Nasce in Svezia il primo sistema di deposito cauzionale europeo per lattine e bottiglie monouso

Il sistema di deposito cauzionale svedese è stato il primo ad essere implementato in Europa nel 1984 anche se inizialmente fu pensato per le sole lattine. Dovettero passare 10 anni prima che si aggiungessero anche le bottiglie in plastica.

Così come in altri paesi del mondo, il vuoto a rendere è stato istituito in Svezia su base volontaria da parte delle aziende produttrici di birra intorno alla fine dell’Ottocento. Tra il 1886 e il 1887 i diversi birrifici decisero di creare un unico sistema per la raccolta dei vuoti per facilitare ai consumatori la restituzione delle bottiglie che potevano essere rese presso qualsiasi rivenditore (e non solamente presso il rivenditore dove era stato fatto l’acquisto) ma anche per potere così spuntare dei prezzi migliori nell’acquisto delle bottiglie.

Un DRS per contrastare l’abbandono delle lattine di birra

Le lattine fecero la loro comparsa sul mercato svedese e 1955 e nel 1979 venne inaugurata la prima fabbrica produttrice di lattine nel paese. Nei primi anni ottanta avvenne che le bevande commercializzate in bottiglie standard in vetro ricaricabili cominciarono a perdere velocemente a favore di lattine e bottiglie in PET, al punto che diverse associazioni ambientaliste cominciarono a spingere per l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale in quanto questi contenitori si ritrovavano sempre più presenti nei rifiuti abbandonati nelle città e in natura. Un’indagine di quegli anni aveva documentato che le lattine di alluminio rappresentassero il 10% dei rifiuti dispersi nel littering. Per contrastare questo problema crescente il Parlamento svedese approvò , nel 1982 una legge che imponeva l’istituzione obbligatoria di un sistema di deposito cauzionale per le lattine affidato ad un’organizzazione che si facesse carico della raccolta e avvio al riciclo delle delle lattine con un obbligo di raccolta di almeno il 75% dell’immesso sul mercato entro tre anni (1985).

In un primo tempo i produttori di bevande e produttori di lattine si dimostrarono contrari all’idea di un DRS ma dovettero cedere il passo di fronte alla forte pressione da parte della società civile, all’evidenza del mancato raggiungimento del 75% di raccolta unito al successo del progetto pilota di DRS avvenuto sull’isola di Gotland (la più grande isola svedese) che ne aveva mostrato fattibilità ed efficacia.

Tassi di ritorno del 90% per i contenitori soggetti a DRS

Nel 1984 prende dunque il via un sistema di deposito cauzionale per lattine, gestito dalla no-profit Svenska Returpack/ Pantamera (l’amministratore di sistema), formata dal 48% dall’unico produttore di lattine in Svezia, dal 48% dai birrifici e 4% dai rivenditori. In seguito, la governance di Returpack è cambiata e attualmente è composta al 50% dall’associazione dei produttori di birra, al 25% dalla Federazione dei rivenditori di generi alimentari e al 25% dall’Associazione dei negozi di alimentari ( rivenditori indipendenti e piccolo commercio).      

Nel 1994 dieci anni dopo una nuova legge estende l’obbligo di aderire al sistema cauzionale anche alle bottiglie in PET e successivamente a tutti i contenitori per bevande in plastica. In realtà il legislatore avrebbe voluto introdurre un sistema di deposito cauzionale per bottiglie in PET ricaricabili, ma non fu possibile a seguito di una grande opposizione da parte dei produttori di bevande.

Il DRS svedese copre bottiglie in plastica e lattine che contengono tutti i tipi di bevande: analcoliche, birra, sidro e acqua minerale. Sono escluse le bevande che contengono più del 50% di prodotto derivato da latte e i succhi di frutta.

Per ulteriori approfondimenti vai alla presentazione del sistema svedese effettuata durante il nostro convegno del 7 giugno 2022.

Leggi anche: Dal vuoto a rendere delle bottiglie in vetro ai sistemi di deposito cauzionale per contenitori di bevande monouso

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