Un’indagine sui contenitori dispersi richiama i grandi marchi ad appoggiare un sistema di deposito cauzionale

Un’indagine di brand audit lunga un anno rivela la massiccia presenza dei grandi marchi di bevande nel littering, con una sorprendente prevalenza del settore della birra. L’iniziativa di una cittadina volontaria evidenzia l’urgenza di politiche di Responsabilità Estesa del Produttore efficaci come l’adozione di un sistema di deposito cauzionale che intercetti gli oltre 8 miliardi di contenitori che sfuggono al riciclo ogni anno.

L’indagine di brand audit che si svolge nei Comuni di Grezzago, Trezzo sull’Adda, Pozzo d’Adda e altre aree limitrofe è resa possibile dall’impegno quasi giornaliero e volontario di Helena Boers, che raccoglie da tempo i rifiuti abbandonati nelle stesse aree periferiche del milanese di cui una parte importante è costituita da contenitori per bevande. Periodicamente come campagna ne pubblichiamo i risultati in modo da sollecitare il Governo e i produttori di bevande a prendersi carico del problema e dei suoi impatti negativi per l’ambiente, l’economia del riciclo, i bilanci comunali e anche lo Stato che ogni anno paga all’Unione Europea una Plastic Tax per gli imballaggi in plastica che non ricicliamo.

I contenitori per bevande una volta raccolti, e prima di essere conferiti nella raccolta differenziata, vengono caricati da Boers sulla webapp di ABR Radar sulla base di: tipologia, materiale, marca e tipo di bevanda. Questa metodologia di analisi o categorizzazione del rifiuto è chiamata Brand Audit perché prevede anche l’identificazione del marchio della bevanda.

I risultati di questa indagine compiuta su 21.617 contenitori per bevande trovati dispersi nell’ambiente nell’arco di un anno da Boers ( 1° maggio 2024 – 31 maggio 2025) offre uno spaccato valido a livello nazionale su un fenomeno purtroppo in crescita come quello del littering (la dispersione dei rifiuti nell’ambiente). Si tratta dell’unica iniziativa nel suo genere portata avanti in Italia che misura la presenza dei contenitori per bevande nel littering, e che, interessando le stesse aree e strade adottate da Boers, permette anche di capire ogni quanto tempo il littering si accumula nuovamente nelle zone già ripulite.

Di quest’iniziativa in itinere ne ha raccontato anche Greeen & Blue qualche tempo fa.

Su chi ricade la responsabilità del littering?

Una prima considerazione da fare è che la narrazione nazionale sulla gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata che viene ripresa dai media ha sempre messo l’accento sui risultati positivi conseguiti rispetto ad altri paesi UE, e mai su cosa non funziona e andrebbe migliorato.

La responsabilità sul littering e sui limiti della raccolta differenziata vengono quasi sempre imputati ai Comuni e/o al comportamento dei cittadini, senza mai mettere in discussione il sistema di avvio a riciclo attuale nel suo complesso, tra metodologie di raccolta non più all’altezza degli stili di vita attuali, e le risorse messe a disposizione dai consorzi del Conai a Comuni che sono insufficienti (oltre che in fase di ricontrattazione).

Si è dovuto aspettare il 2024 con la campagna di Ichnusa , “Se deve finire così, non beveteci nemmeno” per avere un produttore di bevande che “ammettesse” l’evidenza del littering. Meritevole quindi che Ichnusa prenda le distanze dai comportamenti che causano il problema, e si attivi in campagne di pulizia estive, ma un produttore di bevande sa bene che senza un sistema di deposito non si risolve il problema del littering.

Parlando di birra il settore risulta al primo posto come abbandono di contenitori in vetro e metallo con un 35% rispetto al settore delle acque (31%) e delle bibite analcoliche (26%).
Anche se, come vedremo, i grandi marchi e i gruppi leader di mercato sono (di conseguenza) i principali responsabili di questo tipo di inquinamento   – e i risultati emersi sono in linea con quelli dei Brand Audit internazionali   – è il primo posto in classifica della birra a essere una particolarità tutta italiana

ANALISI DATI RACCOLTI CON ABR RADAR

Dal 1° maggio 2024 al 31 maggio 2025 Helena Boers ha raccolto 21.617 contenitori per bevande abbandonati tra Grezzago, Trezzo sull’Adda, Pozzo d’Adda e altre località vicine destinandoli alla raccolta differenziata. Preservando così l’ambiente, e “salvando” gli imballaggi dall’incenerimento o dalla discarica.

Di questi, la maggior parte è costituita da bottiglie di plastica per un 42,2%, da lattine in alluminio per un 28,3%, da bottiglie in vetro ( 25% ) e da cartoni per bevande (4,50%).

E’ stato possibile individuare la tipologia di bevanda per 21.191 dei 21.617 contenitori raccolti di cui 7.468 riconducibili al settore della birra, 6.774 al settore delle acque minerali, 5.669 delle bibite analcoliche, 1.280 del vino/ alcolici e 426 non categorizzati in quanto privi di etichetta o danneggiati.

Tra le tipologie di bevande il settore della birra è al primo posto con il 35%, seguito dal settore delle acque con il 31%, bibite analcoliche ( 26,%) e vino/alcolici (6%).

Nonostante in Italia si immettano al consumo molte più bottiglie in PET e in vetro, e siamo il Paese UE dove si consumano molto meno lattine a livello pro-capite ( 36 contro le 150 del Belgio e 300 della Spagna secondo CIAL), il contributo delle lattine al littering risulta tutt’altro che insignificante risultando il secondo materiale più disperso nell’ambiente, dopo la plastica e prima del vetro.

Fonte Dashboard What we waste

Le Marche delle bevande più presenti nel littering

La marca è stata indicata per 11.686 dei contenitori raccolti. Le 10 marche più presenti nel littering rappresentano il 67% dei contenitori raccolti.

La classifica dei marchi più frequentemente rinvenuti nel littering nel milanese vede al primo posto Moretti, seguito da Red Bull, Coca Cola e San Benedetto.

BIRRA: le marche dei contenitori
Dei 7.468 contenitori per birra raccolti la marca è stata indentificata per 5.211 contenitori. Le marche coinvolte sono 29 e le 10 marche più presenti nel littering ne rappresentano il 92,46%.

ACQUA : le marche dei contenitori

Dei 6.674 contenitori per acqua minerale raccolti la marca è stata indentificata per 2.644 contenitori. Le marche coinvolte sono 19 e le 10 marche più presenti nel littering ne rappresentano l’86,62%.

BIBITE ANALCOLICHE: le marche dei contenitori
Dei 5.669 contenitori per bibite raccolti la marca è stata indentificata per 3.831 contenitori. Le marche coinvolte sono 18 e le 10 marche più presenti nel littering ne rappresentano il 96,00%.

La classifica dei marchi del settore Soft Drink vede Red Bull al primo posto, Coca Cola al secondo con solo un punto di stacco, seguita da Estathé di Ferrero al terzo, Monster al terzo e Fanta al quarto.

LA CLASSIFICA PER GRUPPO

Se consideriamo i gruppi che hanno più marchi nel proprio portafoglio il gruppo Heineken che detiene i marchi Moretti e Ichnusa è al primo posto nella classifica dei gruppi più presenti nel littering. Seguono Coca Cola, Ab Inv e San Benedetto con i marchi indicati nell’infografica.

Emissioni di CO2 evitate grazie al riciclo

Qualora i 21.617 imballaggi per bevande non fossero stati raccolti e conferiti nella raccolta differenziata domiciliare da Boers sarebbero rimasti per decenni nell’ambiente, oppure smaltiti in qualche rara operazione di pulizia organizzata da Milano Città Metropolitana o dai Comuni. Il riciclo di questi contenitori ha evitato all’ambiente l’emissione di 3,02 tonnellate di CO2 che corrisponde alle emissioni di una vettura che compie circa 21,587 chilometri.

Considerando che sono 8 miliardi i contenitori che sfuggono al riciclo ogni anno, se adottassimo da quest’anno un sistema di deposito cauzionale, [considerando i tempi richiesti perchè funzioni a regime] si potrebbero invece riciclare da qui al 2029 circa 827.663 tonnellate di materiali, con un risparmio di 1.087.637 tonnellate di CO2 equivalenti.

Correlazione tra Quota di Mercato e Presenza nel Littering:

L’analisi dei dati raccolti da BFFP nel corso di cinque anni (2018-2022) ha rivelato una proporzionalità diretta tra la quota di mercato delle grandi aziende produttrici di bevande e la presenza dei marchi nel littering. Coca Cola è risultata costantemente la marca di rifiuti più presente a livello globale, dato che stato è ulteriormente confermato da Plastic Radar di Greenpeace prima citata e anche in questa iniziativa nel milanese.

Questi studi, che hanno alimentato campagne di comunicazione globali, svolgono un ruolo cruciale nel responsabilizzare i marchi e in particolare i leader di mercato, riguardo al loro contributo all’inquinamento ambientale. Grazie a queste evidenze concrete portate dalle campagne di brand audit i Produttori di bevande sono arrivati a sostenere negli anni politiche di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) più efficaci in Europa, come i sistemi di deposito già implementati in 17 Paesi UE ( 18 ad ottobre con l’avvio del sistema in Polonia).

Nonostante il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti venga denunciato da singoli cittadini, associazioni e spesso con interventi da parte di personaggi noti, la narrazione adottata a livello globale da parte dei produttori di bevande tende a minimizzare la responsabilità del produttore, e ad enfatizzare la responsabilità dei singoli. Come abbiamo visto in Italia dalla campagna di Ichnusa “Se deve finire così non beveteci nemmeno” già citata alla nuova Campagna SUP (Single-Use Plastics) dal titolo “Da bottiglia a bottiglia”.

Questa narrazione ha avuto origine da oltre mezzo secolo ormai come abbiamo raccontato attraverso la storia dello spot del “Crying Indian” — celebre simbolo della lotta all’inquinamento negli Stati Uniti negli anni 70 — che nascondeva una strategia astuta: Keep America Beautiful (KAB), l’organizzazione promotrice, era fondata e finanziata dalle grandi aziende produttrici di imballaggi e bevande usa e getta. Il loro vero scopo non era prevenire i rifiuti alla fonte, bensì spostare la responsabilità dell’inquinamento dalle corporazioni ai singoli cittadini e promuovere un modello di “consumo infinito”.

La storia di Helena Boers

Helena Boers, una residente in Italia di origine olandese raccoglie volontariamente da anni rifiuti lungo le strade della sua zona, per ricambiare l’affetto ricevuto nel suo paese d’adozione ma anche dalla frustrazione per l’incuria ambientale dilagante. Oltre a ripulire le aree da tutte le tipologie di rifiuti abbandonati, Helena registra da qualche tempo i dati riferiti ai contenitori per bevande che raccoglie tramite la webapp ABR Radar messa a disposizione dalla campagna “A Buon Rendere“.

I dati quantitativi e qualitativi sui rifiuti raccolti da Helena, sulla tipologia e le marche coinvolte rappresentano un’evidenza chiave per supportare la richiesta della campagna di adottare un sistema cauzionale che rappresenta l’unico sistema che abbia dimostrato di poter ridurre drasticamente la dispersione degli imballaggi per bevande in tutti i paesi dove è stato adottato.

L’impegno di singoli cittadini come Helena Boers, che utilizzano strumenti come ABR Radar o partecipano ad iniziative di citizen science, contribuisce in modo significativo a fornire dati concreti per sollecitare politiche ambientali a livello europeo. E’ questo il caso dell’Olanda dove i rilevamenti puntuali sulla natura del littering di Dirk Groot alias Zwerfinator sono stati ripresi nei rapporti governativi e, insieme all’impegno corale di diverse Ong, hanno influenzato le decisioni politiche nazionali sulla gestione dei rifiuti.

Breve storia delle iniziative di Brand Audit

Le prime iniziative di Brand Audit di respiro internazionale sono state quelle condotte da Break Free From Plastic (BFFP). La prima iniziativa nazionale è stata invece Plastic Radar di Greenpeace (2018-2021) mirata alle aree costiere e condotta nel periodo estivo. Da qui l’ispirazione è arrivata per lo sviluppo di ABR Radar, lo strumento della nostra campagna che permette di identificare le tipologie di contenitori da bevande e marche che si trovano nel littering ( i rifiuti dispersi nell’ambiente) e che presumibilmente non verranno riciclati ma smaltiti in inceneritori o discariche. Lo smaltimento è, purtroppo, la destinazione dei rifiuti conferiti nell’indifferenziato.

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