La proposta di regolamento europeo sugli imballaggi ha l’obiettivo di ridurre il littering fornendo strumenti efficaci per aumentare i tassi di riciclo e promuovere il riuso per i materiali vocati al riuso. Ma in Italia girano informazioni scorrette, allarmiste e infondate sul contenuto della proposta, forse dovute a una lettura frettolosa delle 200 pagine del regolamento e delle 600 pagine di impact assessment che la accompagnano. Enzo Favoino intervenuto lo scorso 8 dicembre a TG3 FuoriTG in un’edizione dedicata alla proposta di Regolamento ha fatto chiarezza su alcuni punti, che riprendiamo parzialmente.
Migliorare qualità e tassi di riciclo
Favoino ricorda quali sono i determinanti dell’agenda politica europea: 10 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono in mare ogni anno, l’equivalente di un camion al minuto. La struttura della proposta di Regolamento mette insieme misure mirate al riciclo e al riuso proprio per cercare di porre fine a questo problema. In questa situazione, dice Favoino “il riciclo è assolutamente importante, però a livello globale il tasso di riciclo della plastica è inferiore al 9%. Anche in Italia, che è uno dei paesi più virtuosi d’Europa, i tassi di riciclo sono sotto al 50%. Il resto della plastica va a finire in discarica o negli inceneritori”.
Per migliorare la qualità e aumentare il tasso di riciclo la proposta di regolamento fornisce lo strumento del sistema di deposito cauzionale, DRS, “uno strumento poderoso per chi fa riciclo” dice Favoino. Ricordiamo, infatti, che il DRS assicura tassi di raccolta di oltre il 90% nei paesi europei dove già è in uso e che consente di massimizzare la circolarità delle risorse all’interno di circuiti virtuosi caratterizzati da un ciclo chiuso in cui da una bottiglia si produce una nuova bottiglia ( bottle to bottle) o una lattina (can to can).
La proposta di regolamento mette le basi per iniziare a lavorare su riduzione e riuso
Mentre promuove il riciclo la proposta di regolamento permette di cominciare a lavorare sulla riduzione dell’impiego di prodotti in plastica monouso e favorisce il riuso. “Per il riuso il regolamento individua quattro settori di applicazione: le bevande da asporto, il cibo da asporto, l’e-commerce e gli imballaggi per il trasporto commerciali e industriali (B2B) . Questi sono i low hanging fruits, cioè i frutti a portata di mano per un cambiamento comportamentale. Il regolamento dà tempo fino al 2040 per gli obiettivi di riuso più ambiziosi , perché da qualche qualche parte bisogna pur cominciare” dice Favoino.
DRS come strumento per applicare le disposizioni già vigenti relativi alla responsabilità estesa del produttore
Favoino ricorda quali sono le disposizioni già in essere secondo le leggi europee relative alla responsabilità estesa del produttore (EPR). “Secondo le previsioni della direttiva quadro sui rifiuti, il sistema di responsabilità estesa del produttore deve coprire dall’80% al 100% dei costi integrali di gestione degli imballaggi. Secondo le previsioni aggiuntive che sono state inserite nella direttiva sulle plastiche monouso, ai produttori che immettono imballaggi in plastica come bottiglie vengono vengono imputati anche i costi di rimozione e smaltimento di tali rifiuti dispersi nell’ambiente che attualmente gravano sui comuni” .
La struttura del DRS garantisce la piena applicazione dell’EPR, infatti il sistema è soprattutto finanziato dai contributi EPR pagati dai produttori per ogni imballaggio di bevande che immettono al consumo, oltre che dal valore dei depositi non riscossi dai consumatori e dal ricavato della vendita dei materiali raccolti ai riciclatori.
Favoino spiega che nei paesi dove c’è un DRS sparisce anche la presenza del littering per tutti gli imballaggi inclusi nello schema. Questo risultato viene raggiunto anche quando “un sistema viene organizzato in modo da prevedere delle possibilità di restituzione dei vuoti diffuse in modo capillare dove la riconsegna degli imballaggi e recupero del deposito venga resa facile quanto l’acquisto delle bevande”
Strumenti per sostenere il riciclo
La proposta di regolamento prevede l’introduzione obbligatoria di un sistema di deposito cauzionale DRS per bottiglie in plastica e lattine al 2029 che come ricorda Favoino sono materiali soprattutto vocati al riciclo. La proposta di direttiva permette inoltre di creare sistemi e infrastrutture che rendono possibile un sistema cauzionale che per i contenitori di cibo e bevande da asporto.
“Per sostenere il riciclo ci vogliono gli strumenti previsti nel regolamento. Ci sono contenuti minimi di riciclato, DRS obbligatorio per imballaggi vocati al riciclo, obbligo di design per il riciclo. Tutte misure che vanno a massimizzare la circolarità nella gestione delle risorse” spiega Favoino, ricordando che le 200 pagine del regolamento sono accompagnate da circa 800 pagine di valutazioni che le istituzioni europee hanno fatto a supporto di ogni singolo articolo sulla base di evidenze scientifiche e considerazioni a carattere ambientale, ma anche economico e occupazionale. Per questo motivo, “l’accusa di approccio ideologico alle istituzioni europee è un’accusa infondata” chiarifica Favoino.
Ciclo di vita e input energetico per il riciclo / riuso del vetro
Ci sono state obiezioni per il fatto che riciclare il vetro avrebbe un forte impatto energetico. “Certamente, nel caso in cui il vetro debba essere riciclato dopo un solo utilizzo c’è un forte input energetico, ma se la bottiglia viene riutilizzata più volte, questo input man mano si riduce e scompare. Rimane l’input energetico per l’acqua calda necessaria per lavare le bottiglie, ma fortunatamente ci sono le energie rinnovabili che sono sempre più diffuse e migliorano le performance ambientali del riuso”. A questo riguardo Favoino ricorda gli studi sul ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA) condotti dal programma sull’ambiente delle Nazioni Unite che forniscono informazioni dettagliate e confronti dei LCA di vari tipi di prodotti e materiali.
La registrazione della trasmissione può essere vista qui.