Un ottimo servizio di Report ha raccontato le difficoltà che stanno incontrando le aziende del settore vinicolo, e non solo, nell’approvvigionamento delle bottiglie di vetro, e quale potrebbe essere una soluzione che risponde agli interessi dell’economia e dell’ambiente
Nella prima parte del servizio andato in onda lo scorso lunedì 16 maggio è emerso un quadro critico per l’industria utilizzatrice di bottiglie di vetro, costretta in alcuni casi a sospendere le produzioni e a mettere in cassa integrazione gli addetti alle operazioni di imbottigliamento.
L’Italia, con i suoi 39 stabilimenti produttivi di vetro cavo, produce ogni anno circa cinque milioni di tonnellate di vetro, per un totale di dieci miliardi di contenitori, che generano un giro d’affari che si attesta intorno ai due miliardi e mezzo di euro.
Nonostante questi numeri, e il fatto che da due anni l’Italia sia leader europeo come quantità di vasi e bottiglie prodotte, siamo, insieme alla Francia, tra i primi paesi europei ad importare vetro cavo.
Alla domanda posta dalla giornalista Chiara De Luca a Marco Ravasi – Presidente del settore presso Assovetro – sul perché sia necessario importare un milione di tonnellate di vetro cavo, (il 20% del mercato totale) quando siamo top player nella sua produzione, Ravasi risponde “Questa è una domanda che dovrebbe fare agli acquirenti, e quindi all’ufficio acquisti dei nostri clienti”.
I fornitori dell’industria del vetro nazionale
Come racconta il servizio, il grosso delle nostre importazioni di vetro arriva da paesi come Turchia, Portogallo, Germania, dai paesi dell’Est, e in particolare dall’Ucraina. Un paese che, a causa del conflitto in atto, ha dovuto spegnere i suoi quattro forni ( di cui 3 danneggiati dai bombardamenti, e uno chiuso per motivi di sicurezza).
L’approvvigionamento di vetro cavo all’industria dell’imbottigliamento risente di un cortocircuito in cui gioca un ruolo importante anche l’aumento del costo del carburante. Una tempesta perfetta in cui aumenta la richiesta di vetro, che le nostre vetrerie non riescono a soddisfare, e quel poco vetro che si trova costa tantissimo perché è aumentato anche il costo del trasporto.
Una situazione che non può che non incidere anche sul prezzo finale al consumatore. Secondo Paolo Castelletti – Segretario Generale Unione Italiana Vini – una contrazione, o comunque un contingentamento nella disponibilità di vetro, con prezzi aumentati del 30% per i produttori, andrebbe ad incidere del 20-25% sul costo della prodotto al consumatore finale.
Nel servizio i produttori di vini, ma anche di liquori, lanciano l’allarme tramite UnionVini denunciando una situazione di produzioni non partite, prodotti pronti per l’imbottigliamento che restano stoccati in attesa di disponibilità del vetro, cassa integrazione, e persino un produttore di latte che ha dovuto passare dal vetro al cartone in poliaccoppiato. Con il boom di richieste di bottiglie in vetro che si verifica solitamente nei 3 mesi estivi da parte dell’industria delle passate di pomodoro, la situazione difficilmente potrà migliorare nel breve termine.
Exit strategy che viene dal passato
La seconda parte del servizio viene invece dedicata alle possibili soluzioni. Se è vero che il vetro è un materiale riciclabile all’infinito, e che anche da riciclato può sostituire la materia prima originale senza alcuna perdita di qualità, è però necessario che le bottiglie usate tornino velocemente nei cicli economici per essere riutilizzate o riciclate. Come campagna abbiamo dato il nostro contributo a questa seconda parte del servizio fornendo alcuni dati sui Sistemi Cauzionali europei e attraverso l’intervista di Enzo Favoino coordinatore scientifico della nostra iniziativa.
Il DRS di successo della Lituania
La Lituania, che ha avviato il suo Sistema Cauzionale nel 2016 (1) è uno dei 10 Paesi Membri ad avere in vigore tale sistema, a cui si aggiungono Norvegia e Islanda, che hanno politiche ambientali coordinate a quelle europee.
In soli tre anni la Lituania è riuscita a impedire l’emissione di 152 mila tonnellate di CO2 con una percentuale media di contenitori che vengono raccolti e riciclati che è passata da poco più del 30% del periodo precedente all’introduzione del Sistema Cauzionale, al 90% del 2018.
Come si vede nel servizio, tutti i supermercati che vendono bevande sono obbligati per legge a imporre un deposito che vale 10 centesimi di euro sul prezzo di vendita di ogni bevanda che viene venduta in bottiglia di vetro, plastica, o in lattina di alluminio.
I clienti possono recuperare il deposito (o cauzione) non appena conferiscono i contenitori vuoti negli appositi distributori automatici (detti anche RVM: Reverse Vending Machine) posizionati nei supermercati, e decidere se riscuotere la cauzione in denaro, o in buoni spesa.
Gli imballaggi conferiti nelle macchine vengono successivamente inviati a riciclo, oppure, nel caso delle bottiglie in vetro riutilizzabili e ricaricabili, agli imbottigliatori. Le bottiglie ricaricabili vengono igienizzate dopo ogni utilizzo e possono sostenere circa 10 rotazioni/riutilizzi ammortizzando così il costo di produzione.
Tra gli intervistati nel servizio che raccontano il sistema lituano seguendo il percorso degli imballaggi una volta intercettati dal sistema, ci sono Salius Galadauskas (Presidente del CDA di USAD, l’organizzazione no profit che amministra il Sistema di Deposito lituano) e Ruta Vainiene, Presidente dell’associazione dei rivenditori lituani.
Quest’ultima alla domanda della De Luca che chiede se il DRS incontri il favore della Distribuzione Organizzata risponde : “Sì, ma piace soprattutto ai consumatori lituani che amano questo sistema perché ne vedono gli effetti: ovvero strade, foreste, laghi e fiumi puliti.“. La Grande Distribuzione lituana, come avviene nei DRS che hanno adottato un modello di gestione centralizzata e un sistema di raccolta presso i rivenditori (return to retail) riceve dall’amministratore del sistema una commissione di gestione per ogni imballaggio raccolto a rimborso di tutte le spese sostenute nella fornitura di questo servizio.
E in Italia a che punto siamo ?
Per quanto riguarda la posizione della GDO italiana, che non si è ancora espressa pubblicamente rispetto all’adozione di un Sistema di Deposito nazionale, potrebbe esserci un’apertura da parte di Federdistribuzione.
Alla domanda posta dalla giornalista a Marco Pagani, Direttore Normativa e Rapporti Istituzionale di Federdistribuzione, sulla disponibilità da parte delle insegne GDO loro associate ad ospitare nelle loro strutture le RVM, Pagani risponde “ se effettivamente questa è la soluzione preferibile per raggiungere determinati obiettivi che andremo a definire, e le istituzioni andranno a individuare, assolutamente sì.”
Sul piano legislativo, come lamenta l’onorevole Penna, primo firmatario di un emendamento approvato all’interno del decreto semplificazione il luglio scorso (che aprirebbe la strada ad un Sistema Cauzionale), si è ancora in attesa dei decreti attuativi. Il termine dei 120 giorni entro il quale avrebbero dovuto essere emanati dal Ministero per la Transizione Ecologica MITE, sono già scaduti nel novembre scorso.
Il MITE interpellato da Report ha risposto che “sta perfezionando il decreto”. “Vedremo quanto impiegherà” commenta dallo studio il conduttore Ranucci . “Insomma, premesso che nella raccolta e nel riciclo del vetro siamo tra i più virtuosi, e raggiungiamo il 78% di tasso di riciclo . Ma potremmo arrivare al 90% se adottassimo il deposito cauzionale, come fa del resto la Lituania. Ora, il punto è questo: l’economia circolare ci consentirebbe di essere indipendenti dai fornitori esteri. Ma non ci manca solo il vetro, manca anche l’acciaio: i 70% lo importavamo dal Donbass, cioè da quella regione che rischia di essere la causa della terza guerra mondiale.” conclude Ranucci . E non si può che essere d’accordo…
In my opinion
Dopo aver visto questo servizio ho pensato che uno dei principali argomenti contro l’introduzione di un Sistema Cauzionale in Italia da parte di alcuni settori industriali, ma non solo, è che tali sistemi comporterebbero dei costi di avviamento e di gestione superiori a quelli dell’attuale sistema di raccolta differenziata, che verrebbero riversati sui consumatori.
Se è vero che un’affermazione del genere dovrebbe essere accompagnata da uno studio robusto che dimostri tale tesi, è altrettanto vero che l’aumento dei prezzi al consumo innescati da questa situazione – se non sapremo risolverla – peseranno di sicuro sulle tasche dei cittadini. E non poco.
E’ altrettanto vero che la crisi energetica e delle materie prime è solamente all’inizio, e serve ripensare in chiave circolare e di autosufficienza tutte le nostre filiere. La cosiddetta transizione ecologica è un’esigenza squisitamente economica, oltre che ambientale. Anche aspettare e dilazionare le potenziali soluzioni ha un costo che dovremmo cominciare a quantificare. Ecco che il “bagno di sangue” ripreso dai media in un intervista al Ministro Cingolani, potrebbe invece essere imputabile all’inazione.
Silvia Ricci
(1) La Lituania ha implementato un sistema di deposito dei contenitori nel febbraio 2016, con Užstato Sistemos Administratorius (USAD) che amministra il sistema. L’USAD è un’organizzazione senza scopo di lucro composta da tre soggetti interessati all’industria delle bevande: l’Associazione lituana dei birrifici, l’Associazione delle imprese commerciali lituane e l’Associazione lituana dei produttori di acqua minerale naturale.
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18 maggio 2022