DRS: è arrivato per le aziende il momento di esporsi

La Campagna ” A Buon Rendere” a poco più di un anno dal suo lancio apre le adesioni al fronte delle aziende e in particolare ai produttori di acque minerali e bevande, e alle altre aziende che verrebbero coinvolte dall’introduzione di un un Sistema di Deposito Cauzionale in Italia, come è il caso della Distribuzione Organizzata. Occasione per il lancio della Call to Action in tal senso sarà il il prossimo evento di presentazione dello studio Il ruolo centrale del Deposito Cauzionale nella circolarità dei materiali” previsto il 15 giugno presso la Statale di Milano.

Nonostante la previsione all’art. 44 della Proposta di Regolamento Europeo sugli Imballaggi ed i relativi rifiuti abbia suscitato l’opposizione di settori industriali e consortili nel nostro Paese, è interessante notare che a livello UE tale misura sia stata addirittura richiesta da ampi settori industriali, che si sono accorti di quanto la circolarità possa diventare un fattore chiave di competizione in un’economia che è povera di materie prime rispetto alle potenzialità del suo sistema industriale. Tra i sostenitori dei sistemi cauzionali ricordiamo tra gli altri : NMWE, UNESDA, AIJN, BALL, Plastics Europe che hanno in più occasioni sottoscritto documenti di posizionamento multi-stakeholders come Target 90 per chiedere all’Unione europea di facilitare la transizione dell’industria delle bevande verso la circolarità, sviluppando un quadro giuridico per la creazione di efficienti sistemi di deposito cauzionale (deposit return systems – DRS) per gli imballaggi delle bevande.

Il nostro Paese sembra sempre più l’unico, in UE, dove gran parte del sistema confindustriale e delle associazioni di categoria di vari settori si è schierato contro la Proposta di Regolamento europeo, e nel farlo ha usato una comunicazione confusa e confusiva, in particolare proprio sull’art. 44 relativo al Sistema di Deposito finalizzato al riciclo.

Sistema di Deposito Cauzionale non è sinonimo di Vuoto a Rendere

Infatti la comunicazione dei portavoce delle associazioni o del governo – nel paventare effetti negativi per il comparto del riciclo – ha spesso citato il Sistema Cauzionale previsto all’art. 44, (che riguarda contenitori monouso in plastica ed alluminio, dunque materiali vocati al riciclo), nelle proprie critiche alle previsioni del Regolamento che concernono gli obiettivi di riuso e il vuoto a rendere;  mentre in realtà di tratta di previsioni molto diverse tra loro. Il vuoto a rendere è infatti tipicamente una misura volontaria per i produttori di bevande, intesa al riuso e relativa a circuiti interni ad una marca; anche se con il nuovo Regolamento i produttori sarebbero tenuti a perseguire obiettivi di riuso obbligatori per una percentuale minoritaria del loro immesso totale, la cosa è totalmente scollegata dalle previsioni sul DRS.

Intercettare, mediante il DRS, maggiori quantità di contenitori per bevande che attualmente sfuggono al riciclo – e con ciò stesso mettere a disposizione dei produttori di bevande più materia riciclata invece che vergine a costi accessibili – non può che favorire il comparto del riciclo; se dunque ci teniamo veramente – come ripetono nelle loro narrazioni le associazioni industriali nazionali ed il governo – alle eccellenze italiane sul riciclo (eccellenze che tuttavia hanno ancora ampi spazi di miglioramento in termini di intercettazione di materiali e di impiego degli stessi per gli usi più “nobili”, evitando il “downcycling”) non si può che essere pienamente a supporto del DRS.

Gli italiani che viaggiano notano gli effetti positivi del DRS sul littering

Le persone oggigiorno possono informarsi facilmente, e notare, viaggiando nei 13 Paesi europei dove è già in vigore un sistema cauzionale, che lì si trovano macchine efficienti nella raccolta dei contenitori (tipicamente, presso i supermercati) e che praticamente non si trovano contenitori per bevande nei cestini stradali, nei parchi nelle vie cittadine e lungo il ciglio delle strade e autostrade.

Ad oggi, i sistemi di deposito attivi in Europa sono tredici (Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Islanda, Lettonia, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Slovacchia e Svezia) e raggiungono tassi di intercettazione e riciclo che superano il 90% per gli imballaggi coperti dal sistema. Ulteriori undici Paesi hanno già stabilito l’intenzione di introdurre tali sistemi e si accingono a farlo nei prossimi tre anni (Austria, Cipro, Grecia, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito, Romania, Scozia, Turchia, Ungheria).

L’industria delle bevande davanti ad un bivio

L’industria delle bevande nazionale ha due opzioni davanti a sé: temporeggiare prima di prendere iniziative, stando alla finestra e sperando che il governo italiano riesca da solo ad opporsi ad una iniziativa UE sul DRS (nella speranza che nei prossimi anni si avveri il miracolo di raccogliere, senza DRS il 90% delle bottiglie in PET, un miracolo sinora non avveratosi in alcun Paese del mondo), oppure abbandonare gli indugi, prepararsi a gestire l’inevitabile cambiamento – anziché subirlo – e seguire le orme dai colleghi d’oltralpe, decidendo insieme agli altri attori del sistema quale potrebbe essere la configurazione di un DRS più adatta per il nostro Paese. Ma non è solamente l’industria delle bevande a dovere prendere una posizione e ad attivarsi, perché nei modelli di DRS di successo europei è anche la Distribuzione Organizzata a sedere nell’Ente senza scopo di lucro che amministra il DRS.

La presentazione dello studio commissionato alla società di consulenza inglese Eunomia dalla nostra Campagna Nazionale “A Buon Rendere” che avverrà a Milano il prossimo 15 giugno sarà, oltre ad un momento in cui verranno fornite le reali evidenze sui benefici del DRS e sui relativi costi, l’occasione per lanciare il nostro call to action alle aziende. Lo studio “Il ruolo centrale del Deposito Cauzionale nella circolarità dei materiali” che analizza nel dettaglio gli impatti derivanti dall’introduzione di un DRS in Italia per gli imballaggi monouso per bevande, rappresenta il nostro contributo alla discussione che vogliamo portare verso il Governo, le Commissioni incaricate all’esame della proposta di Regolamento su imballaggi e rifiuti di imballaggio, l’industria delle bevande e la Grande Distribuzione Organizzata.

Si comincia con due importanti aziende italiane

Le prime aziende ad avere anticipato l’appello che parte dall’evento del 15 giugno sono il Gruppo Aquafil – leader nella ricerca di nuovi modelli produttivi per lo sviluppo sostenibile –  e Acqua Sant’Anna .

Parlando di bevande il marchio Acqua Sant’Anna non poteva che essere il primo ad aderire, considerato che il suo AD e Presidente, Alberto Bertone, è da tempo una voce fuori dal coro tra gli imprenditori nel suo ruolo di sostenitore dell’introduzione del deposito cauzionale in Italia.

Bertone nella recente intervista pubblicata da Polimerica.it ha chiarito i motivi del suo sostegno al sistema: “Credo molto nel sistema cauzionale e su questo tema sto spingendo da 25 anni, prima che diventasse di stretta attualità .  Attribuendo un valore economico alla plastica, chi la getterebbe nell’ambiente se potesse ricavarne un valore? Ci sono poi motivazioni di carattere ambientale, ma non solo: eliminando, o riducendo fortemente la dispersione delle bottiglie nell’ambiente smetteremo di essere colpevolizzati in quanto produttori di imballaggi monouso in plastica“.

Aggiornamento Adesioni:

Si sono successivamente aggiunte: Fonte Santa Maria, Acqua Amata e Pian della Mussa.

CONDIVIDI LA NOTIZIA SUI SOCIAL

— Altre news

I NOSTRI PARTNER PRINCIPALI