Il ruolo dei sistemi di deposito cauzionale (DRS) nel potenziamento dell’industria del riciclo italiano 

MEMORIA TECNICA per sostenere le ragioni dell’introduzione anche in Italia di un sistema di deposito cauzione per gli imballaggi monouso per bevande presentata dalla nostra Coalizione in collaborazione con Zero Waste Europe in relazione all’audizione tenutasi lo scorso 18 maggio presso l’Aula della Commissione Attività produttive della Camera. L’audizione (ora 1.37) è stata parte di un ciclo di audizioni a cura dalle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, nell’ambito dell’esame della proposta di regolamento su imballaggi e rifiuti di imballaggio.

La sfida ambientale ed economica ed il contesto europeo 

Il mondo è alle prese con una triplice crisi[1]: cambiamento climatico, perdita di biodiversità, inquinamento. La pressione esercitata dagli attuali modelli di produzione e consumo sui sistemi naturali e il superamento dei cd. “planetary boundaries” [2],rischia di destabilizzare in maniera irreversibile l’equilibrio sul quale si base la stabilità della biosfera. A livello Europeo, nonostante gli sforzi messi in campo fino ad oggi, la traiettoria è ancora decisamente insostenibile e la finestra temporale per invertire la rotta va rapidamente chiudendosi.

EUROPEAN UNION

Fonte: https://goodlife.leeds.ac.uk/ Per l’Italia clicca qui

Le conseguenze sono già ampiamente visibili anche nel nostro paese, sia sul piano ambientale/climatico, sia su quello economico, in particolare sulle filiere di approvvigionamento, mostrando l’estrema vulnerabilità dell’attuale assetto caratterizzato, a dispetto dei numeri apparentemente rassicuranti sui tassi nazionali di raccolta differenziata ed avvio a riciclo, da una profonda dipendenza dell’economia italiana dall’approvvigionamento di materie prime dall’estero. Nonostante il tasso di circolarità dei materiali in Italia nel 2021 (18,4%) resti più alto della media UE (11,7%) e al quarto posto in Europa dopo Olanda, Belgio e Francia, [3]18% significa che oltre l’80% del fabbisogno di materie prime del sistema produttivo italiano è rappresentato da materie prime vergini. La stretta correlazione tra PIL e importazioni nette di materiali in Italia nel periodo 2017-2021 è un’ulteriore evidenza di come gli attuali tassi di raccolta differenziata e riciclo, puntualmente invocati quando viene proposta  qualsiasi modifica dello “status quo”, siano del tutto insufficienti a ridurre in maniera rapida e consistente il consumo di materie prime e di energia e gli impatti sul clima e sugli ecosistemi che sarebbero necessari per ricondurre l’Italia sui binari della sostenibilità.

Andamento delle importazioni nette di materiali e del PIL in Italia, 2017-2021 (2017=100)

Volgendo lo sguardo ai soli polimeri termoplastici, ovvero ai polimeri tipicamente utilizzati per la produzione di imballaggi in plastica, la quota di polimeri termoplastici rigenerati (da post-consumo e pre-consumo) sui consumi nazionali complessivi, si aggirava nel 2019 a poco più del 17%, importazioni comprese [4]. Ancora una volta, a dispetto del dato relativo al “tasso di riciclo” che ha espresso fino ad oggi il quantitativo di rifiuti di imballaggi in plastica avviati a processi di riciclo, (sia in Italia che all’estero e al lordo degli scarti) rispetto all’immesso sul mercato, i dati che descrivono l’impiego di materie plastiche riciclate per la produzione di nuovi prodotti in plastica racconta una storia ben diversa.

La proposta di regolamento Europeo su imballaggi e rifiuti di imballaggi, si inserisce in questa cornice, delineata a livello più generale nel Green Deal Europeo[5]e nell’8° Programma di azione ambientale (EAP) [6],caratterizzata dalla necessità e dall’urgenza di ridurre in maniera rapida e consistente il consumo di materie prime e di energia in tutti i settori economici, incluso il settore del packaging. Una strategia che è sempre stata condivisa, oltre che dalle diverse Istituzioni Comunitarie, dai diversi stakehholders (che se ne sono fatti anticipatori, nel settore della plastica, con le voluntary pledges, gli impegni volontari) e dai Paesi Membri, dunque a maggior ragione sembrano stonate le critiche alla iniziativa UE sollevate da alcuni ambienti, a meno che non si intendano tali dichiarazioni e strategie solo come strumenti di marketing, senza un conseguente allineamento dei modelli produttivi.

In questa memoria, pur consapevoli della portata e della complessità del cambiamento richiesto, ci concentreremo in particolare sulle ricadute negative derivanti dall’incremento dell’uso delle materie plastiche vergini in applicazioni monouso, evidenziando i limiti dell’approccio attuale che si concentra esclusivamente sulla raccolta differenziata e/o sulla sostituzione dei materiali. Vogliamo fornire in particolare un contributo di conoscenza utile alla comprensione del ruolo positivo che avrebbe l’introduzione anche in Italia di un sistema di deposito cauzionale (DRS) per i contenitori monouso per bevande.

Ricordiamo, in apertura, che la forte attenzione riservata al “tema plastica” a livello internazionale ed europeo è dovuta a quattro principali motivi:

  1. Aumento della produzione: la crescita costante dell’utilizzo di materie plastiche all’interno dell’Unione e a livello globale, oltre il 40% per il settore imballaggi. La produzione a livello globale è passata da 2 milioni di tonnellate nel 1950 a 460 milioni di tonnellate nel 2019, con un raddoppio negli ultimi 20 anni. Secondo l’UNEP [7], entro il 2050, in assenza di interventi di mitigazione, la produzione di materie plastiche a livello globale potrebbe salire a oltre 1 miliardo di tonnellate.
  2. Basso tasso di riciclo effettivo: se il fine ultimo del riciclo è quello di mettere a disposizione del tessuto economico materiali da impiegare in sostituzione delle materie prime vergini, allora è utile guardare al contributo dei materiali plastici riciclati rispetto alla domanda complessiva. A livello Europeo (dati EEA riferiti al 2016), solo il 6% della domanda europea di materie plastiche è stata coperta da plastiche riciclate[8].
  3. Dispersione nell’ambiente: l’UNEP stima che, dei 9.200 milioni di ton. di materie plastiche prodotte fino ad oggi circa il 70% siano diventate rifiuto. Di queste, circa un terzo  (oltre 2 miliardi di tonnellate) sono entrate nell’ambiente naturale. Ad oggi, circa 11 milioni di tonnellate all’anno entrano negli oceani e tale quantitativo potrebbe triplicare nei prossimi 20 anni.[9] Secondo il report “The Mediterranean: Mare Plasticum” dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) [10] nel bacino mediterraneo si trova oltre un milione di tonnellate di plastica. Ogni anno, circa 230.000 tonnellate di rifiuti plastici raggiungono le acque del mare. La percentuale maggiore (94%) è costituita da macroplastiche, mentre le microplastiche – frammenti più piccoli di 5 mm – rappresentano il 6%. L’Egitto, l’Italia e la Turchia sono i Paesi che contribuiscono di più a tale fenomeno,e nel loro insieme sono responsabili della dispersione di circa il 50% dei rifiuti plastici che finiscono nel Mediterraneo (132.000 tonnellate/anno).
  4. Contributo alla crisi climatica: se la produzione e l’uso delle materie plastiche crescessero come attualmente previsto, entro il 2030 tali emissioni potrebbero raggiungere 1,34 miliardi di ton/anno, equivalenti alle emissioni rilasciate da oltre 295 nuove centrali elettriche a carbone da 500 megawatt e circa 3,5 volte le emissioni annue dell’Italia[11]. Entro il 2050, il cumulo di queste emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di materie plastiche potrebbe raggiungere oltre 56 miliardi di tonnellate, pari al 13% dell’intero “carbon budget” rimasto.[12]

Al fine di fronteggiare questi problemi urgenti, l’Unione europea ha adottato negli ultimi anni una serie di misure per indirizzare e supportare le imprese ed i consumatori ad impiegare le risorse in modo più sostenibile. La Strategia europea per la plastica nell’economia circolare del 2018 e la Direttiva UE 2019/904 sulle plastiche monouso, ai più nota come “direttiva SUP”, rafforzano il ruolo di leadership a livello globale dell’Unione europea nella politica ambientale e nella transizione verso un’economia circolare.  Ma la UE non è sola in questa azione. A livello globale, le Nazioni Unite si sono fatte promotrici, per affrontare la crisi legata all’inquinamento da plastica, di un Trattato Globale legalmente vincolante, attualmente in discussione, che prende le mosse ed intende seguire in buona sostanza le orme dell’iniziativa UE (e potrebbe addirittura rafforzarne alcune previsioni e strategie).[13]

Nello specifico, la direttiva SUP, recepita nell’ordinamento italiano nel gennaio del 2022, prevede, tra le altre cose, ambiziosi obiettivi, soprattutto per quanto riguarda la raccolta differenziata ed il contenuto di materiale riciclato delle/nelle bottiglie in plastica per bevande. Infatti, entro il 2029, gli Stati membri dovranno raggiungere il 90% di raccolta differenziata per il riciclo per le bottiglie monouso in plastica per bevande ed entro il 2030 il contenuto di materiale riciclato nella produzione di nuove bottiglie dovrà raggiungere come minimo il 30%.

In questo contesto risulta sempre più evidente che tali obiettivi siano raggiungibili unicamente attraverso l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale (DRS) degli imballaggi monouso per bevande, unico modello di raccolta selettiva al mondo in grado di raggiungere tassi di intercettazione e riciclo “closed loop” così elevati, con evidenti e notevoli benefici ambientali ed economici. Si tenga conto che il solo obiettivo di “contenuto di riciclato” al 2030 per le bottiglie in PET richiederebbe per l’Italia un quantitativo di rPET idoneo al “bottle to bottle” pari a circa 135.000 tonnellate (il 30% delle 450.000 tonnellate di PET bottiglia immesso al consumo), a fronte delle circa 2.100 tonnellate di rifiuti di bottiglie in PET per bevande raccolte nel 2021 in maniera selettiva attraverso eco-compattatori dal sistema CORIPET.[14]

L’importanza dei sistemi di deposito cauzionale DRS: da rifiuti a valore

I sistemi DRS per il riciclo massimizzano la raccolta selettiva degli imballaggi per bevande incentivando la partecipazione dei consumatori attraverso il versamento di una cauzione che viene aggiunta al prezzo di vendita del prodotto. Nei paesi europei dove il sistema è attivo tale cauzione si aggira solitamente tra i 10 ed i 25 centesimi di euro. Questa viene restituita al consumatore nella sua totalità al momento del conferimento dell’imballaggio vuoto.

L’interesse nei confronti dei sistemi DRS per il riciclo è cresciuto enormemente negli ultimi anni a livello globale: entro la fine del 2026, circa 748 milioni di persone potrebbero vivere in giurisdizioni con sistemi cauzionali attivi, più del doppio della popolazione coperta alla fine del 2022.

Ad oggi, i sistemi di deposito attivi in Europa sono tredici (Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Islanda, Lettonia, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Slovacchia e Svezia) e raggiungono tassi di intercettazione e riciclo che superano il 90%. Ulteriori nove Paesi hanno già stabilito l’intenzione di introdurre tali sistemi e si accingono a farlo nei prossimi tre anni[15].

I vantaggi di un DRS per il riciclo sono molteplici ed hanno ricadute positive da un punto di vista ambientale, economico e sociale.

I sistemi DRS raggiungono gli obiettivi di raccolta per i contenitori per bevande in plastica del 90% in brevissimo tempo, a fronte di una raccolta differenziata media delle bottiglie in PET del 47% nei paesi europei che non adottano il DRS.  Per una disamina dei dati relativi alle performance effettive – a fronte delle dichiarazioni in merito – del sistema italiano relative alla raccolta differenziata e al riciclo delle bottiglie in PET per bevande si veda l’Appendice 1.

I due fattori decisivi per il raggiungimento di tali target sono legati al valore della cauzione, che deve essere sufficientemente incentivante affinché il consumatore participi, ed il sistema di raccolta, ovvero la convenienza per i consumatori nell’accesso ai punti di conferimento.

Inoltre, i sistemi DRS favoriscono il raggiungimento di ulteriori obiettivi ambiziosi legati all’effettivo riciclo degli imballaggi ed alla diminuzione delle quote di materiali raccolti che vengono successivamente persi/scartati nei processi di selezione e riciclo e conferiti in discarica o avviati all’incenerimento.

In aggiunta, i sistemi di deposito consentono l’approvvigionamento di materie prime seconde di alta qualità, favorendo processi virtuosi come il bottle-to-bottle e rappresentano l’unico processo che può effettivamente garantire la circolarità, riducendo l’impiego di materia vergine e prevenendo il downcycling, ovvero il fenomeno per cui PET ed alluminio finiscano in altre applicazioni (filati, automobilistica), diverse da quelle di provenienza dei materiali recuperati, e connotate da minori tassi di circolarità.

Attraverso tali sistemi, inoltre, sono garantiti flussi stabili e costanti di materia prima seconda di alta qualità per l’industria del riciclo nazionale, con conseguente aumento della resilienza del tessuto industriale italiano, chiamato a rispettare gli obblighi di contenuto di materiale riciclato, rispetto alla volatilità dei prezzi delle materie post-consumo ed alle crisi di approvvigionamento sui mercati internazionali.

In ultimo, i sistemi di deposito rappresentano un importante strumento nella lotta alla dispersione di materiali nell’ambiente. Numerosi studi dimostrano che oltre l’80% del littering negli oceani proviene da fonti terrestri e il 30% è composto da imballaggi per bevande. Aggiungendo un valore monetario all’imballaggio, il consumatore è stimolato a partecipare al processo di raccolta, evitandone qualunque forma di dispersione: ci sono ampie evidenze della sparizione del fenomeno del “littering” per i materiali soggetti a DRS nei Paesi ove tale sistema è stato già introdotto.

Il sistema DRS contribuisce inoltre alla protezione della fauna, e presenta ricadute positive su diverse industrie strategiche, inclusa quella del turismo, oltre a ridurre in maniera considerevole i costi di pulizia e rimozione del littering sostenuti ancora, nella loro totalità, dagli enti locali. 

Le opportunità per il sistema italiano

Come già accennato in precedenza, con i suoi quasi ottomila chilometri di coste l’Italia è, dopo l’Egitto e prima della Turchia, il maggior responsabile di sversamento di rifiuti plastici nel Mediterraneo. Un sistema di deposito cauzionale sugli imballaggi per bevande permetterebbe al paese di ridurre sensibilmente l’inquinamento ambientale, di raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei in materia di raccolta e riciclo di elevata qualità prima citati, e di favorire una reale transizione verso un’economia più circolare.

Secondo un recente studio dell’autorevole centro di ricerca internazionale Reloop Platform, in Italia oltre 7 miliardi di contenitori per bevande sfuggono al riciclo ogni anno[16] (ben 120 contenitori pro capite), uno spreco che potrebbe essere ridotto del 75-80% attraverso l’introduzione di un sistema di deposito efficiente.

Esperienze internazionali dimostrano che i sistemi di deposito cauzionale ed i sistemi EPR di raccolta differenziata sono complementari e dovrebbero essere implementati contestualmente, ponendo peraltro il DRS sotto l’ombrello dei sistemi EPR per massimizzarne l’efficacia e garantire sinergie con le altre strategie EPR. I sistemi di deposito rappresentano il mezzo più efficace per la raccolta, la selezione ed il trattamento dei contenitori di bevande per il riciclo, liberando al contempo preziose capacità per la raccolta e la selezione nell’ambito della raccolta differenziata degli altri imballaggi.  

APPENDICE 1

Secondo i dati attualmente disponibili, nel 2021, in Italia sono state immesse sul mercato circa 447.350 tonnellate di imballaggi in bottiglie di PET[17], di cui circa il 90% in peso (secondo Plastic Consult) è costituito da bottiglie per bevande in PET (circa 402.615 tonnellate). Secondo CONAI[18], nel 2021 il 69% delle bottiglie in PET è stato raccolto in maniera differenziata sulla base di una valutazione della composizione merceologica della plastica raccolta separatamente che entra negli impianti di selezione e tenendo conto di  un’efficienza di selezione del 94%. Alla luce di tali dati, il tasso di raccolta, al lordo delle perdite di selezione e riciclo e delle impurità, si aggirerebbe intorno al 73%. CONAI ha inoltre riferito che il 61% delle bottiglie in PET immesse sul mercato è stato avviato a riciclo nel 2021 (peso delle balle di PET misurato all’uscita delle operazioni di selezione).

Il dato dell’avvio a riciclo a valle degli impianti di selezione può tuttavia sovrastimare la quantità di PET effettivamente riciclato, poiché le balle di PET inviate ai riciclatori contengono bottiglie di PET attualmente non riciclabili (ad esempio le bottiglie di PET opache largamente impiegate per il latte) e materiali diversi dalle bottiglie di PET. Le balle possono inoltre contenere materiali non destinati al riciclaggio e contaminanti, tra cui vaschette in PET per alimenti, materiale non in PET e umidità residua nei contenitori.  A causa della presenza di questi materiali, è ipotizzabile che il quantitativo di bottiglie di PET che raggiunge i riciclatori sia inferiore di circa il 10%, il che significherebbe che solo il 55% delle bottiglie di PET immesse sul mercato raggiunge attualmente i riciclatori. Inoltre, nel calcolo del tasso di riciclaggio, le tonnellate di rifiuti di bottiglie monouso raccolte includono anche il peso di tappi, etichette ed adesivi, che non sono inclusi nel peso dei contenitori immessi sul mercato, portando a circa il 50% il dato reale relativo alla percentuale di riciclo effettivo.    

Ciò significa che delle circa 400.000 mila tonnellate di bottiglie per bevande in PET immesse sul mercato nel 2021, circa 200.000 tonnellate continuano a essere disperse nell’ambiente, smaltite in discarica o incenerite in impianti di incenerimento dedicati  o nei cementifici. L’impatto ambientale di questa situazione è significativo: potenzialmente, per ogni tonnellata di plastica incenerita, vengono rilasciate circa 2 tonnellate di CO2[19]. Inoltre, sia che vengano bruciati, dispersi o conferiti in discarica, i materiali sono sottratti  all’economia circolare, rappresentando un’opportunità mancata di sostituire la plastica vergine. 

La quantità di PET riciclato prodotto è invero ancora inferiore al 50% delle bottiglie di PET immesse sul mercato che arrivano ai riciclatori. Ciò è dovuto alle perdite di PET nelle fasi di triturazione, lavaggio e selezione che avvengono prima del punto in cui le scaglie di PET lavate e asciugate sono pronte per il riciclo (questo è il punto in cui il riciclo viene misurato ai fini degli obiettivi europei di riciclo degli imballaggi). Per tale motivo, in tutta Europa, i rendimenti medi del processo di riciclo delle balle di PET si aggira intorno al 70%; dato che, se adottato anche per il riciclo di PET in Italia, comporterebbe che solo il 43% delle bottiglie di PET immesse sul mercato viene attualmente effettivamente riciclato in nuovo PET. 

Secondo quanto abbiamo  dunque evidenziato:

  1. i tassi di “raccolta per il riciclo” delle bottiglie di PET sono ampiamente inferiori all’obiettivo del 90% per il 2029 previsto dalla Direttiva SUP;
  2. la percentuale che attualmente viene effettivamente riciclata è di gran lunga inferiore a quella raccolta, a causa delle perdite nei processi di selezione e riciclo nonché delle metodiche di calcolo attualmente utilizzate.

Va inoltre ricordato che la Decisione di esecuzione (UE) 2021/1752 della Commissione del 1° ottobre 2021[20] (cfr. articolo 2 c. 4 lett. B) stabilisce che, qualora i rifiuti di bottiglie monouso siano stati raccolti insieme ad altre frazioni di rifiuti urbani di imballaggio o ad altre frazioni di rifiuti urbani, i rifiuti di bottiglie monouso sono considerati raccolti separatamente solo se sono soddisfatte specifiche condizioni e segnatamente se:

  1. il sistema di raccolta non raccoglie rifiuti che possono contenere sostanze pericolose;
  2. la raccolta dei rifiuti e la successiva cernita sono concepite e realizzate in modo da ridurre al minimo la contaminazione dei rifiuti raccolti di bottiglie monouso da parte dei rifiuti di plastica non generati da tali bottiglie e da parte di altri rifiuti;
  3. i gestori dei rifiuti istituiscono sistemi di garanzia della qualità (certificati da una terza parte indipendente) per verificare che siano soddisfatte le condizioni di cui ai punti i) e ii).

La “ratio” in questo caso è chiara, ovvero quella di garantire che il flusso di bottiglie raccolte possa essere utilizzato per la produzione di materie prime seconde idonee al contatto con alimenti, ovvero per la produzione di nuovi contenitori in plastica per bevande.

Nel merito, si rileva che l’attuale sistema di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica consente il conferimento di rifiuti che possono contenere sostanze pericolose, e non soddisfa quindi quanto previsto al punto i.

Ne consegue che, allo stato attuale delle cose, i flussi di bottiglie in plastica per bevande intercettati con le raccolte differenziate “tradizionali” non potrebbero concorrere al calcolo degli obiettivi di raccolta differenziata stabiliti dalla Direttiva SUP; tale condizione potrebbe essere soddisfatta solo con raccolte monospecifiche, quali quelle permesse da un sistema DRS.

Scarica la versione originale della memoria in pdf.


[1] https://unfccc.int/blog/what-is-the-triple-planetary-crisis

[2] https://www.stockholmresilience.org/research/planetary-boundaries/the-nine-planetary-boundaries.html

[3] https://www.eea.europa.eu/ims/circular-material-use-rate-in-europe

[4] Valori calcolati a partire da dati Plastic Consult e IPPR riferiti all’anno 2019: in particolare il consumo nazionale di termoplastiche vergini (5,69 mln ton) è tratto dall’edizione 2021 dello studio multiclient Plastic trend Synthesis; il consumo nazionale di polimeri rigenerati (1,175 mln ton) dal Rapporto IPPR 2019. Entrambi i valori tengono conto degli utilizzi di termoplastiche in tutti i settori di impiego (non solo nel settore packaging)

[5] https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/european-green-deal_it

[6] https://environment.ec.europa.eu/strategy/environment-action-programme-2030_en

[7] UNEP 2021, From Pollution to Solution: A global assessment of marine litter and plastic pollution, disponibile all’indirizzo https://www.unep.org/resources/pollution-solution-global-assessment-marine-litter-and-plastic-pollution

[8] EEA Report No 2/2019, Preventing plastic waste in Europe, disponibile all’indirizzo https://www.eea.europa.eu/publications/preventing-plastic-waste-in-europe

[9] UNEP 2021, From Pollution to Solution: A global assessment of marine litter and plastic pollution, disponibile all’indirizzo https://www.unep.org/resources/pollution-solution-global-assessment-marine-litter-and-plastic-pollution

[10] IUCN 2020, The Mediterranean: Mare plasticum, disponibile all’indirizzo https://www.istituto-oikos.org/notizie/rifiuti-plastici-mediterraneo

[11] https://www.isprambiente.gov.it/it/news/emissioni-di-gas-serra-trend-di-nuovo-in-crescita-complici-trasporti-e-riscaldamento

[12] CIEL 2019, Plastic & Climate: The Hidden Costs of a Plastic Planet, disponibile al seguente indirizzo https://www.ciel.org/project-update/plastic-climate-the-hidden-costs-of-a-plastic-planet/

[13] Si veda in particolare il recente rapporto UNEP 2023, Turning off the Tap: How the world can end plastic pollution and create a circular economy, disponibile al seguente indirizzo

https://www.unep.org/resources/turning-off-tap-end-plastic-pollution-create-circular-economy

[14] Si veda nel merito la presentazione del Prof. Mario Grosso dal titolo “Modalità innovative di raccolta differenziata, raccolte selettive e sistemi a cauzione” in occasione dell’evento del 14 Febbraio a Roma organizzato in collaborazione tra ANCI e CONAI https://www.anci.it/seminario-anci-conai-confronto-sui-modelli-di-gestione-per-vincere-le-nuove-sfide-europee/

[14] Si veda nel merito la presentazione del Prof. Mario Grosso dal titolo “Modalità innovative di raccolta differenziata, raccolte selettive e sistemi a cauzione” in occasione dell’evento del 14 Febbraio a Roma organizzato in collaborazione tra ANCI e CONAI https://www.anci.it/seminario-anci-conai-confronto-sui-modelli-di-gestione-per-vincere-le-nuove-sfide-europee/

[15] Romania, Ungheria, Scozia, Grecia, Turchia, Portogallo, Regno Unito, Polonia e Cipro.  

[16] https://buonrendere.it/2021/04/28/oltre-sette-miliardi-di-contenitori-per-bevande-sprecati-ogni-anno-in-italia/

[17] Consorzio CORIPET (2022). Relazione sulla Gestione 2021 e Piano Specifico di Prevenzione 2022-24. Disponibile all’indirizzo: https://coripet.it/wp-content/uploads/2022/09/Relazione_Ambientale_al_31-12-2021_e_PSP.pdf 

[18] CONAI & PwC (2022). Raccolta Differenziata Selettiva: Soluzioni a confronto e prima stima degli investimenti ai fini del raggiungimento degli obiettivi SUP. Disponibile all’indirizzo: https://www.conai.org/prevenzione-eco-design/studi-e-ricerche/ 

[19] Greenpeace (2022). Why burning plastic won’t solve the plastic crisis. Disponibile all’indirizzo: https://www.greenpeace.org.uk/news/incineration-burning-plastic-crisis/

[20] La Decisione 1752/2021 reca le modalità di applicazione della direttiva (UE) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda il calcolo, la verifica e la comunicazione dei dati sulla raccolta differenziata dei rifiuti di bottiglie di plastica monouso per bevande.

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