Stefano Stellini – Direttore Generale CIAL
Secondo Stefano Stellini di CIAL in Italia, con un basso consumo pro-capite (36 lattine) quando comparato ad altri Paesi UE, e con un tasso di riciclo del 93.8%, “è difficile immaginare sistemi alternativi all’attuale“. Altri dati condivisi dal direttore sono le tonnellate immesse al consumo, circa 30.000, e l’informazione sul fatto che il consumo di bevande in lattina avvenga per un 65/70% nelle case, e per il 30/35% nel circuito Horeca. Situazione che – a suo avviso – renderebbe ” insignificante” il consumo fuori casa, e pertanto “un contributo modesto al littering” dato dalle lattine.
A dire il vero, rispetto a tali affermazioni riceviamo come Campagna numerose testimonianze da parte di realtà aderenti che svolgono attività di cleanup che ci dicono che nei luoghi dove avvengono più frequentemente gli abbandoni, le lattine non mancano, anche se meno numerose delle bottiglie in vetro e in plastica.
In generale il mancato riciclo “can to can” l’unico che previene il consumo di alluminio vergine e gli impatti ambientali correlati, resta un tema importante agli effetti della decarbonizzazione del settore.
Nonostante avvengano in Italia attività di recupero dei metalli dal rifiuto indifferenziato negli impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) o dalle ceneri dei termovalorizzatori si tratta di attività che comportano un dispendio di risorse energetiche ed emissioni di Co2 che sarebbero evitabili con un recupero da raccolta selettiva tipico dei DRS. Infine, i target UE fanno espressamente riferimento alla separazione alla fonte, il che escluderà dal calcolo l’alluminio recuperato dalle scorie degli inceneritori.
Walter Regis – Presidente ASSORIMAP
A portare il punto di vista dei riciclatori è intervenuto Walter Regis che ha spiegato che il nuovo regolamento europeo PPWR contiene, oltre al DRS , anche altri importanti provvedimenti per il riciclo.
Il presidente di Assorimap ha precisato che un sistema di deposito cauzionale in Italia viene visto con favore dalle aziende del comparto che rappresenta per la potenzialità che i DRS hanno di aumentare l’intercettazione dei materiali, mettendoli a disposizione per il riciclo. Più che di qualità il settore manca di quantità ha concluso Regis e “un DRS potrebbe risolvere un problema di approvvigionamento storico pe ril comparto. Spesso le aziende del riciclo non riescono ad avere materiali e non riescono a fare così una programmazione aziendale”.
David Dabiankov Lorini – Direttore ASSOBIBE
Per il direttore di Assobibe è importante guardare a quello che viene fatto all’estero, ma andrebbe considerata la situazione nazionale e adottare l’approccio suggerito da Fontana direttore del Conai di guardare a cosa ci manca per raggiungere gli obiettivi per le bottiglie in PET, evitando di copiare altri paesi diversi dall’Italia se non per alcuni dettagli.
Nonostante Assobibe sostenga buona parte del manifesto di UNESDA “UE Manifesto for 2024-2029” , per quanto riguarda il DRS l’associazione rivendica una diversa posizione. Secondo il direttore Lorini per i contenitori in vetro e alluminio utilizzati dai produttori associati non servirebbero “altre misure o stimoli aggiuntivi” per migliorarne l’intercettazione. Rispetto agli obiettivi di intercettazione per le bottiglie in PET, possono essere valutati altri strumenti integrativi, come l’incentivo al consumatore in varie forme per stimolarne il coinvolgimento, anche senza il DRS. Lorini cita nel suo intervento la difficoltà per i produttori di bevande ad accedere al PET post consumo con investimenti da parte delle imprese che rischiano di essere vanificati in quanto gli imballaggi raccolti non vengono utilizzati per un riciclo closed-loop, bottle-to-bottle. “Oggi –conclude Lorini– la situazione in Italia non è favorevolissima, alle nostre aste vengono dall’estero a comprare materia prima seconda e la distolgono dal mercato italiano delle bevande. Necessario facilitare il ritorno in possesso dei materiali per chi ha obblighi di utilizzo di contenuto riciclato.“
L’unica risposta possibile alla situazione sfavorevole che i produttori di bevande incontrano in Italia sta nell’implementazione di un DRS che contenga nel regolamento una clausola simile a quella del DRS slovacco, che garantisca ai produttori di bevande un accesso privilegiato ai materiali raccolti, per farne contenitori identici con contenuto riciclato. La scelta di appoggiare la posizione attendista dei Consorzi del Conai, ignorando l’avvertimento di Coripet, non aiuterà le aziende associate, e soprattutto quelle più piccole, a risolvere il problema dell’accesso difficoltoso ai materiali post consumo.
Tra i deputati intervenuti vi è stata Eleonora Evi (PD), presente durante tutto l’evento che ha espresso apprezzamento per l’analisi del rifiuto indifferenziato compiuta dalla Città metropolitana di Torino, in quanto offre “chiare indicazioni su come muoversi per migliorare l’intercettazione dei contenitori di bevande”, dicendosi convinta che l’incentivo del deposito potrà aiutare laddove gli eco-compattatori non hanno funzionato. In risposta al tema portato da D’Aprile delle infrastrutture impiantistiche carenti, soprattutto al Centro Sud Evi ha affermato di non vedere correlazioni con il tema del DRS – che permetterà all’Italia di raggiungere gli obiettivi europei – e soprattutto in considerazione del fatto che le infrastrutture vanno comunque potenziate.
Gli altri interventi dei deputati hanno sposato in generale la linea di opposizione rispetto alla necessità di un DRS in Italia sposata dal MASE e dai consorzi del Conai intervenuti, seppur con diverse sfumature come può risultare dalla visione dell’evento. Tra questi l’intervento di Erica Mazzetti – Forza Italia che nella precedente legislatura aveva presentato una mozione a favore di un sistema cauzionale insieme ad altri colleghi di partito.
In chiusura è intervenuto nuovamente Sergio Costa che ha ricordato che un DRS e la raccolta differenziata domiciliare – che funziona bene nelle piccole città ma meno nelle grandi – sono due sistemi complementari e non antagonisti, ribadendo la sua volontà di arrivare alla realizzazione di una proposta giuridico-normativa da intraprendere collegialmente e trasversalmente ai gruppi politici di appartenenza.
Vai alla registrazione completa dell’evento e alla video intervista post evento di Teleambiente a Sergio Costa e Stefano Laporta.