È stato presentato il 15 giugno a Milano il rapporto esecutivo dello studio “Sistema di deposito cauzionale: quali vantaggi per l’Italia e il riciclo” prodotto dalla società di consulenza Eunomia per l’Associazione Comuni Virtuosi e la campagna “A Buon Rendere” che analizza costi e benefici dell’introduzione di un DRS per contenitori per bevande nel nostro paese. Lo studio mostra come il DRS ci consentirà di raggiungere gli obiettivi vincolanti della direttiva SUP garantendo piena circolarità ai contenitori in PET per bevande facendo risparmiare ogni anno allo Stato e ai contribuenti oltre 100 milioni di euro di Plastic Tax europea e riducendo drasticamente il littering. Le nuove regole europee che disciplinano la responsabilità estesa del produttore già recepite a livello nazionale, assicurano inoltre che i cambiamenti sul profilo economico per i comuni saranno sostanzialmente neutri.
È stato presentato il 15 di giugno a Milano, presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano il rapporto esecutivo dello studio “Sistema di deposito cauzionale: quali vantaggi per l’Italia e il riciclo” prodotto dalla società di consulenza Eunomia per l’Associazione Comuni Virtuosi e la campagna nazionale “A Buon Rendere” per l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale per contenitori per bevande in Italia.
La giornata è iniziata con i saluti istituzionali, a cui sono seguiti gli interventi di quattro relatori, Clarissa Moraswki (Reloop), Enzo Favoino (campagna A Buon Rendere), Daniel Stunnel (Eunomia), Alessandro Pasquale (Mattoni 1873, NMWE Natural Mineral Waters Europe). Numeroso e qualificato l’uditorio che ha presenziato in sala o seguito in remoto composto da rappresentanti dei principali portatori di interesse, tra cui rappresentanti di aziende produttrici e imbottigliatrici, dei sistemi EPR, e delle imprese di gestione dei rifiuti, professionisti del settore, rappresentanti di enti locali e associazioni ambientaliste.
Il DRS è complementare ad altri meccanismi per la responsabilità estesa del produttore su altri tipi di imballaggi
Clarissa Morawski, Fondatrice e amministratrice delegata di Reloop, ha ricordato che alla fine del 2025 i sistemi DRS per contenitori per bevande saranno attivi in 18 paesi europei e alla fine del 2026 in 22 paesi europei (rispettivamente, 45% e 85% della popolazione europea). Parimenti, alla fine del 2026, ci saranno almeno 70 giurisdizioni nel mondo con un DRS attivo, per una popolazione servita di quasi 750 milioni di persone.
L’esperta ha ricordato che il consumo di materie prime e di energia legato al ciclo di vita dei contenitori per bevande, contribuisce ad acuire la “triplice crisi” ecologica (cambiamento climatico, perdita di biodiversità, inquinamento). La stessa industria delle bevande europea, ha aggiunto, promuove la transizione verso un uso più efficiente delle risorse naturali, chiedendo al legislatore comunitario di introdurre target vincolanti di raccolta per il riciclo del 90% per i TUTTI i contenitori per bevande e l’adozione obbligatoria di sistemi DRS efficienti e performanti.
Sulla base delle conoscenze sui sistemi DRS nel mondo condensate nel Global Deposit Book 2022, Morawski ha passato in rassegna i requisiti essenziali di un sistema DRS: struttura operativa, ovvero le funzioni per mantenere il sistema operativo efficace nel tempo; standard, ovvero la cornice necessaria per gestire il sistema in maniera efficiente; normative, che gettano le basi per costruire un sistema DRS solido. Molti di questi requisiti, elaborati insieme all’industria delle bevande, sono confluiti nella proposta di Regolamento UE su Imballaggi e Rifiuti da Imballaggio (PPWR) del 30 Novembre 2022 che raccoglie in uno specifico allegato (Allegato X), le “Prescrizioni minime per i sistemi di deposito cauzionale e restituzione”. Morawski ha spiegato inoltre come il DRS per contenitori per bevande sia complementare e non alternativo ai tradizionali schemi di responsabilità estesa del produttore, evidenziando che in tutti i paesi europei in cui è attivo un DRS, è attivo anche un sistema EPR per le altre tipologie di imballaggio..
Il DRS è lo strumento per raggiungere gli obiettivi della direttiva europea sulle plastiche monouso (la cd. Direttiva SUP)
Enzo Favoino, coordinatore scientifico della campagna “A Buon Rendere”, ha illustrato i risultati principali dello studio, il cui scopo, ha ricordato, è quello di informare correttamente e nelle sedi preposte, il dibattito sulle ricadute operative, ambientali ed economiche dell’introduzione di un sistema DRS in Italia, facendo chiarezza, tra le altre cose, sui costi associati, sulla relativa loro copertura, e sull’incidenza degli stessi per singolo contenitore immesso sul mercato.
Favoino ha spiegato che il punto di partenza dell’analisi dei costi/ benefici sulla introduzione di un sistema DRS in Italia è stata l’osservazione che il sistema si sta diffondendo velocemente in tutti i Paesi europei, come strumento per dare circolarità al settore, minimizzare il fenomeno del littering, e per raggiungere gli obiettivi prescritti dalla Direttiva SUP (già recepita nel nostro ordinamento nazionale), in particolare: 77% di raccolta per il riciclo delle bottiglie in plastica per bevande entro il 2025 e 90% entro il 2029; contenuto minimo di riciclato del 25% entro il 2025 (per le bottiglie in PET per bevande) e 30% entro 2030 (per tutte le bottiglie in plastica per bevande). D’altronde, mentre si parla di “eccellenza italiana nel riciclo” (che è vero in termini generali) è importante anche affrontare i chiaroscuri, che restituiscono, anche per l’Italia, una vasta area di criticità nel settore della plastica, come in tutti gli altri Paesi.
I dati mostrano che ci sarà un aumento dei tassi di riciclo, una riduzione di gas serra, e la prevenzione del littering
Secondo i risultati dello studio, l’introduzione di un DRS in Italia migliorerebbe significativamente la raccolta ed il riciclo dei contenitori per bevande in plastica con un aumento del tasso di raccolta dei contenitori per bevande in PET di almeno 21,9 punti percentuali ed un aumento del loro tasso di riciclo di almeno 32,9 punti percentuali (tabella 1).
Inoltre, l’introduzione di un DRS potrebbe far aumentare il tasso di raccolta e di riciclo del vetro (rispettivamente di 15,2 punti percentuali e di 18,9 punti percentuali, portando anche il vetro ad un tasso di riciclo ben superiore al 90%). Per quanto riguarda l’alluminio, i cui tassi di riciclo sono attualmente di poco superiori al 90% (secondo quanto dichiarato dal CiAL), è probabile che un DRS comporti solo miglioramenti marginali nella differenziazione e riciclo dell’alluminio; ma anche in questo caso si avrebbero miglioramenti non trascurabili, arrivando al 96%, oltre ai benefici condivisi con le altre tipologie di materiali in termini di riduzione del littering.
In tutti i casi, si avrebbe un netto miglioramento della circolarità complessiva, canalizzando i materiali recuperati verso le tipologie di riciclo di elevata qualità (closed loop, ossia da bottiglia a bottiglia, da lattina a lattina) mentre ad oggi tali materiali sono massimamente indirizzati ad applicazioni in downcycling, come i filati sintetici nel caso della plastica.
L’introduzione del DRS contribuirebbe inoltre ad una riduzione dei gas serra pari ad oltre 600.000 t/anno, dovuta principalmente al miglioramento dei tassi di riciclo effettivo delle bottiglie in PET, per un valore stimato in 64,2 M Eur/anno sulla base dei parametri internazionali di valorizzazione della CO2 evitata.
Infine, così come accade già in tutti gli altri paesi dove vige un DRS, l’introduzione del deposito sui contenitori per bevande determinerà una forte riduzione del littering. Studi precedenti hanno valutato una riduzione della dispersione dei materiali coperti da DRS pari al 95%. Nell’analisi condotta da Eunomia è stato assunto conservativamente un valore dell’ 85%. I benefici stimati per i cittadini e per l´industria del turismo ammontano a quasi 4 miliardi di euro.
Meno costi a carico del bilancio dello Stato
Nel suo intervento Favoino ha affrontato la questione delle ricadute economiche per i Comuni e per lo Stato, evidenziando che il sistema cauzionale è finanziato integralmente dai depositi non riscossi, dalla vendita dei materiali raccolti e, in maniera residuale, dal contributo dei produttori (commisurato al numero di contenitori immessi sul mercato). L’introduzione del DRS, sottolinea Favoino, rappresenterà un risparmio economico tangibile per lo Stato e i contribuenti. Grazie all’aumento della percentuale di bottiglie in PET riciclate, l’introduzione del DRS comporterà un risparmio stimato pari ad oltre 100 milioni di euro l’anno sulla “Plastic Tax” che l’Italia versa alla UE per i quantitativi di plastica non riciclata.
In Italia, come in tutti i Paesi UE, il contributo è tuttora prelevato dal bilancio nazionale dello stato. Viene inoltre ricordato che per provare a compensare le carenze del sistema attuale rispetto agli obiettivi stabiliti a livello europeo, lo Stato ha stanziato risorse economiche considerevoli per finanziare l’acquisto da parte dei Comuni dei cd. eco-compattatori pensati per integrare le raccolte tradizionali con raccolte selettive delle bottiglie in plastica per bevande.
I costi di introduzione del sistema, la loro copertura, e l’incidenza dei contributi EPR sul singolo contenitore
Il punto centrale della analisi costi/benefici presentata nel corso dell’evento, è stata la valutazione dei costi per la introduzione del sistema DRS in Italia. Con un approccio analitico che ha incluso tutti i costi industriali di investimento e gestione del sistema, l’analisi ha restituito un costo annuo di circa 640 Milioni di Euro, costo che :
- risulta marcatamente differente dai costi stimati da precedenti analisi preliminari di studi (nel corso dell’evento e della discussione, sono state fornite le motivazioni di tale differenza, che fa riferimento soprattutto, anche se non esclusivamente, al numero di RVM previste nei punti di restituzione – numero previsto pari a 100.000 in alcune delle analisi precedenti, quando in Germania, Paese di 85 M di abitanti, sono 44.000)
- verrebbe in massima parte coperto dalla vendita dei materiali intercettati e dai depositi non riscossi, che, per quanto marginali in percentuale (lo studio ha modellizzato il 90 e 93% di restituzione dei contenitori, limitando dunque i depositi non riscossi al 7-10%) rappresentano un valore in grado di coprire gran parte dei costi.
La parte residua dei costi, pari nello scenario “standard” (al 90% di tasso di restituzione e ai valori del 2021 di collocazione nelle aste dei materiali recuperati) pari a circa 80 Milioni di Euro, verrebbe coperta dai contributi EPR, che rappresentano il vero “costo netto” per la introduzione del sistema.
Ebbene, tale contributo EPR, qualora caricato sui contenitori, darebbe luogo ad una incidenza del tutto marginale, pari a 0,3-1,2 cent per la bottiglia in PET, 1,9-2,5 cent per la bottiglia in vetro, mentre nel caso delle lattine in alluminio non ci sarebbe bisogno di contributo EPR, in quanto la relativa quota di costo di gestione del DRS verrebbe integralmente coperta dal valore dei materiali recuperati e dall’ammontare dei depositi non riscossi.
Piccoli incrementi nei tassi di riciclo determinano aumenti esponenziali di efficienza nell’utilizzo dei materiali
Daniel Stunnel, a capo del gruppo di ricerca di Eunomia che ha elaborato lo studio, ha spiegato come i DRS contribuiscano al miglioramento delle performance generali dei sistemi di gestione dei rifiuti: dall’aumento dei tassi di intercettazione e riciclo effettivo, alla riduzione drastica del littering grazie all’effetto del deposito cauzionale, all’aumento del tasso di circolarità dei materiali con conseguente riduzione del consumo di materie prime e delle emissioni di gas serra, alla disponibilità di un quantitativo adeguato di materiali derivanti dal riciclo dei rifiuti per soddisfare la domanda crescente di materiale riciclato che proviene dalle imprese del settore.
Le aspettative nei confronti dei sistemi di gestione dei rifiuti stanno cambiando, ha sottolineato Stunnell. Il riciclaggio, così come si configura oggi, non è più sufficiente: i sistemi di gestione dei rifiuti dovranno sempre più garantire un flusso di materiali di elevata qualità utilizzabili ed effettivamente utilizzati in applicazioni “closed-loop” in sostituzione delle materie prime vergini, evitando il cd.“downcycling”, ovvero l’impiego dei materiali riciclati in applicazioni di inferiore valore con bassi o nulli tassi di circolarità.
Con riferimento in particolare ai contenitori per bevande in alluminio, l’esperto ha spiegato inoltre che anche incrementi marginali dei tassi di restituzione e avvio a riciclo, determinano aumenti “esponenziali” del tasso di circolarità dei materiali, quando i materiali vengono reimpiegati in “closed loop” ovvero “da contenitore a contenitore”.
Se ad oggi gli obblighi di “contenuto di riciclato” sono stati introdotti solo per le bottiglie in plastica per bevande, nel prossimo futuro tali obblighi potranno riguardare, e con molta probabilità riguarderanno, un ventaglio molto più ampio di prodotti e applicazioni. I sistemi DRS si collocano in questo scenario come valido strumento in grado di fornire risposte alla crescente domanda di materiali di qualità.
Garantire la circolarità e il risparmio delle risorse
Anche il presidente dell’Associazione europea dei produttori di acque minerali (Natural Mineral Waters Europe), l’imprenditore Alessandro Pasquale, a capo dell’azienda Mattoni 1873, ha voluto condividere la sua esperienza diretta legata all’uso efficiente e al riciclo “bottle to bottle” dei contenitori in PET. Pasquale, che è anche nel board dell’ente che in Slovacchia gestisce il sistema di deposito cauzionale, ha messo in evidenza che il sistema (“closed loop”) generato dal DRS consentirà ai produttori di arrivare ad utilizzare fino al 75% di rPET (il PET riciclato) al 2028, con enormi risparmi sia in termini economici che ambientali.
L’introduzione anche in Italia di un DRS, secondo Pasquale, potrà garantire anche nel nostro paese la chiusura del ciclo del PET, mettendo al riparo le imprese dai rischi legati alla volatilità dei prezzi delle materie prime e dei materiali da riciclo sui mercati internazionali.
Ha chiuso la sessione dedicata alle presentazioni Alex Bellini, esploratore e divulgatore ambientale che ha spiegato perché sostiene un DRS in Italia, e non solo.
Bellini ha raccontato dei suoi recenti viaggi nei paesi principalmente afflitti dall’inquinamento da plastica e si è augurato che non si indugi oltre in Italia nell’applicazione di un sistema che funziona, grazie proprio al meccanismo incentivante del deposito. “L’essere umano non riesce a cambiare la sua relazione con la plastica (…) non sempre la consapevolezza produce un cambio di abitudini (…) l’urgenza richiede massima tempestività e l’essere umano, ovunque nel mondo, è molto sensibile all’incentivo e risponde adeguatamente“. Ha spiegato Bellini. Come non dargli torto.
Documentazione riferita all’evento e al Rapporto
Il Rapporto completo : Unlocking the Benefits of a Deposit Return Scheme in Italy
Il Rapporto esecutivo : Sistema di deposito cauzionale: quali vantaggi per l’Italia ed il riciclo
La videoregistrazione dell’evento è disponibile sul canale You Tube della campagna
Per scaricare le presentazioni andare alla sezione Presentazioni Convegni della pagina Studi e Rapporti.
–Leggi anche l’articolo pubblicato da Economiacircolare.com : “Più riciclo e meno emissioni e littering”. Per lo studio di Eunomia il deposito cauzionale fa bene all’Italia