
La decisione presa dalla Romania di implementare un sistema di deposito cauzionale si è rivelata un successo con un tasso di raccolta degli imballaggi per bevande arrivato quasi un anno e mezzo dal suo lancio all’80%, con una notevole partecipazione dei cittadini e benefici ambientali. Questo ha portato a benefici ambientali sempre più evidenti, con meno imballaggi che finiscono nei fiumi, nelle foreste o nelle discariche, contribuendo concretamente agli obiettivi nazionali di riduzione dei rifiuti, economia circolare e lotta al cambiamento climatico.
L’impegno del ministro all’ambiente Mircea Fechet è stato determinante per arrivare all’implementazione del sistema. E anche il suo diniego nel concedere una deroga all’operatore RetuRO che indietro nei preparativi chiedeva di ritardarne l’entrata di tre mesi si è rivelato una buona mossa.
Ecco l’intervista concessa alla nostra campagna dal Ministro all’Ambiente Mircea Fecet in carica sino alla fine delle legislatura conclusasi dopo le recenti elezioni.
D. Quali impatti positivi sono già visibili in Romania, sia nell’ambiente naturale che nelle aree urbane, attribuibili al sistema di deposito cauzionale introdotto nel novembre del 2023? Come stanno reagendo i cittadini?
La Romania ha registrato una risposta notevole al lancio del Sistema di Deposto (SGR), sia da parte del pubblico che in termini di impatto ambientale. I rumeni hanno accolto il Sistema manifestando una grande apertura e un forte senso di responsabilità. Hanno capito rapidamente come funziona il sistema e, soprattutto, perché è necessario. Ogni bottiglia restituita significa meno plastica in natura e un passo concreto verso un paese più pulito. Il Sistema di deposito non è solamente uno straordinario strumento di logistica, ma anche un esempio di partecipazione civica e di attenzione all’ambiente. I benefici ambientali sono sempre più evidenti agli occhi di tutti : meno imballaggi finiscono nei fiumi, nelle foreste o nelle discariche. Questo contribuisce al raggiungimento degli obiettivi nazionali di riduzione dei rifiuti, di economia circolare e di lotta al cambiamento climatico. Ciò che è più incoraggiante, tuttavia, è la sensazione generale che tutti stiano contribuendo a una soluzione su scala nazionale per la tutela dell’ambiente. Questa responsabilità condivisa è forse il risultato più importante finora ottenuto che dimostra che, quando i cittadini hanno a disposizione gli strumenti giusti e un’infrastruttura semplice e accessibile, sono pronti a impegnarsi.
D. A quasi un anno e mezzo dall’entrata in funzione del sistema di deposito, e considerando la sua ferma posizione contraria a ulteriori rinvii alla data di lancio (prevista per fine novembre 2023), siete soddisfatti dei risultati? C’è qualcosa che cambiereste o fareste diversamente?”
Credo che la soddisfazione più grande sia essere finalmente riusciti ad avviare questo sistema atteso da molti anni, e a farlo in modo funzionale. Anche se l’inizio non è stato privo di difficoltà – come era prevedibile per un progetto di tale portata – il fatto che oggi abbiamo un tasso di ritorno superiore all’80% la dice lunga. Di non permettere ulteriori ritardi è stata una decisione che ho preso e, guardandomi indietro, penso che sia stata la decisione giusta. La Romania doveva passare dalle promesse ai fatti. Se c’è qualcosa che farei diversamente? Forse insisterei ancora di più, fin dall’inizio, sulla comunicazione pubblica e sull’informazione dei piccoli commercianti. Impariamo ogni giorno da cosa funziona e cosa deve essere migliorato. Ma il sistema è vitale, si sta sviluppando e progredendo, ma soprattutto i rumeni lo usano e lo sostengono.
D. Quali lezioni apprese in Romania dal momento della decisione all’attuazione del DRS potrebbero essere utili all’Italia nella valutazione locale del DRS?
Credo che una delle lezioni più importanti sia stata che una ferma decisione politica debba essere supportata da un calendario chiaro e da un team dedicato all’implementazione del sistema. In Romania, abbiamo attraversato diverse fasi di esitazione prima di impegnarci davvero nel lancio del DRS. Decidendo di non rimandare oltre, abbiamo inviato un segnale di serietà all’intera filiera, dai rivenditori ai produttori e agli operatori della logistica.
La seconda lezione riguarda la fiducia: creare fiducia nel sistema sia nei cittadini che nel settore privato è essenziale. La Romania ha optato per un sistema gestito dal settore privato, ma rigorosamente regolato dallo Stato. Si è trattato di una soluzione equilibrata, che offriva sia responsabilità che autonomia.
E l’ultima, ma non per importanza è la lezione sul ruolo decisivo che la comunicazione e l’educazione svolgono verso il pubblico. Se si vuole che i cittadini diventino parte attiva del sistema, è necessario spiegare loro non solo come funziona, ma anche perché è importante. Nel nostro caso, l’impegno dei cittadini ha fatto la differenza come dimostrano i tassi di raccolta superiori all’80%. Sono convinto che qualsiasi Paese che intraprenda il cammino con capacità di ascolto, condivisione, trasparenza e perseveranza, possa sviluppare un sistema efficiente. La Romania ne è la prova.
D. Che consiglio darebbe a un Paese che ha difficoltà a raggiungere gli obiettivi di raccolta e riciclo europei e nazionali? Il DRS potrebbe essere una soluzione concreta?
Il mio consiglio è semplice: non considerare il sistema cauzionale come un onere amministrativo, ma come uno strumento chiave per la trasformazione. Gli obiettivi europei non sono facoltativi e i sistemi di raccolta convenzionali non sono più sufficienti per raggiungerli. In Romania il DRS si è rivelato esattamente lo stimolo di cui avevamo bisogno per fare crescere rapidamente il tasso di raccolta.
Oltre l’80% del tasso di restituzione per i contenitori inclusi nel sistema rappresenta una percentuale che non avremmo mai potuto ottenere con la raccolta classica. Il DRS offre la motivazione economica necessaria ai cittadini per spingerli a partecipare, e alle autorità pubbliche tracciabilità e trasparenza.
Secondo i dati forniti da RetuRO, l’amministratore del DRS a marzo, sono stati restituiti quasi 384 milioni di confezioni, pari a circa il 75% della quantità immessa sul mercato mercato nello stesso periodo. Ciò include oltre 209 milioni di imballaggi in plastica, 97 milioni di lattine di metallo e 76 milioni di bottiglie di vetro.
Entro la fine di marzo 2025, i rumeni hanno restituito un totale di 1,06 miliardi di contenitori, dimostrando un efficiente e rapido adattamento al nuovo sistema. Uno studio condotto da Reveal Marketing Research nel marzo 2025 indica che l’82% dei rumeni restituisce gli imballaggi coperti da sistema, un numero in aumento rispetto al 70% del giugno 2024. La motivazione principale per il 51% degli intervistati è il riscatto della cauzione anticipata.
Sono stati costruiti sette centri operativi tra uffici e impianti che impiegano oltre 800 persone. Il sistema funziona rafforzandosi di settimana in settimana e di mese in mese, e i risultati sono visibili. Ora dobbiamo continuare a rafforzarlo ulteriormente.
L’obiettivo di questo 2025 è l’espansione del DRS nelle aree rurali in collaborazione con i piccoli commercianti per coinvolgerli più attivamente. Per ampliare l’accesso dei cittadini ai punti di raccolta sono state installate 192 nuove macchine per la raccolta automatizzata (RVM) migliorando la copertura anche nelle zone rurali. Stiamo anche valutando un programma pilota che introduca in comunità isolate, come quelle nelle zone montuose o nel Delta del Danubio, per garantire un’accesso al sistema di tutti i cittadini.
Quando si parla di riciclaggio la tracciabilità con il DRS è completa e possiamo quindi osservare un’economia circolare pienamente funzionale qui in Romania, ad eccezione del vetro di cui una parte del raccolto deve essere esportata perché non abbiamo ancora la capacità di riciclo necessaria qui in Romania.
In conclusione il DRS ha avuto un impatto positivo significativo in Romania, sia per quanto riguarda la tutela dell’ambiente che per il cambiamento che ha saputo innescare nel comportamento dei cittadini, consolidandosi come un modello di successo nella gestione dei rifiuti di imballaggio per il nostro Paese.

I tempi sono maturi per aprire il sistema ai contenitori per bevande riutilizzabili
Poco dopo averci rilasciato l’intervista il ministro durante una conferenza ha dichiarato alla stampa che gli ultimi sviluppi del DRS permettevano di rimettere sul tavolo una sua proposta di circa un anno e mezzo fa, riguardante l’introduzione di imballaggi riutilizzabili nel DRS, almeno per quanto riguarda gli imballaggi in vetro per bevande dall’acqua alla birra. Un’idea che, all’epoca, era stata accantonata a causa dei potenziali rischi di complicazione del sistema.
L’intenzione di Fechet è di avviare una consultazione pubblica sulla bozza di decisione governativa che formalizzerà questa iniziativa. Gli imballaggi riutilizzabili dovrebbero essere soggetti ad un deposito simile come valore a quelli già previsti dal sistema per gli altri contenitori. L’aggiunta delle bottiglie in vetro riutilizzabili richiederà l’adeguamento tecnico di alcune infrastrutture di raccolta automatica per gestire in sicurezza questi nuovi imballaggi che una volta raccolti vengono inviati agli impianti di lavaggio per poi essere nuovamente riempiti. Per il consumatore non cambia nulla in quanto i contenitori monouso e riutilizzabili vengono restituiti presso gli stessi punti di raccolta.