Contenitori di bevande, serve un sistema nazionale di deposito cauzionale

La proposta è stata al centro del convegno organizzato a Roma dall’Associazione Comuni Virtuosi.

di Rossella MuroniRinnovabili.it

Partiamo dai numeri. 7 come i miliardi di contenitori per bevande che ogni anno in Italia sfuggono al riciclo finendo in discarica, inceneritore o dispersi nell’ambiente quantificati dallo studio “What we waste” della Piattaforma Reloop. Tutto questo mentre l’Europa ci spinge verso l’economia circolare. E 6, come i mesi di ritardo collezionati dal termine di novembre 2021 entro il quale il MiTe di concerto con il MiSe avrebbe dovuto emanare il decreto attuativo per l’introduzione del sistema di deposito cauzionale per i contenitori per bevande previsto dal cosiddetto decreto Semplificazioni Bis (quello approvato lo scorso luglio).

È riassunta in questi numeri l’essenza del convegno “Il Sistema di Deposito Cauzionale: Allineare l’Italia alle esperienze europee per massimizzare la circolarità delle risorse” organizzato martedì 7 giugno a Roma dall’Associazione Comuni Virtuosi. Un evento nell’ambito della campagna nazionale “A Buon Rendere – molto più di un vuoto” promossa dalla stessa Associazione e sostenuta insieme alle principali Ong ambientaliste italiane ed europee.

L’evento aveva l’ambizione di facilitare le decisioni raccogliendo le indicazioni utili per mettere a punto il sistema più adatto alla realtà italiana, in grado di intercettare al più presto quella montagna di bottiglie in plastica e vetro e di lattine che ogni anno sfuggono al riciclo o al riuso. A danno di ambiente, clima ed economia. Oltre all’inquinamento causato dalla dispersione, infatti, l’estrazione di materia e la realizzazione di prodotti pesano per oltre il 50% delle emissioni climalteranti globali. Al contrario la conservazione e il riciclo dei materiali riducono i consumi energetici ed emissioni. In più, come accennato, c’è un aspetto economico. Parliamo infatti di materiali che, tanto più oggi di fronte al caro materie prime e alla crisi di approvvigionamenti, potrebbero tornare nei cicli produttivi. Nonostante l’Italia abbia un buon tasso di differenziata siamo anche tra i maggiori utilizzatori al mondo di acqua in bottiglia e sul fronte della raccolta e del riciclo di qualità abbiamo ampi margini di miglioramento.

In Europa già 13 Paesi si sono dotati di un sistema di deposito cauzionale e un’altra decina ne ha definito la normativa quadro con scadenze e modalità di entrata in vigore, l’Italia assente. Ma durante il convegno Enzo Favoino, coordinatore del Comitato Scientifico di Zero Waste Europe e della campagna ‘A Buon Rendere – molto più di un vuoto’, ha definito gli elementi fondamentali per un sistema di deposito cauzionale efficace, ossia capace di tagliare gli sprechi e di incrementare il tasso di circolarità della materia.

Intanto chiariamo cosa è il deposito cauzionale: quando si va a comprare una bevanda si paga un piccolo costo, deposito, anche per il contenitore, ma questo viene restituito al consumatore una volta che si restituisce il contenitore. Perché il sistema funzioni deve essere nazionale, obbligatorio per tutti i produttori di bevande e per tutti i materiali degli imballaggi (plastica, vetro e alluminio), deve essere comodo per i cittadini per questo la restituzione va fatta al rivenditore. Importante anche definire un corretto importo della cauzione, che sia incentivante ma non eccessivo né distorsivo, insieme a obiettivi ambiziosi di raccolta e riciclo. Il sistema deve essere centralizzato, gestito da entità no profit e i costi non coperti dalla vendita dei materiali recuperati e dai depositi non riscattati, devono essere coperti dal sistema della responsabilità estesa del produttore. Si può stimare in base a quanto accade in Paesi come la Germania, l’Olanda, la Slovacchia e la Svezia che l’hanno già adottato, che un sistema di questo tipo ci consentirebbe di ridurre del 75-80%  i contenitori che finisco nell’indifferenziata o, peggio ancora, dispersi nell’ambiente.

I criteri ci sono, il sostegno politico di diversi parlamentari anche, e non dovrebbe mancare neanche quello del governo, vista la misura già approvata lo scorso anno. Ora serve la volontà reale di superare i ritardi e di aprire un tavolo di confronto tra ministeri competenti e attori coinvolti per arrivare, finalmente, a predisporre e ad emanare i decreti attuativi di un efficiente Sistema Cauzionale nazionale. 

di Rossella Muroni, ecologista e deputata di FacciamoECO

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