Greenwashing: le affermazioni sulla riciclabilità delle bottiglie in PET sono “fuorvianti” e “irrealizzabili”

Da un rapporto diffuso da ClientEarth, ECOS and Zero Waste Europe emerge che una vera circolarità per le bottiglie in PET in Europa non è raggiungibile a causa dei bassi tassi di raccolta e delle tecnologie in essere nelle infrastrutture di riciclo. Secondo il rapporto le affermazioni sulla riciclabilità e sul contenuto riciclato sono solo parzialmente vere e le metodologie scientifiche come l’LCA sono generalmente imperfette.

Lo scorso 31 ottobre 2023 ClientEarth, ECOS e Zero Waste Europe hanno pubblicato il rapporto 100% Greenwash? Green Claims on PET Beverage Bottles in Europe commissionato alla società di consulenza Eunomia che ha analizzato le dichiarazioni di sostenibilità presenti sulle bottiglie per bevande in PET commercializzate in Europa.

Tappi, etichette, adesivi, inchiostri e altri componenti di una bottiglia per bevande non sono in genere riciclati o riciclabili. Considerando anche solamente il solo corpo in PET, altamente riciclato, affinché queste affermazioni siano vere, dovrebbe esistere un tasso di raccolta e avvio al riciclo del 100% dell’immesso al consumo.

Nusa Urbancic, co-fondatrice e CEO della Changing Markets Foundation (CMF), intervistata da Packaging Insights di non essere sorpresa dai risultati. “Da molto tempo osserviamo indicazioni come “100% riciclabile” e “100% da plastica riciclata” sulle bottiglie di plastica e su altri imballaggi per bevande, come le lattine”. “L’oceano è probabilmente pieno di bottiglie “riciclabili al 100%”, che non sono state raccolte e riciclate perché non c’erano incentivi per farlo”, afferma. “Anche se ora vediamo che la situazione sta lentamente migliorando, poiché sempre più paesi in Europa introducono dei sistemi di deposito cauzionali , risulta lo stesso fuorviante da parte delle aziende fare queste affermazioni. Soprattutto perché si è scoperto che molte di queste stesse aziende si oppongono invece a misure politiche che aumenterebbero i tassi di raccolta e riciclaggio, come i DRS.

I ricercatori mettono in guardia l’industria delle bevande da potenziali contenziosi per greenwashing poiché in Europa, e a livello globale, vengono introdotte leggi sempre più stringenti contro la pubblicità ingannevole e l’abuso da parte del marketing di dichiarazioni di sostenibilità ambientale che possono aprire la strada a contenziosi.

Limiti alla circolarità delle bottiglie in PET

Il rapporto ha indagato sulla fattibilità di un sistema completamente circolare per le bottiglie in PET in cui tutte le bottiglie potessero essere costituite al 100% da contenuto riciclato. Inoltre, gli autori hanno analizzato le indicazioni per i consumatori sulle bottiglie in PET in merito alla riciclabilità e al contenuto riciclato che potessero risultare potenzialmente fuorvianti.

L’analisi ha preso in considerazione i tre componenti principali di una bottiglia standard in PET: il corpo della bottiglia, il tappo e l’etichetta rilevando che –  sebbene i corpi delle bottiglie vengano attualmente riciclati in molti contesti –  un tasso di riciclaggio del 100% senza la necessità di materiali vergini è irraggiungibile.

La circolarità delle bottiglie in PET richiederebbe infatti un tasso di raccolta del 100%, nessuna perdita durante i processi di avvio a riciclo e riciclaggio e che da bottiglie in PET si realizzino altre bottiglie in un processo a ciclo chiuso “bottle-to-bottle“. Attualmente la maggior parte delle bottiglie in PET raccolte danno vita ad applicazioni di imballaggio di minore valore, oppure alimentano il settore del tessile (downcycling). Inoltre, esistono vincoli tecnici e fisici nel riciclo del PET e le sue qualità fisiche non possono essere mantenute attraverso infiniti cicli di riciclo.

I tappi delle bottiglie, solitamente realizzati in polipropilene (PP) o polietilene ad alta densità (HDPE), vengono riciclati, ma non vengono ritrasformati in tappi. Attualmente, non esistono in Europa processi di riciclo meccanico che siano autorizzate per l’uso a contatto con gli alimenti per altre plastiche oltre al PET.

Le etichette sono particolarmente difficili da riciclare, in quanto i materiali colorati, gli adesivi e l’elevato contenuto di umidità ne limitano la riciclabilità. Inoltre, l’infrastruttura per il riciclo di questo tipo di materiale è attualmente carente in Europa e, secondo il rapporto, è probabile che il riciclo delle etichette in nuove etichette sia praticamente nullo.

“Riciclabili al 100%” e “contenuto riciclato al 100%”: due affermazioni fuorvianti

Il documento esamina due indicazioni che si trovano comunemente sulle bottiglie in PET: le bottiglie “riciclabili al 100%” e quelle con “contenuto riciclato al 100%“. Il rapporto sostiene che la prima affermazione può essere interpretata come riferita a tutti i componenti della bottiglia, mentre non sempre è così nella pratica. La seconda affermazione potrebbe invece far pensare che l’intero imballaggio sia realizzato con contenuto riciclato, mentre non tutti i componenti possono esserlo, e persino il corpo della bottiglia potrebbe non essere tutto costituito da PET da riciclo (rPET) al 100%.

Limiti degli LCA (Life Cycle Assessment)

Infine, il rapporto avverte che gli strumenti di valutazione del ciclo di vita (LCA) comunemente utilizzati per valutare gli impatti ambientali delle bottiglie in PET potrebbero non tenere pienamente conto delle perdite che avvengono nelle varie fasi dei trattamenti di avvio a riciclo e processi di riciclo che includono la degradazione del polimero PET nel tempo.

Sono ancora pochi gli LCA che valutano gli impatti ambientali delle bottiglie realizzate con PET riciclato al 100%, poiché ciò è diventato tecnicamente possibile solo di recente, spiega il rapporto.

Tuttavia, le aziende si rivolgono sempre più all’LCA come metodo per sostanziare anche le dichiarazioni sulle bottiglie in PET. Mentre molte LCA non vengono rese pubbliche cosa che rappresenta un ostacolo alla verifica indipendente, anche tra quelle che lo sono, esempi recenti mostrano che le metodologie LCA vengono manipolate a favore delle aziende che le utilizzano.

Come esempio gli autori riportano uno studio condotto dall’IFEU per conto di MEG Weißenfels, un produttore di bottiglie per Lidl in Germania, dal quale emergeva che la loro bottiglia monouso in rPET avesse un’impronta di carbonio inferiore rispetto alle alternative riutilizzabili in PET o in vetro.

Lo studio IFEU è stato condotto nell’ambito del sistema di deposito tedesco, che vanta un impressionante tasso di intercettazione del 98,5%. Tuttavia dallo studio non si evince come un tasso di raccolta del 98,5% possa tradursi in bottiglie con contenuto riciclato al 100% mancando dettagli sull’entità delle perdite all’interno del sistema di riciclaggio. Gli autori auspicano l’utilizzo di una comunicazione più chiara nelle dichiarazioni di sostenibilità e tra le raccomandazioni del rapporto figurano: fornire chiare istruzioni per il riciclaggio mirate ai diversi contesti territoriali, evitare l’uso del termine “riciclabile”, utilizzare metodi standarizzati e trasparenti per comunicare il contenuto riciclato e infine le bottiglie in PET non dovrebbero essere promosse/commercializzate utilizzando un linguaggio o immagini che sottintendano circolarità, sostenibilità e/o neutralità climatica.

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