Quanto c’è di ecologico nella gestione attuale degli imballaggi in Spagna?

Una volta che i contenitori gialli vengono svuotati i comuni consegnano i materiali agli impianti di selezione, in genere pubblici. Qui i rifiuti vengono separati, privati dalle frazioni estranee e Ecoembes corrisponde ai comuni dei contributi economici a seconda del peso dei materiali. “Ecoembes dovrebbe corrispondere un contributo economico in base al numero degli imballaggi immessi sul mercato e non in base a ciò che viene raccolto nel contenitore giallo. Se la qualità degli imballaggi non è ottimale le partite possono finire in discarica o nell’inceneritore.  L’Associazione che raggruppa l’industria del PET, il materiale utilizzato per imbottigliare l’acqua, lamentano che le partite comprendono alte percentuali di  frazione estranea (2) ma non hanno alternative”, continua Perez.

Le aziende che vogliono acquisire imballaggi per ricavarne materia prima seconda e nuovi prodotti non hanno di fatto altra fonte di approvvigionamento oltre a Ecoembes che così  incassa due volte: con i proventi dal punto verde e quando vende i materiali differenziati ai riciclatori.

Tuttavia, nonostante studi condotti dimostrino che il DRS è molto più efficace del sistema vigente in Spagna, non è stato possibile ad oggi introdurre un cauzionamento. Il potere che Ecoembes mette in campo allo scopo di difendere il proprio sistema di gestione e mantenere così il suo impero, è immenso. Ecoembes finanzia cattedre universitarie, giornali, radio, varie organizzazioni e campagne pubblicitarie. Sponsorizza inoltre la sezione ambientale di giornali a grande tiratura come El País, Público, El Mundo o eldiario.es e anche Cadena SER. (3)

Parlando con i giornalisti mi hanno detto che si può parlare di qualsiasi cosa, ma il sistema di deposito se la sponsorizzazione è fatto da Ecoembes” dicono dagli Amici della Terra. “L’unico corso di laurea sui rifiuti presso l’Università Politecnica di Madrid è quello di Ecoembes. Recentemente sono stati pubblicati studi poco rigorosi con l’Università di Alcalá de Henares e di Valencia che evidenziano la nocività del sistema di deposito su cauzione. Per calcolare i costi del sistema, per fare un esempio, hanno utilizzato il prezzo al metro quadrato di Calle Serrano di Madrid, che ovviamente non è significativo o simile al valore che hanno gli spazi commerciali che verrebbero interessati dal sistema” conclude Perez.

Se c’è qualcosa di Ecoembes che cattura l’attenzione è la sua forma giuridica. Ecoembes è una “società anonima senza scopo di lucro.” Il  nome Ecoembes, abbinato al suo monopolio sul riciclaggio, evoca l’immagine di una  ONG ambientale. Questa immagine ne risente quando si effettua un’indagine sui suoi organi amministrativi e direttivi. Sono più di 12.000 le aziende che aderiscono a Ecoembes, ma sono solamente circa 60 quelle che fanno parte del gruppo azionario.

Una quota pari al 60% è controllata dal “gruppo dagli utilizzatori di imballaggi” formato dalla maggior parte delle grandi aziende del settore alimentare e delle bevande, i principali produttori di rifiuto da imballaggio. Giganti industriali come Campofrio, Bimbo, Danone, Nestlè, L’Oreal, Procter & Gamble e Henkel si fondono in questo curioso azionariato senza fine di lucro con PepsiCo e Coca-Cola, rappresentate dalla ” Asociación Nacional de Fabricantes de Bebidas Refrescantes”.

Un altro 20%  rappresenta il “gruppo delle materie prime”, costituito dalle più grandi associazioni di riciclatori come Cicloplast, Ecoacero (imballaggi in acciaio),  Fedemco (imballaggi in legno) e produttori di imballaggi specifici come Tetra Pak che produce cartoni per bevande in poliaccoppiato molto utilizzati e molto criticati per la difficoltà di riciclo che presentano.

Il  restante quinto della partecipazione è detenuta dalle grandi catene di supermercati che rappresentano uno dei principali attori in quanto a produzione di rifiuti : Carrefour, Alcampo, Giorno, El Corte Inglés o Mercadona Valencia.

Il peso di queste aziende diventa più chiaro quando si guarda alla composizione del consiglio di amministrazione. Anche se l’amministratore delegato, Óscar Martín, è il volto pubblico di Ecoembes  il presidente è Ignacio Gonzalez Hernandez, amministratore delegato di New Pescanova S.L.
Il Segretario, Ignacio Larracoechea, è invece il presidente di Promarca, una lobby che comprende la maggior parte dei produttori leader in settori come alimenti, bevande o profumi, e la cui missione principale è quella di esaltare l’immagine dei brand dei produttori nei confronti dei prodotti a marca privata della grande distribuzione. Inoltre, tra i direttori di Ecoembes si incontrano rappresentanti aziendali di Pepsi, L’Oreal, Danone o Carrefour.

Sorprendente risulta anche il compenso degli organi direttivi. Il ristretto club di10 persone che amministrano questa società “senza scopo di lucro” hanno intascato 1.610.000 euro nel 2015, il 9% in più rispetto all’anno precedente, con uno stipendio medio di 13.416 euro al mese.

(1) Por qué los datos de reciclaje de ecoembes no coinciden con los oficiales?

I dati che arrivano dall’Unione Europa nella tabella presente a questo link  

(2) Il sistema di raccolta della plastica che avviene tramite contenitori gialli stradali (foto)  non garantisce una raccolta di qualità. La frazione estranea oscilla dal 9 al 40% .

(3) Cadena SER è la più antica stazione radio privata della Spagna e quella con più ascoltatori.

(4) Ecoembes es una empresa privada

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Spagna: un DRS entro il 2026 a seguito di obiettivi mancati ? Uno studio ne ha stimato i benefici

La Spagna non ha ancora un sistema di deposito cauzionale per contenitori monouso di bevande e l’introduzione di un DRS è da sempre osteggiata dall’industria. Ma il governo ha già pronte delle norme che indicano come dovrà essere il DRS spagnolo per bottiglie in plastica, lattine e cartoni per bevande, nel caso (praticamente certo) che i produttori di bevande non riescano a raggiungere un tasso di raccolta del 70% nel 2023 e dell’85% nel 2027. Intanto uno studio dello scorso anno ha stimato i benefici dell’introduzione di un DRS in termini di riduzione della quantità di contenitori che sfuggono al riciclo e che potrebbero tornare ad essere nuovi contenitori senza spreco di materia vergine. 

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