Bertone CEO di Acqua Sant’Anna: il DRS punto di svolta

Secondo Bertone che ha concesso l’intervista pubblicata sul documento “Il Deposito Cauzionale questo sconosciuto” di ASviS non c’è più tempo da perdere, serve un approccio sistemico che coinvolga governo, imprese e cittadini. Il DRS sarebbe un punto di svolta, ma bisogna partire subito perchè si tratta di una sfida che non possiamo permetterci di perdere.

Lei è praticamente l’unico grande produttore del settore delle bevande che da tempo sostiene pubblicamente la necessità che anche l’Italia si doti di un sistema di deposito cauzionale. Perché secondo lei?

Perché si tratta di un sistema già ampiamente diffuso in Europa, in particolare in Germania e nei Paesi del Nord, dove esiste da oltre vent’anni ed è stato successivamente adottato anche in Europa Centrale. I risultati parlano chiaro: nei Paesi che lo hanno implementato più di recente, il tasso di raccolta della plastica è passato dal 30-40% al 90% nel giro di due-tre anni.

Siamo stati la prima azienda ad aderire alla campagna “A buon rendere” e da anni sosteniamo l’importanza di seguire l’esempio di altri paesi e introdurre la cauzione sugli imballaggi per bevande in plastica.

È un sistema che funziona perché incide direttamente sulle abitudini delle persone. E’ un modo per dare valore concreto ad un materiale. Nessuno getterebbe 20 centesimi per terra.

In Italia, invece di riconoscerne l’efficacia, continuiamo a rimandare qualsiasi decisione concreta. Nel frattempo, le nostre città e le aree turistiche restano invase dai rifiuti. È desolante pensare che potremmo ridurre drasticamente l’abbandono di questi materiali e, al tempo stesso, recuperare imballaggi di valore per il riciclo.

Trovo incredibile che i produttori di bevande non sostengano convintamente il sistema di deposito, come è avvenuto in altri Paesi. Sarebbe un vantaggio per tutti.

Da un lato, dobbiamo raggiungere gli obiettivi europei di raccolta (90% entro il 2029) e di utilizzo di plastica riciclata nelle bottiglie. Dall’altro, affrontiamo difficoltà crescenti nell’approvvigionamento di plastica riciclata (rPET) in un mercato con una domanda elevatissima e un’offerta limitata.

Questa situazione sta già causando un aumento del prezzo del rPET, che ha superato quello della plastica vergine, e un incremento delle importazioni da mercati extraeuropei, con conseguenze negative sulla qualità e sulla tracciabilità del materiale.

È un paradosso: vogliamo diventare più sostenibili – come ci chiedono anche i consumatori – ma ci scontriamo con costi elevati e con l’assenza di regolamentazioni adeguate.

Serve una visione sistemica che coinvolga governo, imprese e cittadini. Il sistema di deposito cauzionale potrebbe essere una svolta, ma bisogna agire subito. Non c’è più tempo. È una sfida che non possiamo permetterci di perdere.

Perché l’Italia non ha ancora mosso dei passi verso l’adozione di un sistema di DRS (Deposit Return System) ?

Me lo chiedo anch’io. Senza una legge nazionale che introduca l’obbligatorietà della cauzione per i contenitori di bevande, tutto resta fermo. Serve un intervento politico deciso, che metta al primo posto la tutela dell’ambiente e renda davvero circolare la gestione degli imballaggi.

Perché il sistema funzioni, devono essere coinvolti anche i rivenditori, in particolare i supermercati. Nei Paesi in cui il DRS è attivo hanno installato nei punti vendita macchine per la raccolta automatizzata, capaci di riconoscere i contenitori idonei grazie a un codice a barre.

Se vogliamo davvero riciclare il PET in un ciclo chiuso – trasformandolo da bottiglia a bottiglia – abbiamo bisogno di una raccolta dedicata e capillare. Solo il DRS può garantirlo.

A che punto siamo come coinvolgimento della politica soprattutto nazionale ?

Si potrebbe fare molto di più, e lo dico con amarezza. Ho parlato più volte con le istituzioni nazionali e piemontesi, per sensibilizzarle su questo tema.

Noi imprenditori abbiamo obiettivi chiari e lavoriamo per raggiungerli, ma senza un dialogo concreto con la politica rischiamo di restare bloccati.

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