La Coalizione della Campagna A Buon Rendere, che promuove l’introduzione in Italia di un sistema di deposito cauzionale, risponde ad accuse e falsi miti relativi ai possibili rischi legati all’adozione di un DRS in Italia. E ricorda il successo di questo sistema nei Paesi dove è già attivo.
In merito alla pubblicazione della proposta di Regolamento Europeo PPWR (in sigla Packaging and Packaging Waste Regulation), la Coalizione della Campagna A Buon Rendere, che promuove l’introduzione anche in Italia di un sistema di deposito cauzionale (in inglese Deposit Return System, DRS), per i contenitori per bevande intende chiarire alcuni punti e replicare a tesi circolate nel nostro Paese proprio in merito alle previsioni del Regolamento riguardanti il DRS.
La previsione di un Sistema cauzionale è contenuta nell’articolo 44 della proposta, che ne prevede l’introduzione obbligatoria entro il 2029 per bottiglie in plastica e contenitori in metallo per liquidi alimentari fino a 3 litri (con la esclusione di contenitori per latte e derivati, vino ed alcolici).
Dal momento in cui a fine ottobre è trapelata una bozza non aggiornata della proposta di regolamento, si è scatenato un acceso dibattito dai toni molto critici da parte di ambienti industriali italiani, accomunati da critiche intonate al messaggio di fondo: “approccio ideologico da parte della UE, che non tiene conto delle eccellenze italiane nel campo del riciclo” e che avrebbe “messo a rischio 700mila posti di lavoro in Italia”.
Un’accusa che continua a essere rilanciata da molti media e che è stata fatta propria da ambienti governativi, i quali hanno promesso di continuare a dare battaglia nelle opportune sedi e occasioni.
Le reazioni in Europa
“In nessun altro paese europeo – precisa Enzo Favoino – Coordinatore Scientifico della Campagna “A Buon Rendere” – si sono avute reazioni così accese, tanto che nella Conferenza Stampa di presentazione, il vice Presidente della Commissione Europea con delega al green Deal, Frans Timmermans, ha ritenuto di rivolgersi direttamente all’Italia, e nella nostra lingua, per specificare quanto le critiche sollevate dagli ambienti governativi ed industriali italiani fossero infondate. Ma la più solida smentita delle argomentazioni nazionali viene dalle reazioni ufficiali venute da altri Paesi livello UE”.
Per contestualizzare le critiche mosse in Italia, va fatto presente che a livello europeo la proposta di Regolamento ha suscitato un generale apprezzamento anche da parte di alcune delle associazioni della catena del valore del packaging. Ad esempio le principali associazioni del settore delle Bevande come UNESDA (Soft Drinks), NMWE (Acque minerali) e AJIN (succhi di frutta), mentre hanno espresso le loro riserve limitatamente ad alcune previsioni sui target di riuso, hanno sottolineato l’appoggio complessivo all’iniziativa e in particolare alle previsioni relative al DRS, di cui sono attive promotrici verso la Commissione Europea da un paio di anni.
Un posizionamento simile è arrivato da IK, Industrievereinigung Kunststoffverpackungen, l’associazione che riunisce i produttori tedeschi di imballaggi in materiale plastico. Altre organizzazioni di settore come FEAD (cui aderisce l’italiana Assoambiente) ed EuRic, una delle associazioni che unisce i riciclatori europei, hanno espresso apprezzamento per l’impostazione complessiva della proposta di Regolamento e per gran parte delle sue previsioni. Plastics Europe, che rappresenta i produttori di plastica, si spinge a dichiarare che “la messa a punto di linee guida per lo sviluppo dell’ecodesign funzionale al riciclo e di una regolamentazione basata sulla scienza, completamente neutrale rispetto ai materiali e alla tecnologia, sia il modo migliore per consentire al mercato di creare i nuovi modelli di business richiesti e le tecnologie di riciclo, raccolta e selezione.”
Riciclo e riuso sono strategie complementari che creano opportunità economiche ed occupazionali disaccoppiate dal consumo di risorse
Per smentire le tesi circolate nelle ultime settimane in Italia da parte di ambienti industriali, consorzi di filiera e operatori dell’informazione, frutto di probabili letture disattente, la Coalizione “A Buon Rendere” entra nel merito delle previsioni del Regolamento riferite all’art 44 sull’introduzione del DRS in Europa.
Tale articolo prevede un’introduzione obbligatoria del DRS entro il 2029 per bottiglie in plastica e contenitori in metallo per liquidi alimentari nei paesi che non hanno ancora istituito tale sistema.
Possono venire tuttavia esentati quei paesi che dimostrino di potere conseguire il 90% di raccolta per contenitori per bevande quali bottiglie di plastica e lattine in modo non episodico nei due anni che precedono l’avvio del DRS.
La Coalizione non condivide affatto l’obiezione principale sollevata in ambito nazionale, ossia che il Regolamento sia “incentrato sul solo riuso” e che pertanto venga richiesto al nostro paese di “compiere un salto nel buio nel sostituire dall’oggi al domani un sistema consolidato da 25 anni con un altro sistema che non sappiamo quali benefici apporterà” come dichiarato in varie occasioni da rappresentanti del sistema industriale e dei consorzi che sovrintendono al sistema della Responsabilità Estesa del Produttore nel settore dei rifiuti da imballaggio.
Seppur non condividendo la notazione negativa assegnata al concetto di “riuso” – precisa la Coalizione – che andrebbe inserito e sviluppato gradualmente nelle strategie di circolarità, la maggiore evidenza a smentita di tale obiezione è che la introduzione obbligatoria del DRS (al 2029, quindi tra 6 anni, non “dall’oggi al domani”) è prevista per contenitori in plastica e metalli, materiali con ogni evidenza vocati al riciclo, non al riuso; e questo, congiuntamente ad altre previsioni strettamente collegate al riciclo, quali la definizione di obiettivi minimi di contenuto di riciclato, e l’obbligo di “design per il riciclo”, dimostra che il Regolamento proposto è invece soprattutto una roadmap per consolidare le filiere del riciclo, supportandone l’ulteriore crescita con strumenti operativi e sistemici.
Il DRS – come dimostra l’evidenza maturata da tutti quei Paesi che avendo introdotto il DRS hanno già conseguito il 90% di raccolta dei contenitori per bevande – è soprattutto un poderoso strumento di consolidamento del riciclo. Consente infatti di massimizzare le intercettazioni di materiali, di migliorarne la qualità, di riservare i volumi di materiali riciclati per le applicazioni più “nobili” (da bottiglia a bottiglia, da lattina a lattina). Presupposti essenziali per garantire la massima circolarità del settore.
Secondo i dati diffusi da Eurostat, il tasso di circolarità dei materiali nel 2021 è stato in Italia del 18,4% , due punti in meno rispetto al 2020 che ha fatto retrocedere il nostro Paese al quarto posto in Europa , dopo i Paesi Bassi (34%), il Belgio (21%) e la Francia (20%).
Non considerare l’opzione di un DRS in Italia per testare altre opzioni che in altri paesi non si sono rivelate efficaci sarebbe un errore strategico di grande rilevanza che lascerebbe l’Italia in coda alle classifiche UE per effettivo avvio a riciclo di qualità, costringendo con ogni probabilità a repentini cambi di direzione nel medio termine.
La Coalizione si rivolge dunque al Governo nella persona del Ministro dell’Ambiente e ad Agenzie come l’ISPRA e ARERA, chiedendo di avviare un processo di ascolto di tutti i portatori di interesse che includa anche la società civile che, da un sondaggio effettuato dalla campagna, ha dimostrato di sostenere all’83% l’introduzione di un sistema cauzionale. Anche la GDO nazionale, che giocherebbe un ruolo importante nella raccolta dei contenitori di bevande, ha dimostrato un’apertura verso il DRS con due eminenti insegne come Esselunga e Lidl che nella recente indagine di Greenpeace si sono dichiarate favorevoli al sistema.
Informazioni sulla Coalizione “A Buon Rendere – molto più di un vuoto ”
La Coalizione riunisce tutte le principali Organizzazioni Ambientaliste (ed altre attente ai temi del paesaggio, della qualità delle produzioni alimentari, del consumo responsabile) nazionali, altre di interesse locale, e diverse Amministrazioni Locali (interessate, queste ultime, al tema del deposito cauzionale per gli effetti virtuosi sulla scomparsa dei fenomeni di littering. I costi di rimozione dei rifiuti dispersi in contesti naturali o urbani gravano infatti attualmente sui Comuni).