Quanto è circolare l’economia italiana?
Secondo gli ultimi dati diffusi da Eurostat, il tasso di circolarità dei materiali nell’Unione europea – inteso come percentuale di risorse provenienti da riciclo dei rifiuti – nel 2021 è stato pari all’11,7%, lo 0,1 in meno rispetto all’anno precedente. Questo indice, che mostra l’incidenza dei materiali riciclati sul totale di quelli impiegati in Europa, ha mantenuto una crescita omogenea dal 2004 al 2019, passando dall’8,3 al 12 percento, per poi decrescere leggermente durante la pandemia di Covid-19, passando all’11,8% nel 2020 e all’11,7% l’anno seguente.
Rispetto alla media europea, i paesi che hanno una migliore performance sono : Paesi Bassi (34%), Belgio (21%) e Francia (20%). Tra i paesi più virtuosi c’è anche l’Italia, che scende però dal terzo al quarto posto con un tasso di circolarità del 18,4%, due punti in meno rispetto al 2020.
Le differenze nel tasso di circolarità – sottolinea Eurostat – non sono legate solo alle quantità riciclate, ma anche a fattori strutturali delle economie nazionali.
Quanto è circolare l’economia mondiale?
Dal 2018 Circle Economy pubblica un rapporto unico nel suo genere “The Circularity Gap Report” che è stato il primo in assoluto a misurare il tasso di circolarità dell’economia globale, scoprendo che era del 9,1%. Un indice piuttosto modesto ad indicare che l’90,9 % dell’economia è basato su un utilizzo lineare ( estrai butta ) delle risorse con un utilizzo prevalente di materie vergini.
L’edizione 2023 rivela che la prestazione sta peggiorando e che dal 8,6% del 2020 il tasso è sceso al 7,2% a causa dell’aumento nell’estrazione e l’utilizzo dei materiali. In buona sostanza considerando che sempre più materiali finiscono in applicazioni e prodotti durevoli restano sempre meno materiali secondari da reimmettere nell’economia e il divario cresce con il conseguente rischio di superamento dei confini planetari.
Oggi, a causa dell’impatto dell’attuale modello economico lineare “prendi/estrai-produci-consuma-getta ” sono state oltrepassate le “soglie di sicurezza” legate alle capacità del sistema terrestre di autoregolarsi per almeno cinque dei nove principali confini planetari: cambiamento climatico, perdita di biodiversità, acidificazione degli oceani, consumo di suolo e di acqua, variazione del ciclo biogeochimico dell’azoto e del fosforo , riduzione della fascia di ozono nella stratosfera, diffusione di aerosol in atmosfera e inquinamento chimico.
È quindi fondamentale – si legge nell’executive summary del rapporto – trasformare il nostro rapporto con i materiali per massimizzare i benefici per le persone e di ridurre al minimo la pressione sui sistemi di supporto alla vita del pianeta. In sostanza, questo studio rileva che l’adozione di una reale economia circolare potrebbe non solo invertire il superamento dei limiti planetari, ma anche ridurre il bisogno globale di estrazione di materiale di circa un terzo soddisfacendo i nostri bisogni con appena il 70% dei materiali che attualmente usiamo.
“We cannot recycle our way out of this one”
L’economia circolare incentrata sul solo riciclo non può tenere il passo con livelli di consumo di materiali vergini che è salito a livelli mai raggiunti prima : riciclare non rappresenta la nostra via d’uscita da questa situazione restando entro le soglie di sicurezza del pianeta. Usare meno, usare più a lungo, riusare più volte rappresentano i principi chiave dell’economia circolare che sono alla base delle soluzioni presentate in questo ultimo rapporto che evidenzia come l’economia circolare sia molto di più del solo il riciclo.
–Un vademecum delle previsioni del Regolamento UE PPWR si può scaricare a questo link.