Scopriamo con ABR Radar quali sono i contenitori per bevande più abbandonati e non riciclati nel Belpaese

La campagna A Buon Rendere lancia un’iniziativa dedicata a tutti coloro che vogliono mettere la parola fine al fenomeno dell’abbandono dei rifiuti, a cominciare dai contenitori di bevande per i quali una soluzione già esiste, anche se non ancora in Italia. La partecipazione è aperta a tutti: dai singoli cittadini alle associazioni e comitati che sono già attivi nella raccolta dei rifiuti abbandonati, oppure che vogliono impegnarsi da ora nella costruzione di una banca dati sui rifiuti da imballaggio per bevande. Si tratta di un’iniziativa di Brand Audit in continuo – in cui si registrano collegandosi dal telefono o dal PC ad un sito –  le tipologie di contenitori di bevande e relative marche che si trovano maggiormente nei cestini stradali o disperse nell’ambiente (il cosiddetto littering).

I risultati verranno elaborati periodicamente per raccontare le diverse facce del littering da bevande – a seconda delle località e contesti urbani o naturali – allo scopo di sensibilizzare i produttori di bevande sulla necessità di appoggiare un sistema di deposito cauzionale per bevande aderendo anche alla nostra campagna. Questo come primo passo per chiedere al Governo e al Parlamento di non ritardare oltre l’inizio di un percorso che porti ad una legge sul DRS, con ascolto degli stakeholders e una consultazione pubblica della società civile, come è stato fatto dai 16 Paesi Membri che hanno già in vigore tale sistema.

Per meno rifiuti nell’ambiente serve chiudere il rubinetto della dispersione

Negli ultimi anni è aumentata l’attenzione per i rifiuti dispersi nell’ambiente e il loro impatto sugli ambienti urbani e naturali e anche in Italia dove esiste un grosso problema di dispersione dei rifiuti che causa inquinamento ambientale e costi per le comunità. anche in Italia dove si stima che oltre 7 miliardi di contenitori sfuggano al riciclo.

Numerosissime associazioni e cittadini organizzano operazioni di pulizia del littering nelle città o sulle spiagge, i cosiddetti cleanup. Ma dopo poco tempo, le strade e i giardini, le spiagge e le rive dei fiumi, sono nuovamente ricoperte di rifiuti.

Testimonianze e immagini di queste situazioni vengono spesso postate sui social da cittadini o da associazioni e movimenti che organizzano regolarmente cleanup in aree urbane e naturali, un campo di attività dove il lavoro non manca mai.

Se da un lato queste azioni di raccolta e rimozione dei rifiuti hanno un contributo positivo e importante sull’ambiente, ripristinando temporaneamente l’amenità dei luoghi e costituendo dunque un argine ad ulteriori degradi, tuttavia non rappresentano una soluzione permanente al problema dell’abbandono dei rifiuti, un fenomeno in continua ascesa che nel nostro paese non viene stimato nei suoi molteplici impatti negativi sull’ambiente, sulla fauna e sull’economia di interi settori come turismo, pesca, agricoltura e allevamento. ” Afferma Silvia Ricci, Coordinamento operativo della Campagna “A Buon Rendere”.

“Senza parlare dell’impatto sugli Enti Locali sui quali, ad oggi, ricadono al 100% tutti i costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti indifferenziati e di quelli dispersi sul territorio. Parliamo quindi dei costi dovuti alla rimozione del cosiddetto littering (i rifiuti dispersi) nelle zone urbane o comunque di pertinenza comunale, di svuotamento dei cestini stradali (spesso stracolmi di contenitori per bevande oltre che da rifiuti da asporto ) che finiscono tutti a smaltimento in inceneritori e discariche.” Conclude Ricci.

Raccogliere i rifiuti va bene ma serve fare luce sulle responsabilità dell’industria

Paradossalmente, allo stato delle cose, un’azione a difesa dell’ambiente come liberare i territori dai rifiuti (per smaltirli a spese dei Comuni e dei contribuenti) può avere come effetto indesiderato quello di venire usata dai produttori degli imballaggi dispersi per avvalorare la narrativa secondo la quale gli unici soggetti responsabili del littering sarebbero i cittadini “incivili”, un déjà vu.

L’introduzione di attività di Brand Audit (classificazione per marchio) dei materiali rinvenuti serve proprio a rimettere in carreggiata la giusta narrazione del problema: segnalare ai produttori che sono loro i responsabili della immissione sul mercato di imballaggi facilmente inclini alla dispersione, e sollecitarne la adesione ad una campagna per la introduzione del deposito cauzionale, che farebbe sostanzialmente sparire la dispersione di tutti i materiali coperti da DRS. E questo, sarebbe un valore aggiunto immenso delle attività di cleanup, connettendole alla capacità di proporre soluzioni efficaci e permanenti al problema.
L’abbandono dei rifiuti è un fenomeno in continua ascesa, in misura proporzionale alla crescita del ricorso al monouso; il problema, è che in Italia non viene misurato nelle sue caratteristiche e ordini di grandezza per poterne stimare gli impatti economici negativi correlati sui diversi settori, e soprattutto sul bilancio degli Enti locali, come accennato prima.

A questa analisi andrebbe aggiunto quanto ci costa il mancato riciclo di materiali preziosi contenuti in quei 7 miliardi di contenitori che oggi sfuggono al riciclo, in un Paese povero di materie prime, e quindi dipendente dalle importazioni come l’Italia.
Nonostante il tema delle miniere urbane e delle materie prime seconde che la raccolta differenziata potrebbe offrire venga spesso riproposto dalla narrativa istituzionale come una soluzione a portata di mano, nella realtà dei fatti abbiamo grossi problemi sia con la qualità dei materiali raccolti – che non presenta miglioramenti – che con un’intercettazione non ottimale per i contenitori per bevande.
Basta guardare ai cestini, bidoni e cassonetti urbani, per rendersi conto che, dopo 25 anni, il sistema attuale deve essere migliorato e aggiornato alla nuova realtà dei consumi che ha visto aumentare negli ultimi anni sia il delivery che il consumo on-the-go.

Enzo Favoino – Coordinamento Scientifico Campagna “A Buon Rendere”, ha dichiarato:
L’unico strumento che ha dimostrato di poter ridurre notevolmente la presenza dei contenitori per bevande nel littering” è proprio la presenza di un sistema di deposito cauzionale. A garantire tassi di raccolta, che arrivano anche al 98%, è proprio l’incentivo monetario del deposito che viene riscattato solamente restituendo il contenitore. E questo, oltre a garantirne la immissione nei percorsi del riciclo (es. per plastica e lattine) o riuso (per i materiali vocati, come il vetro), massimizzando la circolarità nell’uso delle risorse, è anche un potente strumento per prevenirne la dispersione nell’ambiente, come ci dicono le evidenze da tutti i Paesi (ormai, la maggioranza in UE) in cui tale strumento è già stato adottato”.

ABR RADAR IN PILLOLE

  • La WebApp ABR Radar è stata pensata come uno strumento di partecipazione attiva e di citizen science per accendere i riflettori sul fenomeno della dispersione dei rifiuti, fenomeno in continua crescita un po’ in tutti i paesi e purtroppo anche in Italia. Per sviluppare soluzioni ai problemi bisogna prima analizzarli nel dettaglio, e per “misurarli” servono dati. Dove non si sono ancora attivati i governi attraverso ministeri o agenzie ambientali ecco che possono inserirsi cittadini, movimenti non strutturati e Ong, come è avvenuto nel caso olandese con i rilevamenti puntuali del littering dell’attivista Dirk Groot alias Zwerfinator;
  • Con l’aiuto dei cittadini possiamo creare una base dati su quali tipi di contenitori e marche si trovano più dispersi in contesti urbani e naturali per successive elaborazioni dati e creazione di grafici e classifiche utili a raccontare il problema e a proporre soluzioni. Scopo del progetto è fornire una panoramica di quello che si può trovare disperso nell’ambiente o sprecato nei cestini stradali nei contesti urbani dei piccoli e grandi Comuni e naturali;
  • In questo modo l’impegno a livello nazionale e locale di singoli, associazioni e soggetti di altra natura che aderiscono alla campagna – o ne condividono gli obiettivi – si rafforzano a vicenda per dimostrare che l’Italia ha un evidente problema di littering da contenitori di bevande. Nonostante questa situazione venga da ignorata a smentita o minimizzata da alcuni soggetti che si oppongono all’implementazione di un sistema cauzionali in Italia.



Per maggiori informazioni vai alla pagina dell’iniziativa e alle FAQ.


-Leggi i risultati dello studio pubblicato dalla nostra campagna sui costi e benefici derivanti da un’introduzione del sistema: “Sistema di deposito cauzionale: quali vantaggi per l’Italia e il riciclo”

Per leggere la storia dei sistemi cauzionali leggi: Dal vuoto a rendere delle bottiglie in vetro ai sistemi di deposito cauzionale


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