Chiudere il cerchio delle risorse: le lezioni da trarre dal sistema cauzionale slovacco

Un documentario prodotto dalla Campagna “A Buon Rendere – molto più di un vuoto” smentisce tutti i falsi miti e le obiezioni circolate in Italia conseguenti all’introduzione di un sistema di deposito cauzionale e ribalta la questione: Chi sostiene i costi dell’attuale sistema di raccolta e riciclo per gli imballaggi per bevande?

Il documentario “Chiudere il cerchio: alla scoperta del sistema di deposito slovacco” offre uno sguardo approfondito sul sistema di deposito cauzionale (Deposit Return System, DRS) slovacco per contenitori di bevande monouso, che ha dimostrato di avere nel paese un impatto positivo significativo sull’ambiente, sulla gestione dei rifiuti e sull’economia.

I rappresentanti della campagna “A Buon Rendere” per l’introduzione del deposito cauzionale in Italia si sono recati in Slovacchia per studiare da vicino come funziona il sistema e per sentirlo raccontare dalla viva voce dei soggetti che ne sono coinvolti: i produttori e i rivenditori di bevande che, attraverso un’organizzazione non profit, gestiscono e finanziano il sistema di deposito; senza trascurare il punto di vista dei cittadini attraverso gli occhi di una famiglia italo-slovacca.

Cosa è un sistema di deposito cauzionale per bevande

Il sistema di deposito prevede l’aggiunta di un modesto sovrapprezzo al momento dell’acquisto di una bevanda a titolo di deposito o cauzione, che viene interamente restituito al consumatore quando riconsegna il contenitore presso un punto vendita.

Questo meccanismo non solamente incoraggia la raccolta e il riciclo, ma garantisce anche un’effettiva economia circolare di prossimità – come è il caso della Slovacchia – che “chiude il cerchio” con un riciclo da “bottiglia a bottiglia” e da “lattina a lattina”, a differenza dell’Italia. Ovvero, gli imballaggi per bevande raccolti in Slovacchia non diventano materia prima seconda per produrre filati, ricambi per auto o altri oggetti che non hanno più un circuito di riciclo, ma alimentano la produzione di imballaggi identici per la cui produzione, in mancanza di materiale da riciclo, dovrebbero essere impiegati polimeri o metalli vergini.

Un prelievo di risorse evitabile che, in un paese povero di materie prime come l’Italia, mette in crisi anche gli obiettivi climatici e di decarbonizzazione nazionali, e in particolare della filiera degli imballaggi.

Il documentario ha seguito il percorso degli imballaggi restituiti presso i negozi che vengono da lì prelevati per raggiungere un centro di smistamento nazionale dove vengono contati, compattati e successivamente inviati ai riciclatori che li trasformano in nuove bottiglie in PET (adatte al contatto alimentare) e in nuove lattine.

La completa tracciabilità, tipica di un sistema di deposito come quello slovacco, è garantita da un codice a barre apposto su ogni imballaggio che permette di monitorare con precisione e in tempo reale quanti contenitori sono stati immessi al mercato e ancora in circolazione, e quanti sono stati intercettati dal sistema.

Risultati conseguiti a distanza di due anni

Il DRS in Slovacchia copre una vasta gamma di bevande confezionate, in bottiglie in PET e lattine, e ha raggiunto, a soli due anni dal suo lancio, un impressionante tasso di raccolta del 92% superando l’obiettivo del 90% previsto per il terzo anno di attività. La gestione di questo sistema è affidata a Správca Zálohového Systému SZ l’organizzazione no-profit che rappresenta la maggior parte dei produttori di bevande e dei rivenditori presenti sul mercato slovacco.

Ancora più significativo, il sistema slovacco ha raggiunto con sei anni in anticipo l’obiettivo del 90% di raccolta al 2029 stabilito dalla direttiva europea sulle plastiche monouso SUP per le bottiglie in PET, dimostrando così la sua efficacia e la sua rilevanza a livello internazionale.

Per avere un termine di paragone, in Italia, –  dove si consumano circa 15 miliardi di litri solo di acqua confezionata ogni anno –  il tasso di raccolta delle bottiglie in PET per bevande era pari al 67% nel 2022, comprensivo però dei quantitativi, per nulla trascurabili, di bottiglie perse durante il processo di selezione delle plastiche da raccolta differenziata e avviate a smaltimento/incenerimento (dati CONAI).

Nessuna nostalgia per il passato

Come si può sentire dalla viva voce dei protagonisti che gestiscono l’operatività del sistema, e dai diversi soggetti che vi partecipano, non vi è alcuna “nostalgia” per il periodo precedente al 2022 quando partì il sistema.

I produttori di bevande sono soddisfatti perché non vedono più i loro brand nel littering e perché possono riacquistare il loro materiale a prezzi calmierati per raggiungere (e superare) gli obiettivi di contenuto riciclato della direttiva SUP per le bottiglie in PET pari al 25% al 2025 e 30% al 2030.

La Distribuzione Organizzata e i rivenditori indipendenti sono molto soddisfatti sui livelli di copertura delle commissioni di gestione che ricevono dall’amministratore del sistema per ogni imballaggio che raccolgono.

Infatti, come commenta Martin Krajčovič portavoce di SAMO, l’Alleanza per il Retail Moderno: « I rivenditori di bevande e le insegne della GDO sono soddisfatti delle commissioni di gestione che ricevono dall’amministratore del DRS a compensazione dei costi che sostengono per la raccolta dei contenitori per bevande nei propri punti vendita e che coprono anche gli investimenti effettuati per l’acquisto delle reverse vending machines. Anche i piccoli rivenditori, che potrebbero essere esentati dall’avere un punto di restituzione per gli imballaggi, vogliono partecipare a livello volontario per i vantaggi che ne derivano in termini di fidelizzazione della clientela e di immagine per il punto vendita».

Le Municipalità, oltre a beneficiare degli effetti positivi per l’economia e l’occupazione locale, apprezzano la drastica riduzione degli imballaggi per bevande abbandonati sul territorio o conferiti nel rifiuto indifferenziato, e i minori costi che ne conseguono.

Anche i cittadini, come nel caso della famiglia italo-slovacca che ha accompagnato Enzo Favoino nel loro tour al supermercato, si sono abituati alla nuova consuetudine di riportare gli imballaggi vuoti quando fanno la spesa.

Pillole delle interviste dei protagonisti del DRS slovacco in risposta alle obiezioni che circolano in Italia

Insegnamenti per l’Italia

Gli insegnamenti da trarre per l’Italia a seguito di questa immersione nel DRS slovacco sono diverse e tutte importanti: sia di ordine economico che ambientale.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, ha contribuito a far luce su chi sono, in un DRS ben disegnato, i soggetti che finanziano e gestiscono il sistema. Soprattutto considerando che i costi attribuiti ad una sua introduzione in Italia circolati negli ultimi tempi sono stati sovrastimati e/o non correttamente imputati ai soggetti che dovrebbero assumersene la responsabilità.
Per quanto riguarda l’aspetto ambientale il principale beneficio riscontrato è legato alla sostanziale scomparsa dei contenitori di bevande dall’ambiente e dal flusso dei rifiuti indifferenziati.

Il problema del littering non è mai stato quantificato con precisione in Italia, ad eccezione dell’analisi Costi e Benefici realizzata da Eunomia per la Coalizione “A Buon Rendere” che evidenzia come ritardare di ulteriori anni l’avvio di un DRS significa una perdita di risorse economiche per il comunità che spostano lontano nel tempo i benefici per l’economia del settore e le conseguenti ricadute positive sull’occupazione che si potrebbero cogliere nel breve periodo.


I benefici ambientali dovuti alla sostanziale sparizione dei contenitori di bevande dall’ambiente e dal flusso di rifiuti indifferenziati non sono stati mai misurati in modo accurato in Italia, se non nella analisi Costi e Benefici conseguenti ad un’introduzione di un DRS pubblicata dalla Coalizione “A Buon Rendere” che evidenzia che, ritardare nel tempo l’avvio di un DRS per ulteriori anni, significa una perdita di risorse economiche per le comunità che differisce nel tempo i benefici per l’economia del settore, e l’impatto positivo sull’occupazione che ne consegue.

A sfatare un’obiezione cavalcata da più parti nel dibattito nazionale sui costi di implementazione di un sistema di deposito che graverebbero sullo Stato, sui Comuni, o sui cittadini, ha provveduto nella sua intervista Alessandro Pasquale proprietario di Mattoni 1873 – azienda di acque minerali ribadendo che: «non ci sono stati costi a carico dello stato, dei cittadini e dei Comuni dovuti all’introduzione del DRS in quanto i costi di attivazione del DRS e la creazione delle infrastrutture necessarie sono stati sostenuti dai produttori di bevande per un modesto importo iniziale, e tramite un prestito avuto dalla banche poi restituito. Tutto grazie alla sostenibilità economica del sistema garantita dalle sue tre fonti di finanziamento».

Silvia Ricci Coordinatrice Campagna “A Buon Rendere” ha dichiarato:

«Anche l’Italia, che vede ogni anno uno spreco di sette miliardi di contenitori per bevande, potrebbe raggiungere con un DRS il 94,4% di obiettivo di raccolta in soli due anni, come ha rilevato il nostro studio, con un risparmio per la fiscalità dello Stato di circa 110 milioni di euro imputabili alla sole bottiglie in PET dei circa 800 annui che paghiamo di Plastic Tax all’Europa per gli imballaggi in plastica che non riusciamo a riciclare. Lo studio che abbiamo prodotto è di fatto l’unico in Italia accessibile pubblicamente che quantifica costi e benefici relativi ad una sua introduzione anche da noi. Attendiamo a questo proposito un confronto proficuo con tutti i soggetti potenzialmente interessati dall’implementazione di un DRS nazionale».

Enzo Favoino Coordinatore Scientifico “A Buon Rendere” ha aggiunto:

« Nonostante la narrativa che circola in Italia dal momento in cui è stata presentata la proposta della commissione europea sul regolamento imballaggi e rifiuti da imballaggio PPWR sulla capacità del sistema italiano di arrivare all’obiettivo del 90%, non esiste un solo sistema al mondo che vi sia riuscito senza un DRS. Ogni anno perso nel cercare di ritardare un sistema cauzionale si traduce in perdite economiche per tutti quei soggetti e settori che sostengono il peso economico del sistema attuale. In primis mi riferisco allo Stato che, oltre alla Plastic Tax, sta affrontando esborsi importanti per finanziare programmi per l’acquisto di eco-compattatori (che invece, in un sistema cauzionale non richiedono finanziamenti da parte dello Stato, in quanto vengono acquistati e gestiti dalla Distribuzione Organizzata); in seconda battuta, vanno considerati gli oneri sostenuti attualmente dai Comuni, su cui gravano la maggior parte dei costi dovuti alla raccolta differenziata degli imballaggi per bevande (coperti solo in minima parte dalle restituzioni da parte del sistema EPR) e il 100% dei costi dovuti alla rimozione di tali imballaggi nel littering e al loro smaltimento/incenerimento quando conferiti nella raccolta indifferenziata o nei cestini stradali».

Lo studio prodotto da “A Buon Rendere” non è stato confutato

Secondo lo studio commissionato dalla Campagna “A Buon Rendere” ad Eunomia sui dati riferiti al 2021, l’introduzione di un DRS in Italia porterebbe ad un aumento significativo nella raccolta e nel riciclo dei contenitori in PET per bevande: si passerebbe da una percentuale di avvio al riciclo del 61,5% (misurata a valle degli impianti di selezione) al 94,4%. Questo significherebbe anche un risparmio annuale di emissioni di gas serra di oltre 600.000 tonnellate di CO2eq. I rivenditori che ospitano i punti di raccolta del DRS verrebbero ricompensati tramite commissioni di gestione. Queste commissioni, stimate tra 2,99 e 4,23 centesimi per ogni contenitore restituito, verrebbero coperte in buona parte dai ricavi dalla vendita dei materiali e dai depositi non riscattati, riducendo l’onere finanziario sui rivenditori.

Stima dei costi per l’introduzione di un sistema DRS in Italia e modalità di finanziamento del sistema

Infine, rispetto ai timori di un aumento dei costi a carico dei Comuni conseguente all’introduzione di un DRS, va rilevato che tali timori si concentrano su un solo aspetto: la perdita economica derivante dalla riduzione dei corrispettivi erogati dai sistemi collettivi (CONAI e CORIPET per le bottiglie in plastica, Cial per le lattine in alluminio e Coreve per le bottiglie in vetro) per il conferimento in convenzione dei rifiuti intercettati con la raccolta differenziata.

Una percezione limitata degli impatti economici di un DRS sui costi del servizio di gestione rifiuti per i comuni che trascura, oltre alle regole introdotte da ARERA sulla ripartizione di tali corrispettivi tra Comuni e Gestori del servizio, la riduzione dei costi di gestione dei rifiuti, determinati secondo la regolazione ARERA, che è possibile conseguire grazie all’eliminazione quasi totale dei contenitori per bevande nel littering e nei cestini stradali, e alla riduzione drastica della loro presenza nel rifiuto indifferenziato e nei flussi da raccolta differenziata.

(1) Un’introduzione del DRS dovrebbe diventare sostanzialmente obbligatoria, al più tardi, attorno al 2033, secondo quanto previsto dal Regolamento UE sugli Imballaggi, in corso di pubblicazione.

(2) Approfondimenti su questo ed altri aspetti che caratterizzano il sistema attuale di raccolta dei rifiuti da imballaggio, si trovano in questo articolo.

Per scaricare il Media Kit contenente il comunicato stampa inviato ai media e alcune immagini e infografiche cliccare qui.

Il documentario: Chiudere il cerchio: alla scoperta del sistema di deposito slovacco

Il trailer di Chiudere il cerchio

La pillola sul meglio delle interviste

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