Visioni a confronto sul ruolo del Deposito Cauzionale: un convegno alla Camera promosso dal Vicepresidente Sergio Costa

Giovanni Bellomi – Direttore Generale COREPLA

Il direttore di Corepla ha esordito dicendo che non è corretto affermare che nessun paese senza un DRS ha raggiunto il 90% di intercettazione per le bottiglie in PET in quanto la Svizzera è arrivata al 92% e che ci sono Paesi UE con “DRS fallimentari” da cui possiamo imparare. Ad esempio l’Olanda ferma al 70%, Malta e Lettonia all’80% e il caso della Lituania che ha avuto problemi con un calo del tasso di riciclo, poi pare recuperato.

In realtà la situazione generale dei DRS europei in termini di risultati di raccolta, che Bellomi tende a ridimensionare, è tutt’altro che fallimentare. Partendo dal caso Svizzera i dati pubblicati da Swiss Recycling riportano un tasso di raccolta delle bottiglie in PET che va dall’81% del 2022 all’83% del 2023. La Lituania che ha avviato un DRS nel 2016 ha raggiunto in meno di due anni il 90% di intercettazione, e vi sarà modo di approfondire lo stato dell’arte del DRS in Lituania e non solo, con l’imminente uscita del Global Deposit Book 2024.
Malta, con tutte le difficoltà tipiche di una meta turistica ha avviato il sistema nel novembre del 2022 e a fine 2023, dopo solamente 13 mesi, è arrivata ad un 80% di intercettazione media, e all’81% per le bottiglie in PET.
la Lettonia è stata un pochino più lenta, arrivando dopo due anni dal 45% di intercettazione per le bottiglie in PET all’83%. Il vetro a rendere è balzato dal 50% al 90% dato che risolve la piaga dell’abbandono delle bottiglie in vetro denunciato da Ichnusa. Le ultime notizie a distanza di due anni e mezzo riportano un risultato vicino al 90%.

L’Olanda, che ha in essere un DRS dal 2005 per le bottiglie in plastica con formato da 1 litro in su (con un tasso di intercettazione del 94% ) ha ampliato il sistema alle bottiglie di piccolo formato solamente nel 2021, e poi alle lattine nel 2023. Il motivo di tale ritardo è stata l’opposizione dell’industria delle bevande e della PRO nazionale (il corrispettivo dei ns consorzi per l’EPR). Arrivare ad avere un DRS “completo” è stato possibile solo grazie alla pressione esercitata dalle ONG all’interno di una coalizione che riuniva tutte le maggiori organizzazioni ambientali, dei consumatori, il 98% dei Comuni/Provincie e le associazione degli allevatori (che vedevano migliaia di capi morire a causa dei frammenti di lattine e bottiglie di plastica presenti nell’erba dopo i taglia meccanici). Effettivamente il caso olandese tra i Paesi citati da Bellomi rappresenta, se non il classico fallimento (in quanto sono obbligati a rimediare in fretta per evitare una multa milionaria), un worst case da cui trarre le dovute lezioni.

L’affermazione che non sia possibile introdurre un DRS in Paesi che hanno in essere un sistema EPR che regola la raccolta differenziata viene smentito dai Paesi che hanno avviato il DRS dal 2016 in poi.

Infine il dato citato da Bellomi che su 18 miliardi di bottiglie immesse al consumo, l’86% delle bottiglie che non riusciamo ad intercettare siano proprio i piccoli formati, conferma il fatto che sono le bevande consumate fuori casa il vero problema. Conai e Corepla hanno dichiarato che concentreranno i loro sforzi per recuperare questi 8 miliardi di bottigliette ma immaginare che, senza un forte incentivo le persone portino con sé i contenitori consumati “on the go” per poi conferirli nella differenziata di casa, o negli eco-compattatori rappresenta, a tutti gli effetti, un’illusione. Senza l’applicazione di un deposito incentivante ( in Olanda 15 centesimi ha dimostrato di non esserlo) non si potrà contare infatti sulla partecipazione degli utenti che ora abbandonano o conferiscono nei cestini stradali e nell’azione concomitante di raccolta degli imballaggi abbandonati da parte di terzi che avviene nei paesi con un sistema cauzionale per riscattare il deposito.

Giovanni Albetti – Direttore Generale di CORIPET “l’Europa deve cambiare radicalmente perché la sfida é esistenziale (cit.)

Per il direttore Di Coripet Albetti la prima domanda da porsi in considerazione degli obiettivi europei di raccolta dovrebbe essere “come possiamo creare un sistema virtuoso che riduca il consumo di materie prime vergini, le emissioni di Co2 e che ci renda meno dipendenti dall’importazione di materie prime dai paesi extra UE “. Albetti valuta positivamente l’obbligo di contenuto riciclato per le bottiglie in PET introdotto per la prima volta che richiede però un flusso di materia prima seconda di alta qualità, possibile solo con raccolte selettive di alto livello. “Nel 2025 arriveremo se siamo bravi al 74% di intercettazione per le bottiglie, forse al 77, ma al 90% così come siamo non ce la faremo mai” dichiara Albetti. ” Noi di Coripet Abbiamo installato 1500 eco-compattatori in tutta Italia la più grande sperimentazione nazionale ed è una sconfitta per noi ammettere che gli eco-compattatori non bastano per raggiungere l’obiettivo. C’è bisogno di accelerare verso un vero cambiamento che, come tutti i cambiamenti porta con sé rischi, vantaggi, svantaggi e investimenti da fare

Albetti ricorda che anche quando l’Italia si trovò a decidere per la raccolta differenziata si presentò la stessa situazione, ma che la cosa importante allora come ora fu decidere e avere il coraggio di darsi una deadline. “Sono le raccolte selettive che hanno un valore industriale. Se l’industria trova la situazione vantaggiosa, poi tutto va da sé. Il Regolamento imballaggi PPWR usa la bottiglia [come esempio di gestione ottimale ndr ] per tutti gli altri imballaggi. Se non si riesce con le bottiglie in PET non si riuscirà neanche con il resto, e viceversa.” Il direttore di Coripet conclude augurandosi incontro diventi il punto di partenza per un confronto e un lavoro proficuo, con la GDO e gli Istituti di Ricerca, ma dandosi delle scadenza per arrivare a decisioni.

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