Sistema di deposito per il riuso di tazze da asporto: il progetto pilota della città di Aarhus è un successo

In meno di anno il sistema di riuso per le tazze da asporto introdotto dal Comune di Aarhus, in Danimarca, ha ridotto i rifiuti prodotti da questo flusso monouso di circa 10 tonnellate. La città pensa di estenderlo anche ad altri contenitori per piatti da asporto

Nella seconda città più grande della Danimarca, ad Aarhus i rifiuti generati da contenitori per bevande e cibo da asporto equivalgono a circa la metà del littering presente nelle strade della cittadina. Come avviene in molte altre parti del mondo durante i fine settimana la città richiama molte persone che si lasciano dietro tonnellate di imballaggi dovuti al consumo di bevande di vario tipo e cibo da asporto come hamburger, pizza e sushi.

Tutti rifiuti che vanno ad intasare cestini stradali e quando finiscono nei tombini trovano la via verso il mare.

Per trovare soluzioni a questo problema, che significa milioni di contenitori distribuiti in città il Comune di Aarhus ha avviato lo scorso gennaio un innovativo programma pilota basato su tazze/bicchieri riutilizzabili gravati da un deposito cauzionale. La sperimentazione che durerà tre anni è il primo sistema al mondo nel suo genere gestito da una municipalità che si è dotata di un’infrastruttura che supporta una transizione dall’utilizzo di contenitori monouso ad opzioni riutilizzabili.

“La nostra visione è una città senza contenitori per i rifiuti. Si tratta di cambiare un po’ il nostro modo di pensare ed essere ambiziosi” ha commentato Simon Smedegaard Rossau, project manager di Aarhus per i sistemi circolari.

A quasi un anno dall’inizio della sperimentazione sono state introdotte nel sistema almeno 630.000 tazze riutilizzabili, con un tasso di ritorno dell’88%, dato che ha permesso di stimare una riduzione di circa 10 tonnellate per questa tipologia di rifiuto urbano. La sperimentazione è apprezzata dal pubblico e da molti piccoli rivenditori che singolarmente trovano altrimenti difficile ridurre gli imballaggi monouso.

Dopo una fase iniziale incentrata sui bicchieri per bevande calde e fredde l’idea è quella di estendere il programma anche ad altri contenitori per alimenti da asporto sia consumati on the go che a domicilio come sushi, hamburger, pizza e insalate fornendo un sistema olistico, comodo e trasparente fruibile per gli utenti. L’uso di imballaggi da asporto riutilizzabili ha anche un potenziale significativo per ridurre le emissioni di gas serra rispetto all’uso continuato di imballaggi da asporto monouso. Secondo uno studio recente, sostituire i bicchieri monouso (sia per le bevande calde che per quelle fredde) genera una potenziale riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 70%. Senza contare la generazione di nuovi posti di lavoro locali che i sistemi di riuso garantiscono.

Come funziona?

Ogni volta che si ordina un caffè o una bevanda da asporto viene aggiunto al prezzo della bevanda un deposito di 5 corone (un po’ meno di 70 centesimi di euro) per un bicchiere riutilizzabile dotato di coperchio, di un logo blu e la dicitura “RIUTILIZZABILE”. Dopo la consumazione gli utenti possono restituire il bicchiere in una delle 27 macchine automatiche Reverse Vending Machines (RVM) per riscattare il deposito. I bicchieri vengono raccolti igienizzati e rimessi in circolo presso i rivenditori aderenti al progetto.

Per rendere il programma facilmente accessibile ed incoraggiare al massimo la partecipazione degli utenti le RVM sono state posizionate nei punti di maggiore passaggio, all’incirca una ogni 500 metri, nell’area del pilota, dove vivono 50.000 persone.

Per riscattare il deposito basta avvicinare il telefono o la carta alla schermo della macchina per ricevere l’accredito. L’opzione del riscatto contactless è stata resa possibile dalla collaborazione con Visa, Mastercard e Shift4, piattaforme di pagamento che consentono di inviare e ricevere denaro in modo sicuro tramite carte e conti bancari in tutto il mondo. Si è così evitato di chiedere agli utenti di usare un’App ogni volta che bevono un caffè.

Raccolta automatizzata e sanificazione industriale

Le macchine per la raccolta automatizzata dei vuoti e la riscossione dei depositi sono state fornite da Tomra azienda leader globale del comparto che ha prodotto delle RVM adatte a gestire tazze e bicchieri riutilizzabili. Il sistema progettato per Aarhus è stato concepito come un sistema aperto che permette agli utenti di poter restituire contenitori di rivenditori diversi a un’infrastruttura condivisa di punti di raccolta automatizzati 24 ore su 24, e 7 giorni su 7.

Oltre a fornire le macchine Tomra ha preso in carico operazioni come lo svuotamento delle macchine, il trasporto degli imballaggi ad un proprio impianto di sanificazione industriale aperto ad Aarhus e la reimmissione degli stessi nel sistema. Dopo l’igienizzazione le tazze vengono sottoposte ad un controllo di qualità e messe a disposizione dei rivenditori di bevande per nuovi utilizzi attraverso un negozio online. Prendendosi carico di tutta la logistica e dell’igienizzazione degli imballaggi Tomra ha sopperito a compiti che hanno costituito un’importante difficoltà per la maggior parte delle aziende coinvolte in sperimentazioni simili e in alcuni casi ne hanno decretato il fallimento. La combinazione tra raccolta automatizzata e sanificazione industriale si sta rivelando la chiave di volta che permette di sviluppare programmi di riuso compatibili con un futuro in cui gli imballaggi riutilizzabili saranno la norma, e non l’eccezione dell’oggi. Si tratta oltretutto di replicare in una scala B2C ( business to consumer) un modello di pooling operativo nel B2B (business to business) da decadi che gestisce imballaggi riutilizzabili come pallet e cassette abbattibili nella Distribuzione Organizzata e fusti, taniche, cisternette e via dicendo in altri comparti industriali.

Un esempio per altri Paesi

Le implicazioni e gli insegnamenti che si possono trarre dal progetto Aarhus superano i confini della cittadina danese. Viviamo infatti in un pianeta in cui rifiuti dispersi dall’uomo nell’ambiente come sacchetti, posate e contenitori vari per cibo e bevande infestano ogni dove, al punto che autorità pubbliche locali alle prese con la crisi dei rifiuti hanno dovuto ricorrere a restrizioni o divieti per alcuni articoli.

Ecco che anche decisori politici locali o nazionali di paesi anche lontani dal Giappone al Brasile stanno osservando con attenzione l’iniziativa della città danese per trarne ispirazione nella transizione verso eventuali sistemi di riuso.

I sistemi di riuso richiedono un’attenta progettazione per potere essere ambientalmente ed economicamente sostenibili. Solitamente i costi richiesti dalle operazioni di raccolta, sanificazione, controlli di qualità e di ridistribuzione vengono internalizzati e questo rende difficile poter competere con modelli basati su imballaggi monouso basandosi sui soli costi di approvvigionamento o di rotazione di un imballaggio.

Una tazza monouso costa “solo” circa 15 centesimi di euro potendo esternalizzare molti dei costi ambientale ed economici dovuti al suo ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento, e in particolare quelli dovuti al fine vita sostenuti dalla collettività.

Ecco perché sono necessarie politiche nazionali e locali per fornire le condizioni e gli incentivi per la transizione verso sistemi di riutilizzo ben progettati, sbloccando il loro pieno potenziale ambientale ed economico.

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