un sistema di deposito cauzionale sugli imballaggi per bevande permetterebbe al paese di ridurre sensibilmente l’inquinamento ambientale, di raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei in materia di raccolta e riciclo prima citati, e di favorire il perseguimento di obiettivi di riuso per una reale transizione verso un’economia più circolare.

Il sistema di raccolta deve essere il più semplice e conveniente possibile per il consumatore, e idealmente deve rendere il conferimento dell’imballaggio vuoto facile quanto l’acquisto della bevanda stessa. A tal fine, il modello di raccolta che nei decenni ha dimostrato di raggiungere i risultati migliori con il plauso dei consumatori è il cosiddetto “return to retail”, ovvero un sistema dove gli imballaggi vengono restituiti agli stessi rivenditori.

Questo modello di raccolta si è dimostrato anche meno impattante a livello di emissioni di CO2 rispetto al modello di restituzione presso un centro di raccolta preposto in quanto i cittadini possono riportare i contenitori vuoto quando vanno a fare la spesa nei punti vendita che frequentano abitualmente.

Nei modelli con ritorno al rivenditore (return-to-retail) tutti i dettaglianti che vendono imballaggi per bevande sono obbligati a partecipare al sistema di deposito, a raccogliere tali imballaggi con una modalità manuale o automatizzata e a rimborsare il deposito al consumatore.

Spesso anche i piccoli rivenditori, che non sno obbligati per legge a partecipare al DRS, aderiscono volontariamente al sistema per i vantaggi che ne conseguono in termini di fidelizzazione della clientela e nella compensazione economica che ricevono dall’amministratore del sistema per ogni imballaggio che gestiscono.

No, l’introduzione di un sistema DRS non prevede lo stanziamento di fondi pubbliciIl sistema è operato dai produttori di bevande nell’ambito della loro responsabilità estesa del produttore e non prevede interventi di natura economica da parte dello Stato e degli Enti Locali.
 
Gli investimenti per implementare il sistema e le sue infrastrutture vengono effettuati dall’ente no profit che viene incaricato dal governo a gestire il DRS. Le infrastrutture di raccolta automatizzata o manuale vengono solitamente finanziate dai rivenditori di bevande presso i propri punti vendita quando il modello di raccolta scelto è del tipo “return to retail” ovvero con raccolta dei vuoti presso il rivenditore.
 
I sistemi DRS offrono benefici immediati alle autorità pubbliche e risparmi per quanto riguarda le operazioni di pulizia stradale (riduzione immediata del littering), e dell’ottimizzazione delle operazioni di svuotamento dei bidoni e cestini comunali.
 
Una stima sui costi e benefici derivanti dall’introduzione di un Sistema di Deposito cauzionale in Italia è stata presentata come unico studio ad accesso pubblico disponibile in Italia nel giugno del 2023.
 
Per vedere come funziona nel suo complesso un recente DRS di successo consigliamo la visione del nostro documentario Chiudere il cerchio: alla scoperta del sistema di deposito slovacco“.
 

I Sistemi di Deposito sono finanziati per intero dall’industria delle bevande in assolvimento della loro responsabilità estesa del produttore (EPR) e non necessitano di alcun finanziamento pubblico.

Questi programmi vengono finanziati attraverso tre fonti:

  • il contributo EPR pagato dai produttori di bevande;
  • i proventi dalla vendita dei materiali raccolti sul mercato;
  • depositi non riscattati dai consumatori. 

Nei sistemi centralizzati, l’operatore del sistema è responsabile della gestione del programma di deposito ed è formato da rappresentanti dell’industria delle bevande e della distribuzione organizzata. 

Una stima sui costi e benefici imputabili all’introduzione di un Sistema di Deposito cauzionale in Italia è stata presentata come unico studio ad accesso pubblico disponibile in Italia nel giugno del 2023.

 

Il Sistema di Deposito interessa gli imballaggi per bevande monouso (in PET, vetro e metalli) mentre il sistema di vuoto a rendere interessa principalmente i contenitori in vetro ricaricabili e riutilizzabili (fino a 50 volte) ed in alcuni casi anche le bottiglie in plastica durevole (solitamente in PET), specificamente progettate per sostenere più cicli di utilizzo (fino a 20 / 25 rotazioni). I due sistemi coesistono in diversi paesi europei (Estonia, Germania, Lituania, Lettonia, Paesi Bassi, Svezia, etc.) ed utilizzano la stessa infrastruttura di raccolta automatizzata, ovvero i dispositivi di raccolta dedicati (Reverse Vending Machine – RVM)

I sistemi DRS sono obbligatori per legge, mentre i sistemi di vuoto a rendere sono implementati su base volontaria dall’industria delle bevande. Tuttavia, gli obiettivi di riuso previsti dal nuovo Regolamento europeo imballaggi e rifiuti da imballaggio, se e quando approvato in via definitiva, obbligheranno i produttori di bevande a immettere sul mercato una maggiore offerta di bevande in contenitori ricaricabili. Questo sia nei paesi dove i sistemi di vuoto a rendere sono già esistenti, ma anche in paesi come l’Italia dove al momento il vuoto a rendere è presente solo nel circuito Horeca.

No, almeno secondo i requisiti essenziali di un Sistema di Deposito Cauzionale (DRS) che abbiamo posto alla base della nostra campagna “A Buon Rendere – molto più di un vuoto”, e delle richieste ad essa connesse. 

Tra i requisiti di un sistema DRS performante, ed allineato con i criteri operativi già adottati negli altri Paesi UE, che si sono dimostrati vincenti sotto il profilo operativo e di conseguimento dei risultati, ci sono:

1.La portata nazionale del Sistema di Deposito Cauzionale e la sua obbligatorietà per i produttori di bevande; 
2.La copertura più ampia possibile dei materiali e tipologie di imballaggi per bevande (in plastica, metallo e vetro) soggetti al sistema; 
3.La presenza di obiettivi vincolanti di intercettazione e riciclo; 
4.La presenza di un soggetto nazionale, di natura no-profit che amministra il sistema e che risponde come responsabile legale sul conseguimento degli obiettivi di intercettazione, e in caso di applicazione di eventuali penali. 

Tali elementi non sono presenti nello schema operativo che fa capo alle attuali raccolte incentivanti, con particolare riferimento alla natura esclusivamente mono-materiale dello schema stesso, ma anche al fatto che il soggetto gestore non è tenuto a rispettare obiettivi di intercettazione ambiziosi come quelli della Direttiva SUP al 2029.  

No, in quanto manca l’elemento fondamentale del deposito che viene restituito all’atto della riconsegna del contenitore che garantisce che oltre il 90% dell’immesso al consumo come contenitori di bevande venga intercettato per un sicuro riciclo. In questa formula con adesione volontaria da parte nel produttore e rivenditore di bevanda il deposito viene infatti sostituito da altri meccanismi incentivanti quali buoni spesa, sconti ed altri possibili benefit che non garantiscono risultati neppur lontanamente equiparabili a quelli di un DRS obbligatorio a livello nazionale.

Il sistema basato sugli eco-compattatori può dunque essere più propriamente definito come un “sistema di raccolta selettiva incentivante”. Per quanto tali strumenti incentivanti possano sviluppare comportamenti conseguenti nelle fasce più sensibili della popolazione, costituiscono anche un elemento di precarietà del sistema, che – proprio per l’assenza di un soggetto responsabile a livello nazionale – dipende fortemente dalla persistenza di condizioni abilitanti che consentono di mantenere la contabilità del sistema in equilibrio. Tali condizioni in genere transitorie e dunque di natura precaria, possono essere:

A. Contributi pubblici ( in Italia queste iniziative dipendono spesso da finanziamenti pubblici ); 
Sponsorizzazioni (pubblicità apposta sugli eco-compattatori); 
B. Politiche aziendali in ambito CSR (Corporate Social Responsibility)  intraprese dai grandi marchi di produzione di beni di largo consumo che supportano queste iniziative per migliorare la percezione del marchio nei consumatori; 
C. Accordi con la GDO per il posizionamento degli eco-compattatori  e loro gestione. La mancanza di un “handling fee” o “commissione di gestione” per ogni imballaggio raccolto, che compensa la grande distribuzione o i rivenditori indipendenti del lavoro svolto e delle spese sostenute come avviene nei sistemi DRS non favorisce accordi duraturi. Tale commissione di gestione spinge anche i piccoli rivenditori che ne sarebbero esentati a partecipare volontariamente al DRS.

Infine va rilevato che nei paesi con un sistema di deposito DRS sono i rivenditori di bevande e i supermercati che acquistano le macchine RVM per la raccolta automatizzata (di cui recuperano l’investimento grazie alle commissioni di gestione). In Italia sta accadendo che una quota consistente delle macchine che sono sono state installate recentemente, o lo saranno nei prossimi anni, vengano invece acquistate con soldi pubblici stanziati dal ministero all’ambiente (MASE) o acquistate con i fondi del PNRR.

Oltre l’80% degli Italiani è favorevole all’introduzione di un Sistema di Deposito Cauzionale per contenitori di bevande.

È quanto è emerso da due sondaggi commissionati dalla campagna ad AstraRicherche nel febbraio 2022 e nel novembre 2023. Quest’ultimo sondaggio indica inoltre il supporto per un DRS da parte tutte le aree di auto-collocazione politica degli intervistati.  

FAQ: RISPOSTE ALLE OBIEZIONI PIÙ RICORRENTI SUL DEPOSITO CAUZIONALE

Senza volere negare di avere delle buone performance di riciclo se consideriamo il panorama europeo, analizzando più da vicino le performance di raccolta e riciclo dell’Italia, noteremo che:

Il Riciclo Effettivo: Secondo i dati forniti da CONAI, nel 2022, solo il 48,6% dei rifiuti di imballaggi in plastica è stato effettivamente riciclato in Italia, ovvero 1.122 Kton, su un totale di 2.308 Kton di immesso al consumo. Ciò significa che circa 1.200 tonnellate di rifiuti di imballaggi in plastica non sono stati riciclati, finendo in inceneritori, discariche o dispersi nell’ambiente

L’Impatto Economico: A causa della Plastic Tax europea, l’Italia deve versare quasi un miliardo di euro per gli imballaggi in plastica non riciclati come terzo Paese contribuente in Europa dopo Francia e Germania. Questa tassazione è basata sulla quantità di imballaggi non riciclati, il che rende importante migliorare il nostro riciclo effettivo.

Trasparenza nei Dati: I dati sul “riciclo effettivo” tuttavia non sono accompagnati da informazioni chiare e pubblicamente accessibili sulla metodologia di calcolo adottata per stimare il quantitativo di imballaggi raccolti idonei al riciclo: ovvero al netto degli imballaggi scartati durante le operazioni di selezione che non vanno a riciclo ma a smaltimento. Parimenti, non sono disponibili le informazioni relative alla metodologia di calcolo adottata per stimare il quantitativo di rifiuti effettivamente riciclati attribuibile alle imprese che inviano autonomamente i propri rifiuti da imballaggio a riciclo al di fuori del servizio pubblico di raccolta differenziata. Inoltre, le verifiche sul campo effettuate dall’ente di certificazione garante della correttezza dei dati, sono limitate a pochissimi impianti. Sino a che punto  3 impianti possono essere considerati  rappresentativi della realtà impiantistica nazionale non viene spiegato. Un presupposto che rende difficile valutare la correttezza e l’affidabilità dei dati riportati .

Prestazioni del Sistema COREPLA: COREPLA gestisce una parte significativa dei rifiuti di imballaggio in plastica in Italia. Secondo i dati forniti dal consorzio, la percentuale di rifiuti di imballaggio in plastica AVVIATI a RICICLO direttamente da COREPLA nel 2022, rispetto all’immesso al consumo di propria competenza, ammonta a circa il 38,9%. A questi si aggiungono 325.000 ton di rifiuti di imballaggio in plastica AVVIATE a RICICLO direttamente dalle imprese (~17,4% dell’immesso al consumo di competenza COREPLA).

Insomma, che si tratti del  48,6 % di riciclo effettivo dichiarato da CONAI sul totale degli imballaggi in plastica immessi sul mercato nazionale o delle percentuali di AVVIO A RICICLO dei rifiuti di imballaggio di competenza COREPLA, oltre a non rappresentare esattamente un primato da campioni, non è chiaro come sia stato determinato il dato che più interessa: quanti rifiuti sono stati effettivamente utilizzati in sostituzione delle materie prime vergini per la produzione di nuovi articoli in plastica.

Per approfondimenti vai all’articolo Analisi delle obiezioni più ricorrenti in Italia rispetto all’adozione di un DRS

La Percentuale di Raccolta Attuale: Nel rapporto commissionato dalla Campagna “A buon rendere” alla società Eunomia, la percentuale di contenitori in PET per bevande intercettati nel 2021 rispetto all’immesso al consumo è stata stimata, sulla base di dati CONAI, al 73,4%. Secondo le stime ufficiali di CONAI rilasciate nel 2023, la percentuale di intercettazione raggiunta nel 2021 (al lordo delle perdite negli impianti di selezione e di riciclo) è pari al 68,9%, circa 2 punti percentuali in più rispetto al dato stimato relativo al 2022 (67%)

Controversie sulla Metodologia di Calcolo delle bottiglie in PET raccolte : Esiste tuttavia un dibattito su come calcolare esattamente questa percentuale in coerenza con la metodologia ufficiale introdotta dalla Commissione europea. La scelta italiana di includere  anche le bottiglie scartate che finiscono nel flusso del  “plasmix” ( con destinazione incenerimento) durante il processo di selezione è particolarmente controversa e porterebbe a “gonfiare” il dato da comunicare all’Europa di circa 12 punti percentuali. (quando al lordo degli scarti)

Differenza tra DRS e Raccolta Tradizionale: Ci sono forti discrepanze tra i tassi di raccolta dei contenitori in PET tra il sistema DRS e la raccolta tradizionale. Per l’avvio al riciclo il DRS dimostra di ottenere risultati in media superiori di 40 punti percentuali rispetto al sistema tradizionale, quota che risulta essere ancora più alta considerando il riciclo effettivo.

Obblighi di Riciclaggio: Le direttive europee richiedono un certo contenuto di materiale riciclato nelle nuove bottiglie ( 25% al 2025 per le bottiglie in PET e 30% al 2029 per tutte le bottiglie in plastica). Tuttavia, l’attuale sistema di raccolta differenziata tradizionale non è sufficiente per raggiungere questi obiettivi, non solo e non tanto per i bassi tassi di intercettazione, ma anche perché il PET intercettato con le raccolte “tradizionali” non può essere utilizzato per la produzione di nuove bottiglie a contatto con alimenti.

Soluzioni Alternative: Le principali associazioni europee dei produttori di bevande e acque minerali (cfr. UNESDA e Natural Mineral Waters Europe) propongono, insieme alle organizzazioni che supportano la campagna “A Buon rendere”, un sistema di deposito cauzionale per i contenitori monouso per bevande, abbinato ad un meccanismo che dia priorità di accesso per i produttori di bevande agli imballaggi raccolti selettivamente per realizzare imballaggi identici. Che nel caso delle bottiglie in PET post consumo  sono i soggetti interessati dagli obblighi di legge imposti dalla Direttiva SUP sul contenuto minimo di materiale riciclato che devono avere le nuove bottiglie, prima menzionati.  Questa soluzione potrebbe essere estremamente più efficace nel garantire il riciclo effettivo e di alta qualità (bottle to bottle) delle bottiglie in PET.

Per approfondimenti vai all’articolo Analisi delle obiezioni più ricorrenti in Italia rispetto all’adozione di un DRS

Vediamo i fatti:

Dati Incompleti: Attualmente, i numeri riguardanti la raccolta dei contenitori in PET per bevande non considerano le perdite significative che avvengono nei processi di selezione e riciclo (vedi FAQ 1 e 2).

Aumento del Riciclo: Secondo lo studio commissionato dalla Campagna “A buon rendere” ad Eunomia, l’introduzione di un DRS in Italia porterebbe a un aumento significativo nella raccolta e nel riciclo dei contenitori in PET per bevande: si passerebbe da una percentuale di avvio al riciclo del 61,5% (misurata a valle degli impianti di selezione) al 94,4%. Questo significherebbe anche un risparmio annuale di emissioni di gas serra di oltre 600.000 tonnellate di CO2eq.

Problema del Littering: Ignorare il diffuso problema del littering, ovvero l’abbandono di contenitori monouso per bevande nell’ambiente, è un grave errore. Questo fenomeno ha impatti negativi sull’ambiente, sull’economia, a partire dal turismo, e sulla qualità della vita delle comunità. Un sistema DRS ridurrebbe drasticamente la quantità di rifiuti dispersi nell’ambiente dell’85% , con benefici economici stimati intorno ai 4 miliardi di euro.

Benefici del Riciclo in “Closed-Loop”: Un sistema DRS potrebbe aumentare significativamente la quantità di plastica riciclata e, in particolare, renderebbe possibile un forte aumento del riciclo in “closed-loop”, ovvero l’utilizzo del materiale (rPET) riciclato, per la produzione di nuove bottiglie, riducendo l’uso di materie prime e di energia.

Per approfondimenti vai all’articolo Analisi delle obiezioni più ricorrenti in Italia rispetto all’adozione di un DRS

Analisi preventiva dei costi: Secondo il CONAI, che ha diffuso solamente qualche dato e presentazione di un loro studio commissionato a Bocconi un DRS in Italia richiederebbe risorse ingenti a più livelli. Diverse voci di costo presentate in una diapositiva risultano maggiori rispetto a quanto stimato dallo studio della nostra campagna prodotto da Eunomia. A cominciare dal costo ipotizzato della infrastruttura informatica al costo attribuito all’approvvigionamento delle Reverse Vending Machine RVM.  Secondo il CONAI  l’implementazione di un DRS richiederebbe un investimento iniziale di circa 2,3 miliardi di euro per dotare il Paese di circa 100.000 Reverse Vending Machine (RVM). Tuttavia, le analisi condotte dal nostro studio suggeriscono che il numero di RVM necessarie sarebbe significativamente inferiore, intorno alle 26.000 unità.

Nei DRS UE queste macchine le acquista solitamente la Distribuzione organizzata che viene ricompensata da una commissione di gestione importante per ogni imballaggio raccolto.

Per quanto concerne i costi di esercizio di un DRS vengono coperti da tre fonti di entrate che sono il contributo EPR pagato dai produttori di bevande per ogni unità di imballaggio immesso al consumo, dai  ricavi dalla vendita dei materiali raccolti ai riciclatori e dai depositi non riscossi. Queste ultime due voci coprono larga parte dei costi di esercizio. I contributi pagati dai produttori a seconda della situazione contabile dell’ente che amministra il DRS possono venire sospesi per alcuni periodi ( recente caso del DRS Danese) o addirittura non essere pagati nel caso delle lattine in alluminio che hanno un alto valore post consumo. 

Riduzione della “Plastic Tax”: L’introduzione del DRS porterebbe a una riduzione dell’importo della “Plastic Tax” versata annualmente all’Unione Europea per i rifiuti di imballaggio in plastica non riciclati, di circa 100/110 milioni di euro, imputabile all’aumento del tasso di riciclo effettivo delle bottiglie in PET per bevande qualora un DRS in Italia arrivasse ad intercettarne il  94% come stimato dallo studio.

Commissioni di Gestione: I rivenditori che ospitano i punti di raccolta del DRS come anticipato verrebbero ricompensati tramite commissioni di gestione stimate per l’Italia tra 2,99 e 4,23 centesimi per contenitore. Ipotizzando una tasso di raccolta del 90%, Il totale delle commissioni di gestione che verrebbero versate ai rivenditori si aggirerebbe attorno ai 419 milioni di euro annui.

Per approfondimenti vai all’articolo Analisi delle obiezioni più ricorrenti in Italia rispetto all’adozione di un DRS

Lo studio “The Impact of Deposit Return Systems on Beverage Sales”pubblicato da CRI e Reloop a luglio 2023 non ha trovato prove definitive sull’impatto negativo sulle vendite causato dall’introduzione di un sistema di deposito cauzionale per i contenitori di bevande. Utilizzando dati provenienti da diversi mercati DRS in tutto il mondo, lo studio confronta le vendite prima e dopo l’introduzione o l’espansione dei sistemi DRS, e a seguito di un aumento dell’importo della cauzione.

Per approfondimenti vai all’articolo Analisi delle obiezioni più ricorrenti in Italia rispetto all’adozione di un DRS

Calcolo complesso: Determinare l’impatto economico sui comuni derivante dall’introduzione di un sistema DRS è un esercizio complesso, considerati i molteplici  fattori che influenzano i costi del servizio di gestione dei rifiuti a livello locale da coprire  con la TARI (o la tariffa corrispettiva) da parte di cittadini, associazioni e imprese.

Visione incompleta: Chi critica il sistema di deposito cauzionale, paventando un aumento dei costi a carico dei comuni, si focalizza solo su un aspetto: la perdita economica derivante dalla riduzione dei corrispettivi erogati dai sistemi collettivi per il conferimento in convenzione dei rifiuti raccolti. Una visione che, oltre a trascurare il meccanismo di ripartizione dei corrispettivi tra Comuni e Gestori del servizio introdotto dalla regolazione ARERA, trascura gli effetti sulla riduzione dei costi legati alla riduzione dei rifiuti conferiti al servizio pubblico di raccolta e alla riduzione del littering.

1.I corrispettivi economici riconosciuti dai sistemi collettivi coprono generalmente solo una parte dei costi di gestione dei relativi rifiuti;
2.I comuni trattengono solo una parte dei corrispettivi economici erogati dai sistemi collettivi. Una parte consistente di tali proventi, viene trattenuta dal gestore del servizio secondo il meccanismo di “sharing” introdotto dalla regolazione ARERA.  
3.La riduzione dei rifiuti conferiti al servizio pubblico di raccolta per effetto del DRS consentirebbe di ridurre i costi di gestione (raccolta, trasporto e trattamento) sia della raccolta differenziata che della raccolta indifferenziata. Si ridurrebbero in particolare i costi di trattamento legati alle operazioni di selezione, cernita e prepulizia delle raccolte differenziate e i costi di smaltimento/incenerimento delle raccolte indifferenziate.
4.La riduzione dei rifiuti gettati nei cestini stradali e del littering, che sempre accompagna l’introduzione di un DRS, consentirebbe di ridurre i costi di pulizia delle strade e i costi di svuotamento dei cestini, oltre ai costi di smaltimento dei relativi rifiuti.

Altri aspetti da considerare:

Risparmi e riduzioni di costi: Lo studio di Eunomia mostra che i comuni potrebbero risparmiare fino a 30 milioni di euro solo sui costi di smaltimento/incenerimento dei contenitori per bevande attualmente conferiti nella raccolta indifferenziata che verrebbero intercettati attraverso il sistema di deposito cauzionale, senza considerare la riduzione dei costi di pretrattamento dell’indifferenziato negli impianti di trattamento meccanico-biologico (i cd. TMB). Inoltre, si ipotizza una riduzione dei costi operativi della raccolta differenziata, con risparmi stimati a 17,5 milioni di euro per la plastica, 0,7 milioni di euro per i metalli e 23,9 milioni di euro per il vetro, senza considerare la riduzione dei costi di selezione/cernita/prepulizia delle raccolte differenziate. L’introduzione di un sistema del genere consentirebbe, infine, anche ridurre i costi legati alla raccolta e allo smaltimento del littering, risparmiando ai comuni centinaia di milioni di euro all’anno.

In ogni caso, Eunomia raccomanda una revisione dei criteri per determinare i costi efficienti della gestione dei rifiuti prima dell’introduzione del DRS, in modo da evitare squilibri nei costi e garantire una copertura adeguata dei costi da parte dei sistemi EPR secondo le normative europee sulla responsabilità estesa del produttore.

Per approfondimenti vai all’articolo Analisi delle obiezioni più ricorrenti in Italia rispetto all’adozione di un DRS

C’è spesso confusione tra l’obbligo di introdurre un sistema di deposito cauzionale per imballaggi monouso per bevande destinati al riciclo e quelli sul riutilizzo presenti all’interno della proposta di regolamento europeo sugli imballaggi (PPWR). Anche se sosteniamo la necessità di promuovere il riutilizzo secondo la proposta della Commissione, si sottolinea che l’introduzione obbligatoria del sistema di deposito cauzionale e la Campagna “A buon rendere” riguardano esclusivamente i contenitori monouso destinati al riciclo, non al riutilizzo.

Per approfondimenti vai all’articolo Analisi delle obiezioni più ricorrenti in Italia rispetto all’adozione di un DRS

LE FAQ DI ABR RADAR

ABR Radar è uno strumento di partecipazione attiva e di citizen science pensato per accendere i riflettori sul problema della dispersione nell’ambiente dei rifiuti da contenitori di bevande e raccogliere dati per supportare e promuovere soluzioni politiche.  

E’ costituito da un’applicazione web che può essere usata sia da PC che da smartphone che funziona come una banca dati per consentire ai singoli individui, movimenti di cittadini o associazioni di raccogliere facilmente i dati relativi ai contenitori di bevande che incontrano dispersi nell’ambiente o conferiti nei cestini stradali. In entrambi i casi la destinazione è lo smaltimento. 

ABR Radar permette agli utenti di identificare e caricare i dati riferiti ai contenitori come la tipologia (bottiglia, lattina o cartone), il materiale e la marca del produttore, sia quando vengono raccolti che quando ciò non risulta possibile. 

ABR Radar è a disposizione di tutti coloro che vogliono contribuire a risolvere il problema dei rifiuti abbandonati: dai singoli cittadini di tutte le età alle associazioni e movimenti spontanei impegnati nella tutela ambientale e del paesaggio.  

Nei sistemi di deposito il consumatore è incentivato a partecipare al processo di raccolta selettiva dei contenitori per bevande attraverso il pagamento di una cauzione che viene aggiunta al prezzo di vendita della bevanda. La cauzione, che in Europa si aggira solitamente tra i 0,10 – 0,25€viene restituita nella sua totalità al consumatore nel momento in cui riporta l’imballaggio in un punto di raccolta, in genere presso un rivenditore.  In sostanza, il consumatore compra il contenuto e prende in prestito l’imballaggio.

In Italia si riscontra la tendenza a confondere il Sistema Cauzionale DRS finalizzato al riciclo dei contenitori monouso, con il sistema di vuoto a rendere finalizzato al riuso di contenitori che in genere sono bottiglie. Anche se possono entrambi coesistere in un Sistema Cauzionale, senza che per il cittadino nulla cambi rispetto ai punti di raccolta e l’aggiunta del deposito al prezzo della bevande, la differenza è sostanziale. La spiegazione la trovi alla Faq nr. 10 appositamente dedicata al quesito.

  1. Registrati con email e password e indica l’organizzazione a cui sei eventualmente affiliato;
  2. Per creare la tua sessione inserisci il luogo dove avviene l’identificazione e/o raccolta dei contenitori. Quando non ti è possibile raccogliere vista solamente il campo “identificazione”;
  3. Seleziona dai tre campi che ti verranno proposti quale è il materiale, la tipologia di contenitore, la quantità e la marca del contenitori che vai a raccogliere o identificare. Nel caso tu volessi abbandonare la sessione, clicca su “Home”;
  4. Se la tua organizzazione o la marca di un contenitore non sono presenti nei menù di ABR Radar o hai domande o suggerimenti scrivi a redazione@buonrendere.it   

I contenitori di bevande una volta separati dal resto dei rifiuti raccolti, possono essere divisi per tipologia (bottiglie di plastica, vetro, lattine o cartoni) e poi per marca in modo da poterli caricare più ordinatamente su ABR Radar.  

Qualora si preferisse invece prendere nota su un supporto cartaceo per poi caricare i dati in un momento successivo, è possibile scaricare dal sito l’apposito modulo cartaceo precompilato dove annotare tipologia, materiale e quantità dei contenitori per bevande raccolti.    

In caso di particolari difficoltà è possibile inviarci il modulo compilato per posta elettronica (redazione@buonrendere.it) in modo che possiamo inserirlo nel database. 

La missione della campagna A Buon Rendere è la riduzione dellimpatto del packaging per i contenitori di bevande ottenibile attraverso lottimizzazione dei sistemi di raccolta, delleco-design e del riciclo con processi a ciclo chiuso. Lo strumento individuato per arrivare più velocemente al raggiungimento degli obiettivi nelle aree citate è ladozione di un sistema di deposito cauzionale. Tra i principali benefici che tale sistema può apportare sul breve termine cè proprio la drastica riduzione di contenitori nel littering (i rifiuti dispersi) , che vengono infatti intercettati per il riciclo grazie al valore monetario del deposito prima che diventino rifiuti .  

In Italia ogni anno 7 miliardi di contenitori per bevande sfuggono al riciclo e vengono  sprecati in inceneritori e discariche . Con l’introduzione di un DRS si potrebbe evitare questo spreco, aumentando sia i tassi di riciclo dei contenitori di bevande che garantire la massima circolarità con un riciclo a ciclo chiuso da bottiglia a bottiglia e da lattina a lattina. 

Altre tipologie di rifiuti hanno fonti diverse e quindi soluzioni diverse rispetto ai contenitori di bevande. 

Raccogliere i rifiuti nell’ambiente è importante ma non risolutivo se non si mettono in atto misure che prevengano nuovi abbandoni. Tutti coloro che raccolgono rifiuti abbandonati provano un importante senso di impotenza e frustrazione nel vedere luoghi ripuliti che dopo poco tornano come prima. La misura legislativa più efficace   come dimostrano i 16 sistemi di deposito cauzionale attivi in Europa che elimina o ridurre drasticamente la presenza di tali contenitori nel littering è il DRS (Deposit Return System). Raccogliere informazioni sui contenitori dispersi permette conoscere con un buon livello di dettaglio quale è la composizione del littering da bevande per farne l’uso che spieghiamo alla Faq nr. 6. 

I dati raccolti verranno elaborati con regolare cadenza nella sezione dedicata del sito. Gli aggiornamenti in progress verteranno su quali siano i tipi di contenitori per bevande e relative marche più ritrovati e segnalati con ABR e su altre informazioni relative al luogo di ritrovamento. I risultati verranno anche ripresi in comunicati stampa e rapporti allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti negativi del littering, sia a livello economico che ambientale. Ma soprattutto per spingere i decisori politici e aziendali a considerare che abbiamo a disposizione uno strumento di straordinaria efficacia come il sistema di deposito cauzionale che dovremmo adottare prontamente. Infatti, grazie al meccanismo del deposito, un DRS permette di intercettare anche il 98% dell’immesso al consumo, ridurre al minimo il littering e riciclare tutti i contenitori come spiegato alla Faq nr. 5. 

I contenitori per bevande, e in particolare le bottiglie in PET sono tra i rifiuti più comuni che si trovano abbandonati nell’ambiente che contribuiscono così  all’inquinamento da microplastiche  di suoli ed acque.  

Per questo motivo l’Unione Europea attraverso la Direttiva SUP sulle plastiche monouso (recepita anche in Italia) ha fissato degli obiettivi obbligatori di raccolta e di contenuto riciclato al 2025 e 2029. Non esistono altri sistemi in grado di garantire il raggiungimento del 90% di raccolta per le bottiglie in PET al 2029 e reperire le quantità necessarie di PET da riciclo per ottemperare agli obiettivi di contenuto riciclato. 

ABR Radar non è uno strumento di analisi scientifica quanto piuttosto  uno strumento di partecipazione attiva e di citizen science che si ispira alle iniziative di Brand Audit  annuali di Break Free From Plastic che raccoglie segnalazioni dei partecipanti che non sono state sottoposte ad un rigido protocollo di classificazione proprio del metodo scientifico. Nello sviluppo di ABR Radar  si è anche preso spunto dal successo ottenuto dall’iniziativa Plastic Radar di Greenpeace che si tenuta in tre edizioni estive dal 2018 al 2021 allo scopo di segnalare i rifiuti in plastica riscontrati in luoghi di vacanze come spiagge, mari e fondali, fiumi e laghi. Le iniziative di Brand Audit hanno permesso di raccogliere dati semi-quantitativi importanti per informare le politiche pubbliche. In altri paesi europei, dati raccolti in maniera simile sono stati usati per informare le decisioni sui sistemi di deposito cauzionale per contenitori di bevande.  

Per ulteriori informazioni visita la pagina di ABR Radar del sito 

Assolutamente no si tratta di una prima versione di ABR Radar che consiste al momento in un semplice database in cui gli utenti inseriscono dati che possono venire visualizzati ed elaborati solamente dal nostro back end. Questa prima versione dello strumento è stata pensata anche per testare la disponibilità del pubblico a partecipare a questa raccolta dati collettiva sul lungo periodo (a differenza di iniziative simili che avevano una durata limitata nel tempo).     

Qualora si riscontrasse un buon livello di interesse e partecipazione da parte degli utenti, unito a riscontri positivi che potrebbero arrivare da parte dei destinatari dell’iniziativa in risposta alla campagna di informazione  ( vedi Faq nr.6),  si procederà allo sviluppo di un’applicazione più sofisticata e performante.  

ABR Radar

Contribuisci a segnalare gli imballaggi di bevande che trovi dispersi nell’ambiente e nei cestini stradali con ABR Radar.