Brand audit: anche in Italia i grandi marchi di bevande presenti massicciamente nel littering con qualche sorpresa

Un’indagine di otto mesi rivela la massiccia presenza di grandi marchi di bevande nel littering italiano, con una sorprendente prevalenza del settore birra in contenitori di vetro e metallo. L’iniziativa di una cittadina volontaria evidenzia l’urgenza di politiche di Responsabilità Estesa del Produttore efficaci come l’adozione di un sistema di deposito cauzionale che intercetti gli oltre 8 miliardi di contenitori che sfuggono al riciclo ogni anno. La classifica dettagliata dei marchi più frequentemente rinvenuti nel littering nel milanese vede al primo posto come singoli marchi Moretti, seguita da Coca Cola e Red Bull. Tuttavia, considerando i gruppi che detengono più marchi nel loro portafoglio, la situazione vede al primo posto il gruppo Heineken (che include Moretti e Ichnusa), seguito da Coca Cola, Ab Inv e dal gruppo San Benedetto.

Per leggere la sintesi vai al COMUNICATO STAMPA.

L’analisi dei quasi 11.500 contenitori dispersi vede prevalere come materiale la plastica per il 47% seguita dall’acciaio delle lattine con un 29%, dal vetro (20%) e dal cartone per liquidi (4% ).

Il reperimenti di questi dati che andiamo qui ad analizzare sono frutto di un’iniziativa di brand audit resa possibile dall’incredibile impegno quasi giornaliero di una cittadina volontaria, Helena Boers, che raccoglie nel milanese da tempo rifiuti abbandonati in alcune aree ben delimitate del milanese e li carica nella webapp di ABR Radar. Ne ha raccontato in un articolo Greeen & Blue lo scorso novembre.

Si tratta di dati riferiti ai contenitori per bevande trovati dispersi nell’ambiente ( il cosiddetto littering) nell’arco di otto mesi in termini di: tipologia di contenitore, di materiale, di bevanda e di marchio che offrono uno spaccato sul fenomeno del littering, purtroppo in crescita.

Lo confermano anche i risultati dell’iniziativa annuale Spiagge e Fondali Puliti 2025 di Legambiente, che ha registrato un preoccupante peggioramento del “grado di pulizia” delle spiagge rispetto all’edizione del 2024 che coinvolge anche i contenitori per bevande. Un indizio sull’escalation del problema è la partenza della campagna di Ichnusa , “Se deve finire così, non beveteci nemmeno” alla sua seconda edizione che ammette il problema, ma non supporta la sua soluzione. Il settore della birra, come raccontano i risultati, è estremamente interessato dal fenomeno dell’abbandono. Infatti come tipologia di bevande al primo posto troviamo l’acqua in bottiglia con il 33%, e con un solo punto percentuale di differenza troviamo la birra con il 32%, seguono le bibite analcoliche al 27%.

Le prime iniziative di Brand Audit di respiro internazionale sono state quelle condotte da Break Free From Plastic (BFFP) che sono state molto partecipate anche con il contributo dell’Italia. La prima iniziativa nazionale è stata invece Plastic Radar di Greenpeace (2018-2021) mirata alle aree costiere e condotta nel periodo estivo. Da qui l’ispirazione è arrivata per lo sviluppo di ABR Radar, lo strumento della nostra campagna che permette di identificare le tipologie di contenitori da bevande e marche che si trovano nel littering ( i rifiuti dispersi nell’ambiente) e che presumibilmente non verranno riciclati ma smaltiti in inceneritori o discariche. Lo smaltimento è, purtroppo, la destinazione dei rifiuti conferiti nell’indifferenziato.

Emissioni di CO2 evitate grazie al riciclo

Qualora i circa 11.500 imballaggi per bevande non fossero stati raccolti e conferiti nella raccolta differenziata domiciliare da Boers sarebbero rimasti per decenni nell’ambiente, oppure smaltiti. Il riciclo di questi contenitori ha evitato all’ambiente l’emissione di 1,7 tonnellate di CO2 che corrisponde alle emissioni di una vettura che compie circa 12.152 chilometri.

Considerando che sono 8 miliardi i contenitori che sfuggono al riciclo ogni anno, se adottassimo da quest’anno un sistema di deposito cauzionale, [considerando i tempi richiesti perchè funzioni a regime] si potrebbero invece riciclare da qui al 2029 circa 827.663 tonnellate di materiali, con un risparmio di 1.087.637 tonnellate di CO2 equivalenti.

La classifica dei marchi TOP TEN

I risultati di otto mesi di puntuali rilevamenti con ABR Radar nel milanese vedono i grandi marchi e gruppi leader di mercato come i principali responsabili di questo tipo di inquinamento, in linea con i risultati dei Brand Audit internazionali . Anche se emerge qui una particolarità tutta italiana che è la presenza ai primi posti della classifica del settore della birra che vede i contenitori in vetro e metallo maggiormente presenti nel littering e in particolare modo i gruppi Heineken e Ab Inv.

Infatti al primo posto come singoli marchi abbiamo Moretti seguita da Coca Cola e Red Bull ma se invece consideriamo i gruppi che hanno nel loro portafoglio più marchi al primo posto abbiamo il gruppo Heineken ( di Moretti) e al secondo Coca Cola, seguita da Ab Inv e dal gruppo San Benedetto.

In particolare sia una massiccia presenza di contenitori del settore birra nel littering che la presenta di lattine sconfessano alcune dichiarazioni pubbliche arrivate sia dal settore della birra che dal consorzio Cial per l’alluminio che tendevano a minimizza, rispettivamente, il contributo del settore della birra e delle lattine in alluminio al fenomeno del littering. Infatti durante l’iter legislativo del regolamento Europeo imballaggi il Presidente di Assobirra, Pratolongo, responsabile del gruppo Heineken, aveva espresso dubbi sull’utilità di un sistema cauzionale per la birra, sostenendo che in Italia il consumo di birra avviene in ambito prevalentemente domestico, o nel settore Horeca. Nonostante la campagna prima citata di Ichnusa ( Heineken) prendesse le distanze proprio dal fenomeno dell’abbandono. Allo stesso modo, il direttore del consorzio Cial aveva affermato nel corso di un evento del 2024 presso il Parlamento, dedicato al DRS che il contributo delle lattine al littering fosse irrilevante .

Nonostante in Italia si immettano al consumo molte più bottiglie in PET e in vetro, il contributo delle lattine al littering risulta tutt’altro che insignificante.

Se invece prendiamo in considerazione i tre settori ( acqua, birra, bibite analcoliche) vediamo che le dieci marche più presenti nel littering rappresentano l’86,62% nella categoria Acqua, il 91,06% nella categoria Birra e il 96,69% nelle bibite analcoliche.

Questo significa che nel rispetto dei principi della Responsabilità Estesa del Produttore e del “chi inquina paga” alla base delle legislazioni ambientali europee spetta ai produttori di bevande fare il primo passo nel riconoscimento del problema, e della sua soluzione.

Purtroppo questo non è ancora avvenuto in Italia, come abbiamo raccontato in un’aggiornamento seguente al convegno promosso dal Vice presidente della Camera Sergio Costa, tenutosi lo scorso ottobre presso la Camera dei Deputati.

ANALISI DATI RACCOLTI CON ABR RADAR

Dal primo maggio al 31 dicembre 2024 Helena Boers ha raccolto 11.499 contenitori per bevande abbandonati tra Grezzago, Trezzo sull’Adda, Pozzo d’Adda e altre località vicine come Cassano d’Adda e Albignano destinandoli alla raccolta differenziata. Preservando così l’ambiente, e “salvando” gli imballaggi dall’incenerimento o dalla discarica.

Di questi, la maggior parte è costituita da bottiglie di plastica per un 47%, da lattine in alluminio per un 29%, bottiglie in vetro ( 20% ) e cartoni per bevande (4%).

Tra le tipologie di bevande il settore delle acque in bottiglia è presente con il 33,33% seguito dalle birre (31,43%) , bibite analcoliche ( 26,86) e vino/alcolici (4,43).

E’ stato possibile individuare la tipologia di bevanda per 11.073 dei 11.499 contenitori raccolti di cui 3.833 riconducibili al settore delle acque minerali, 3.614 delle birre e 3.089 delle bibite analcoliche, 509 del vino/ alcolici e 454 non categorizzati in quanto privi di etichetta o danneggiati.

Le marche dei contenitori dispersi nell’ambiente
La marca è stata indicata per 5.830 dei contenitori raccolti. Di questi le 10 marche più presenti nel littering costituiscono il 67% del totale dei contenitori dispersi. Se si considerano le classifiche per categoria di bevande (acqua, birra e soft drinks) le 10 marche più presenti nel littering rappresentano una quota compresa tra l’86% e il 96% della categoria di appartenenza come vediamo nel dettaglio più avanti.

ACQUA : le marche dei contenitori
Dei 11.073 contenitori raccolti identificabili per categoria di bevanda 3.833 sono contenitori per acqua minerale. La marca è stata indentificata per 1.293 contenitori, di cui le 10 marche più comuni rappresentano l’86,62%.

BIRRA: le marche dei contenitori
Dei 11.073 contenitori raccolti identificabili per categoria di bevanda 3.614 sono contenitori per birra. La marca è stata indentificata per 1.340 contenitori, di cui le 10 marche più comuni rappresentano l’91,06%.

Come abbiamo visto il gruppo Heineken che detiene anche i marchi Moretti e Ichnusa è al primo posto nella classifica generale dei marchi più presenti nel littering mentre nella categoria birra rappresenta il 52,59%. Al secondo posto nella categoria birra c’è Ab Inbev che detiene Tennents, Beck’s e Corona con il 24,39%.

BIBITE ANALCOLICHE: le marche dei contenitori
Dei 11.073 contenitori per bevande raccolti identificabili per categoria 3.089 sono contenitori per bibite. La marca è stata indentificata per 2.115 contenitori, di cui le 10 marche più comuni rappresentano il 96,69%.

La classifica dei marchi del settore Soft Drink vede Red Bull al primo posto, Coca Cola al secondo seguita da Estathé di Ferrero al terzo e Monster al quarto.

Correlazione tra Quota di Mercato e Presenza nel Littering:

L’analisi dei dati raccolti da BFFP nel corso di cinque anni (2018-2022) ha rivelato una proporzionalità diretta tra la quota di mercato delle grandi aziende produttrici di bevande e la presenza dei marchi nel littering. Coca Cola è risultata costantemente la marca di rifiuti più abbondante a livello globale, dato che stato è ulteriormente confermato da Plastic Radar di Greenpeace prima citata e anche in questa iniziativa nel milanese.

Questi studi, che hanno alimentato campagne di comunicazione globali, svolgono un ruolo cruciale nel responsabilizzare i marchi e in particolare i leader di mercato, riguardo al loro contributo all’inquinamento ambientale. Nonostante la pubblica opinione denunci la situazione attraverso singole voci ed interventi da parte di anche di personaggi noti, la narrativa adottata dai produttori di bevande tende a minimizzare la responsabilità del produttore e ad enfatizzare la responsabilità dei singoli.

Tuttavia è stato grazie a queste evidenze concrete portate dalle campagne di brand audit che i Produttori di bevande sono arrivati a sostenere negli anni politiche di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) più efficaci in Europa, come i sistemi di deposito. Questo è avvenuto nei 17 Paesi che hanno già il sistema in corso e nei diversi Paesi Europei che hanno previsto l’avvio di un sistema cauzionale entro il 2027 ( come Polonia, Portogallo, Spagna, Grecia, Regno Unito) tra i quali, purtroppo, non figura ancora l’Italia.


La storia di Helena Boers

Helena Boers, una residente in Italia di origine olandese raccoglie volontariamente da anni rifiuti lungo le strade della sua zona, per ricambiare l’affetto ricevuto nel suo paese d’adozione ma anche dalla frustrazione per l’incuria ambientale dilagante. Oltre a ripulire le aree da tutte le tipologie di rifiuti abbandonati, Helena registra da qualche tempo i dati riferiti ai contenitori per bevande che raccoglie tramite la webapp ABR Radar messa disposizione dalla campagna “A Buon Rendere“.

I dati quantitativi e qualitativi sui rifiuti raccolti da Helena, sulla tipologia e le marche coinvolte rappresentano un’evidenza chiave per supportare la richiesta della campagna di adottare un sistema cauzionale che rappresenta l’unico sistema che abbia dimostrato di poter ridurre drasticamente la dispersione degli imballaggi per bevande in tutti i paesi dove è stato adottato.

L’impegno di singoli cittadini come Helena Boers, che utilizzano strumenti come ABR Radar o partecipano ad iniziative di citizen science, contribuisce in modo significativo a fornire dati concreti per sollecitare politiche ambientali a livello europeo. E’ questo il caso dell’Olanda dove i rilevamenti puntuali sulla natura del littering di Dirk Groot alias Zwerfinator sono stati ripresi nei rapporti governativi e, insieme all’impegno corale di diverse Ong, hanno influenzato le decisioni politiche nazionali sulla gestione dei rifiuti.

Per leggere il COMUNICATO STAMPA riferito a questa iniziativa e scaricare le immagini vai alla cartella media.

 

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