Il servizio di Presadiretta ha indagato sulle conseguenze della sovrapproduzione di plastica monouso e sulla sua cattiva gestione: dalle microplastiche ormai entrate nel nostro corpo ai paesi che subiscono un inquinamento che rischia di diventare irreversibile dovuto all’esportazione dei nostri scarti non riciclabili.
Il servizio “Mal di plastica” andato in onda lo scorso lunedì 13 marzo su Rai3 ha ripercorso la storia di successo di un materiale versatile, resistente, economico ed indispensabile per talune applicazioni ma che soprattutto a causa della sua sovrapproduzione come articoli monouso ci sta presentando un contro ambientale e sanitario pesantissimo. Il servizio ha documentato come la plastica, ormai presente nel cibo che mangiamo, nell’aria che inaliamo sia ormai entrata nell’organismo umano e rintracciabile anche nel sangue.
Ma anche in questo tipo di inquinamento sono soprattutto i paesi più poveri che non hanno sistemi di gestione dei rifiuti e infrastrutture di riciclo per i propri rifiuti a pagarne il prezzo più alto quando diventano economiche mete di esportazione di rifiuti non riciclabili.
Difficili persino da guardare le scene riprese nel sud della Turchia intorno ai distretti del riciclo di Adana e Mersin dove decine di discariche informali contengono rifiuti di provenienza europea e italiana in vari stadi di frammentazione. Tutti materiali che le stesse aziende di riciclo della zona non riuscendo a recuperarli hanno buttato nell’ambiente, invece di inviarli a smaltimento.
La Turchia è infatti uno dei principale paesi europei importatori di rifiuti di plastica e in particolare da quando la Cina – che importava più del 70% rifiuti di plastica prodotti in Europa – ha chiuso le frontiere nel 2018. Queste discariche illegali a cielo aperto, nelle campagne e tra le case sono frequentate da bambini che cercano rifiuti di qualche valore in mezzo a incendi dolosi che emettono diossina inquinando aria e acque.
D’altronde produciamo e immettiamo al mercato troppa plastica – soprattutto monouso – e ne ricicliamo troppo poca a livello globale: intorno al 9%.
Dal problema alle possibili soluzioni
Presa Diretta è volata in Norvegia dove ha intervistato il direttore responsabile di Infinitum l’ente no profit costituito da produttori e rivenditori di bevande che gestisce e finanzia il sistema cauzionale per bottiglie e lattine. Il 93% delle bottiglie in PET viene raccolto tramite RVM in forma automatizzata mentre il 6% circa avviene manualmente. Il tasso di raccolta arriva a circa il 99% delle lattine e bottiglie immesse al mercato anche grazie alla tassa sugli imballaggi monouso , piuttosto alta, che può essere evitata dai produttori solamente se i loro imballaggi vengono intercettato al 95% almeno del loro immesso.
Il servizio racconta come funziona il sistema nel suo complesso e mostrato cosa avviene quando gli imballaggi raccolti – dopo un passaggio nel centro di conteggio – vengono inviati ai riciclatori.
Il servizio mostra anche come il sistema cauzionale viene percepito e adottato da parte degli utenti come nel caso delle due famiglie che vivono – rispettivamente – nelle vicinanze di un punto di raccolta presso un supermercato e in una località invece distante dai centri commerciali.
Enzo Favoino Il responsabile scientifico della nostra campagna ha spiegato quali siano i benefici offerti da un DRS a livello ambientale ed economico che si estendono anche agli Enti Locali che si trovano allo stato attuale e dovere affrontare i costi ingenti di rimozione del littering. Favoino ha inoltre smentito che si possa arrivare al 90% di raccolta per le bottiglie in PET richiesto dalla direttiva SUP al 2029 senza un DRS, come dimostrano le esperienze di DRS europee, e oltre. Non per nulla, altri 10 paesi membri si aggiungeranno ai 13 paesi che hanno già un DRS in vigore nei prossimi 2-3 anni.
Il Governo italiano, come abbiamo raccontato , continua a negare la necessità di un DRS nel nostro paese affermando che raggiungeremo gli obiettivi di raccolta per le bottiglie aumentando la quantità di compattatori presente sul territorio nazionale che funzionano come sistemi di raccolta incentivante .(1)
Presa Diretta è andata anche in Francia, il primo paese europeo che ha dichiarato “guerra” alla plastica monouso con una legge per l’economia circolare molto ambiziosa.
-Il servizio sul DRS in Norvegia, l’intervista a Enzo Favoino e il servizio sulla Francia li trovate qui.
-La puntata completa di Mal di Plastica la trovate qui.
(1) Simili progetti negli altri paesi sono stati per lo più abbandonati: perché non sostenibili economicamente e perché gli incentivi come buoni sconto, o i pochi centesimi solitamente elargiti per unità di imballaggio, non hanno mai garantito i tassi di raccolta ambiziosi richiesti ora dalle politiche europee.